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Notizie Varie

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Un reparto per trattamenti riabilitativi di pazienti Covid-19


 corona

 
Quindici nuovi posti letto per pazienti positivi, che hanno superato la fase acuta del covid19 e che devo sottoporsi a trattamenti riabilitativi prima di essere dimessi dall’ospedale.
Da lunedì a Piacenza nasce un nuovo reparto dedicato al coronavirus: il servizio utilizzerà gli spazi al terzo piano (blocco A) del polichirurgico, tradizionalmente  dalla Neurologia. Il personale in servizio sarà quello dell’equipe di Medicina riabilitativa intensiva, diretta dal dottor Gianfranco Lamberti, che si sposta dall’Unità spinale di Villanova per contribuire a fronteggiare l’emergenza in corso.
“Abbiamo deciso di sospendere temporaneamente le attività di quel reparto. È una misura straordinaria, di cui ho subito informato il sindaco Romano Freddi, che abbiamo dovuto assumere – commenta il direttore generale Ausl Luca Baldino – per rinforzare i servizi in ospedale dedicati ai pazienti positivi al covid”.
Per i ricoverati a Villanova il personale sanitario sta cercando soluzioni il più possibile personalizzate e adatte ai bisogni riabilitativi della persona. Alcuni dei pazienti dell’Unità spinale saranno dimessi e torneranno nelle loro case. Altri saranno trasferiti in strutture di riabilitazione.
Il nuovo servizio di Riabilitazione in ospedale sarà un punto di riferimento importante anche per tutti gli altri reparti dedicati all’assistenza dei malati covid19: “Fisioterapisti e medici fisiatri potranno fornire consulenze per tutti quei pazienti che, una volta superata la fase più acuta della malattia, potranno cominciare ad alzarsi dal letto e a recuperare progressivamente autonomia di movimento prima della dimissione”.

Pubblicato il 27 marzo 2020

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È attivo il nuovo numero verde dell'Avo

maniavo

ll Presidente Nazionale FederAvo Onlus Massimo Silumbra rende noto che è attivo il nuovo NUMERO VERDE AVO 800 300 869 al quale possono rivolgersi i volontari costretti in isolamento forzato, le direzioni sanitarie che non riescono più a contattarci e magari hanno richieste o proposte da rivolgerci, gli anziani segregati nelle case di riposo o chiusi nelle loro case, i  famigliari dei pazienti ricoverati e da ultimo i cittadini che mossi da questa emergenza stanno meditando di avvicinarsi al mondo del volontariato sanitario.
Il servizio, gratuito per chi chiama, è attivo dal lunedì al sabato dalle ore 9 alle 20.
L’AVO è presente in Italia da 45 anni con oltre 23.000 volontari attivi che prestano ogni anno più di 3.500.000 ore di servizio totalmente gratuito accanto agli ammalati soli ricoverati in tutti i reparti degli ospedali italiani, agli anziani nelle case di riposo e nelle RSA, ai malati e ai loro famigliari presenti negli Hospice o nelle strutture psichiatriche e anche prestando quotidianamente assistenza domiciliare accanto alle persone sole, fragili, abbandonate. E' un’associazione laica, apolitica e aconfessionale i cui volontari operano in forma organizzata e previa costante e continua formazione per combattere la solitudine ed offrire supporto morale e psicologico, gesti di condivisione e vicinanza, capacità di ascolto e di stare accanto, anche solo con un sorriso o una mano stretta in un gesto di conforto silenzioso. Il nostro verbo è “l’esserci”  e non il “fare”; il nostro è un impegno costante nel tempo e definito nei ruoli in base alle convenzioni che vengono stipulate con le strutture nelle quali operiamo, con le ASL e le Direzioni Sanitarie, per disciplinare tempi e modi del nostro servizio, sempre complementare e mai sostitutivo di quello prettamente medico-sanitario.
I nostri valori sono quelli della reciprocità e della responsabilità: in questa emergenza sanitaria siamo stati i primi a sospendere il servizio per non correre il rischio di nuocere ai nostri assistiti. Tuttavia non siamo spariti, ma anzi si stanno moltiplicando in tutta Italia servizi alternativi a supporto degli anziani e degli ammalati che vedono le nostre AVO in prima linea per continuare a dare conforto, aiuto  e senso di vicinanza.
E' questo il momento di cercare di dare se non certezze sul nostro futuro, cosa impossibile, almeno segnali di vita, presenza e speranza.
La Segreteria è a disposizione per fornire ogni delucidazione (segreteria [AT] federavo [DOT] it).

