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Fidiamoci di Dio, come Giuseppe

Rosario

Giuseppe è ritenuto uomo giusto che non vuole rifiutare Maria, ma accetta di trovarsi davanti alla gravidanza misteriosa della donna che ama.
Tra sé e sé Giuseppe, come Abramo, cerca di risolvere una situazione penosa: Abramo mette in discussione la condizione di sterilità della moglie per avere un figlio, Giuseppe invece interpella la colpa di Maria e ancora di più l’amaro in bocca di sentirsi ferito, tradito nella fiducia.
Tante volte cerchiamo soluzioni ai nostri problemi, invochiamo ciò che ci sembra giusto fino a perdere il sonno, voltandoci e rivolandoci nel letto.
Giuseppe invece dorme e nel sonno riceve la risposta.
La sua soluzione non aveva escluso del tutto la possibilità dell’intervento di Dio e, infatti, egli riceve richiesta di un atto di fede e di amore assoluto, perché quel figlio in arrivo è davvero opera dello Spirito Santo.
Giuseppe è un uomo e gli ci vuole tanta fede per credere a ciò che non era mai accaduto prima.
Se non c’è un cuore depositato nella preghiera in un rapporto costante con Dio, è improponibile accogliere una tale richiesta.
Quando pretendiamo di trovare una soluzione senza contemplare la possibile intromissione di Cristo, ci ritroviamo svuotati. La preghiera invece è la nostra arma più potente.
I cristiani devono ritrovare la forza di appoggiarsi a chi può dar loro una mano e di obbedire senza tentennare.

 

A Giuseppe non è stato garantito nulla, gli è solo stato chiesto un “Sì”.
Sul futuro di quel bambino non è stato fatto cenno, ma l’obbedienza a Cristo fa miracoli, perché si appoggia sull’amore che al cuore si affida.
Giuseppe ha permesso a Dio di essere Dio e di guidare il destino dell’umanità, rendendo la sua vocazione integerrima.
Ci interroghiamo sempre sulla nostra missione nella vita, ma quando si sceglie il Signore, si è già scelto la propria vocazione e sarà facile allora seguire la modalità che ci verrà chiaramente esplicitata.
Giuseppe è davvero un uomo giusto, ma per essere santi non basta essere solo giusti, bisogna superare la giustizia ed entrare nel territorio più esigente della fiducia in Dio, non nel semplice buon senso o buon cuore.
Un sogno ribalta ogni cosa nella vita di Giuseppe, dettaglio che fa rimanere di stucco, perché se a Maria è riservato l’incontro con un angelo, a Giuseppe tocca solo la “normale” esperienza di una visione.
Giuseppe si assume la responsabilità di ciò che gli è capitato e comincia a seguire ciò che sente essere vero nonostante tutto e tutti.
Destatosi dal sonno, fa come l’angelo del Signore gli aveva comandato e prende con sé sua moglie mettendo da parte l’orgoglio ferito.

Noi crediamo che Dio ci accompagni sempre nel nostro pellegrinaggio terreno, ma ci sono dei momenti, delle svolte della nostra vita, in cui questo si fa più tangibile, in cui qualcosa di misterioso e incredibile accade e sconvolge il corso ordinario e tranquillo delle nostre esistenze.
Scopriremo allora che a camminare siamo in tre: noi, l’altro e in mezzo il Dio con noi, l’Emmanuele.

Estratto dalla Lectio mattutina
di madre Maria Emmanuel Corradini,
abbadessa del Monastero benedettino di San Raimondo,
del 18 dicembre 2020, Vangelo secondo Matteo 1,18-24

Pubblicato il 22 dicembre 2020

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