Pubblicato il 27 marzo 2020

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«Aiuto alla Chiesa che soffre»: ricordiamo i sacerdoti morti per coronavirus

prega

Il coronavirus si è purtroppo portato via numerosi sacerdoti italiani, rimasti accanto al loro gregge fino alla fine. Per ricordarli possiamo pregare e far celebrare messe in loro suffragio dai loro confratelli della Chiesa perseguitata.
Da sempre Aiuto alla Chiesa che Soffre permette ai propri benefattori di far celebrare delle messe secondo le loro intenzioni da parte dei sacerdoti della Chiesa povera e perseguitata. «In un momento tanto drammatico quale quello che stiamo vivendo – afferma il direttore di ACS Alessandro Monteduro – ciò che più ci unisce è la preghiera. Ed è per questo che invitiamo i nostri benefattori a ricordare i tanti sacerdoti purtroppo morti in questi giorni, aiutando al tempo stesso i loro confratelli perseguitati».
Un invito a sostenere questa particolare tipologia di progetti giunge dalla martoriata Nigeria, dove nell’ultimo decennio migliaia di cristiani sono stati uccisi in odio alla fede. A scrivere ai benefattori della Fondazione è monsignor Matthew Man-oso Ndagoso, arcivescovo di Kaduna, provincia ecclesiastica situata nel nord-ovest della Nigeria.  In quest’area, spiega monsignor Ndagoso - «vi è una sistematica persecuzione dei cristiani» e «siamo obiettivo di un numero crescente di attacchi compiuti da Boko Haram e da altri gruppi fondamentalisti».
Il presule ricorda in particolare uno dei tragici attacchi anticristiani che di recente hanno colpito la sua diocesi. Si tratta del rapimento di quattro seminaristi del Seminario maggiore del Buon Pastore di Kaduna, sequestrati nel gennaio scorso. Tre di loro sono stati rilasciati, mentre il quarto, Michael di appena 18 anni, è stato ucciso. «Celebrare il suo funerale è stato un dolore immenso», afferma l’arcivescovo di Kaduna, notando come in alcune aree della Nigeria «essere o voler diventare sacerdote significa mettere a rischio la propria vita».
Ecco perché sostenere i sacerdoti attraverso la celebrazione di Sante Messe secondo le proprie intenzioni, «è oggi più essenziale che mai, anche per consentir loro di sostenere i fedeli, su cui grava il peso della povertà ma ancor di più quello dell’ingiustizia e della persecuzione».
Come nota inoltre Monteduro, il sostegno ai sacerdoti non è essenziale soltanto in Nigeria, ma anche in numerosi Paesi, tra cui la Siria, il Niger, il Burkina Faso, l'Iraq, il Venezuela. «È sorprendente vedere come in questi giorni tanto difficili per l’Italia – continua il direttore di ACS – i cristiani perseguitati preghino per noi, nonostante le difficoltà che da sempre sono costretti ad affrontare quotidianamente. Motivo in più per non dimenticarli, neanche in un momento tanto drammatico come questo».
Lo scorso anno sono stati 40.569 - uno ogni 10 nel mondo - i sacerdoti che hanno celebrato messe secondo le intenzioni dei benefattori di ACS, usufruendo così di un sostegno indispensabile in Paesi in cui i fedeli non hanno mezzi per aiutare la Chiesa e sono essi stessi dipendenti dal supporto ricevuto dai sacerdoti. Le Sante Messe celebrate secondo le intenzioni dei Benefattori ACS in tutto il mondo sono state 1.421.001, una 22 ogni secondi.

Pubblicato il 25 marzo 2020

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15 ventilatori polmonari donati dalla Banca di Piacenza

 ambulanze

La Banca di Piacenza destinerà all’Ospedale e alle autoambulanze di Piacenza 15 ventilatori polmonari. Gli stessi si aggiungeranno agli altri 15, pure destinati all’Ospedale e alle autoambulanze di Piacenza da Crédit Agricole Italia, Fondazione Cariparma e Fondazione di Piacenza e Vigevano insieme.
Sono così 30 i ventilatori polmonari acquistati per l’emergenza del virus Corona dal settore bancario o ex bancario, ai quali deve aggiungersi anche materiale per 20.000 Euro donato alla CRI da Unicredit ed un’automobile di pari valore per raggiungere persone disagiate e recare aiuto pure donata alla Croce Rossa dalla Banca di Piacenza.
“Siamo vicini alla comunità piacentina - dice una nota dell’Istituto di credito di via Mazzini - in tutte le possibili forme consentite, così come si addice ad una banca di territorio, l’unica rimasta. Alla sospensione fino a 12 mesi del rimborso dei mutui, sia mutui casa che finanziamenti alle imprese (questo anche su richiesta inoltrata alla Banca via pec, come per primi abbiamo fatto, anche rispetto alle banche nazionali, che ora fanno seguito) abbiamo da tempo aggiunto una procedura veloce di concessione di liquidità ad imprese e famiglie che ne necessitano. Le attrezzature fornite all’ASL di Piacenza ed alla Croce Rossa si inseriscono in una tradizione di vicinanza al territorio che dura da più di 80 anni e che non è mai venuta meno, in nessuna delle contingenze avverse che si sono via via dovute affrontare da parte della nostra gente”.
La Banca ricorda, nella sua nota, che per tutti (Soci, Clienti e non Clienti) è disponibile il numero verde 800 195 122 che fornisce, in orario d’ufficio, ogni informazione a riguardo della persistenza dell’attività della Banca (per quanto consentito dalle vigenti disposizioni igienico-sanitarie) anche in zona rossa com’è la nostra, anche a mezzo di 76 apparecchi bancomat, di continuo ricaricati e presenti anche in zone altrimenti carenti di ogni servizio bancario. La Banca si sta anche adoperando per anticipare il pagamento delle pensioni, assumendo a proprio carico i costi relativi.

Pubblicato il 26 marzo 2020

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Disabilità: appello delle associazioni piacentine

disa

Certificazioni, limitazioni, distanziamento sociale, attività chiuse: per le famiglie con ragazzi con disabilità intellettive e con disturbi dello spettro autistico le misure messe in campo per contrastare l'emergenza coronavirus hanno un impatto ancora più forte.
Si trovano infatti a dover rinunciare sia ai servizi socio assistenziali sia ad abitudini consolidate, che scandiscono il tempo e danno sollievo alle famiglie.

Le associazioni Afagis, Angsa Piacenza, As.So.Fa, Fondazione Pia Pozzoli e Piacenza In Blu-Aps, hanno così deciso di scrivere alle autorità piacentine e all’Ausl, chiedendo che siano previste deroghe alle direttive ministeriali per il contenimento del Covid 19.

“Siamo in costante contatto con il dottor Corrado Cappa, direttore dell’unità operativa della psichiatria di collegamento dell’Ausl – spiega Lucia Cervato di Angsa Piacenza -, per chiedere che ci venga data la possibilità di uscire, con i nostri ragazzi, con un permesso equiparato a quelli di carattere sanitario”.

"Le famiglie delle associazioni firmatarie sono oltremodo consapevoli e condividono l’importanza di ottemperare a tutte le misure di sicurezza promulgate - si legge nella richiesta -. Il blocco dei servizi e delle routine di questi ragazzi costituisce però un trauma spesso difficile da spiegare e far comprendere e gestire nelle esclusive mura domestiche, specie per chi ha problemi di iperatttività".
"Muniti di certificazione 104 - scrivono le associazioni - si chiede dunque di consentire questa flessibilità che si garantisce di voler utilizzare responsabilmente solo in caso di bisogno ed in zone e aree opportunamente distanziati da altre persone".

“Alcuni genitori vorrebbero che fosse prevista la possibilità – afferma Lucia Cervato – di poter mandare i ragazzi, ovviamente individualmente e con un operatore, nei centri diurni, ora chiusi, oppure che sia prevista la possibilità di avere un educatore domiciliare due ore alla settimana”.

Pubblicato il 26 marzo 2020

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