Don Beotti beato: un innamorato della fraternità universale
Sarà il 20 luglio, giorno del martirio, il giorno della memoria liturgica del nuovo beato don Giuseppe Beotti.
A un anno dalla canonizzazione di Scalabrini, la Chiesa di Piacenza-Bobbio è di nuovo in festa. Una festa speciale, perché a salire agli onori degli altari è un sacerdote che si è formato nel nostro Seminario ed ha vissuto vicino a noi, tra la comunità d'origine di Gragnano, dove ha maturato la sua vocazione - forse sull'esempio del parroco don Emannuelli -, quella di Borgonovo dove ha speso i primi quindici mesi di sacerdozio, nel 1938-1939, e infine Sidolo di Bardi, dove è stato nominato parroco nel gennaio del 1940 e dove ha donato la vita pur di non abbandonare la sua gente nell'infuriare della rappresaglia tedesca.
In prima fila il cugino don Olimpio, 103 anni
La memoria di don Beotti è ancora forte e l'ha dimostrato la partecipazione di tanti alla messa con il rito di beatificazione in Cattedrale, questo pomeriggio, presieduto dal cardinal Marcello Semeraro, prefetto della COngregazione della Causa dei Santi, e concelebrata dal vescovo mons. Adriano Cevolotto e dal vescovo emerito mons. Gianni Ambrosio. Tra le autorità, la presidente della Provincia Monica Patelli, la sindaca di Piacenza Katia Tarasconi e quella di Gragnano Patrizia Calza, oltre al rappresentante del comune di Bardi e di Borgonovo.
In primissima fila, a svelare simbolicamente il dipinto del nuovo beato al termine della lettura della Lettera apostolica con cui don Beotti è stato proclamato beato, don Olimpio Bongiorni, 103 anni, che di don Giuseppe era il cugino e che proprio sulla spinta della sua testimonianza è entrato in Seminario. Significativa anche la scelta di affidare a quattro tra i sacerdoti di più recente ordinazione - don Simone Tosetti, don Giuseppe Porcari, don Omar Bonini e don Roberto Ponzini - il compito di trasportare, in processione, l'urna con le reliquie del beato, realizzata dall'artista Mario Branca, deposte sotto la sua immagine e poi incensate e venerate dal cardinal Semeraro. Ha animato la celebrazione, coordinata dal cerimoniere vescovile Dario Carini, il coro della Cattedrale diretto da Matteo Cè ed Elisa Dal Corso.
Innamorato della fraternità universale
Al centro della celebrazione, il brano evangelico del Buon Pastore, lo stesso della messa d’ingresso di don Beotti da parroco di Sidolo, il 21 gennaio 1940, colui che «non dà solo il pascolo al suo gregge, ma offre se stesso come cibo», ha richiamato il cardinal Marcello Semeraro nell’omelia, che ha treatteggiato il profilo di don Beotti come «innamorato della fraternità universale».
"Fraternitas amor in domo mea semper": la frase che fece scrivere sulla canonica era infatti un manifesto programmatico. Il porporato ha citato diverse testimonianze raccolte per la positio: molti di don Giuseppe dicevano che aveva le tasche buche, perché ai poveri dava tutto. Del resto, come ha ricordato anche il postulatore don Massimo Cassola, don Beotti aveva conosciuto in famiglia la povertà e non aveva esitato ad allungare lui stesso la mano tra le famiglie del vicinato per raccogliere aiuti, così da sollevare un po' il magro bilancio familiare dalla sua retta annunale per il Seminario. Eppure, citiamo ancora l'omelia del cardinal Semeraro, ha saputo «trasformare la sua povertà in ricchezza di dono, specialmente per chi alla povertà univa altri gravi disagi» (qui il testo completo).
L'alpino incontrato sul treno per Parma e l'analogia con i coniugi Ulma
Emblematico l’aneddoto svelato dal cardinale, raccolto nei documenti del processo: dopo l’8 settembre 1943, sul treno Piacenza-Parma, per aiutare un soldato, ancora in divisa da alpino, approfittando della talare gli cedette i pantaloni e scambiò le scarpe, tornando a Sidolo con gli scarponi militari. Il suo atto più eroico fu però la carità pastorale verso gli ebrei, molti provenienti dall’ex Jugoslavia. Ne accolse un centinaio, aiutandoli a fuggire in Svizzera. Per i nazisti, un crimine punibile con la morte, come dimostra la vicenda degli sposi polacchi Josef e Wiktoria Ulma, uccisi il 24 marzo 1944 con gli otto ebrei che avevano ospitato e con i loro sette bambini e proclamati beati il 10 settembre. «Dopo venti giorni – ha sottolineato il cardinal Semeraro – ecco che la Chiesa ha un altro beato che ha praticato l’ospitalità ed ha aiutato chi era maltrattato, quasi che fosse suo compagno di patimenti».
Domani l'urna nella chiesa di Gragnano
Domani l'urna con le reliquie di don Beotti sarà portata nella chiesa di Gragnano: la celebrazione, presieduta dal vescovo mons. Cevolotto, avrà inizio alle ore 15.30 in piazza della Pace; seguirà la processione fino al sagrato della chiesa dove si svolgerà la messa.
Reliquie del beato sono state consegnate anche ai moderatori delle 38 Comunità pastorali della diocesi: un invito a custodire, ma soprattutto a vivere, quella carità e quell'ospitalità nel nome di Cristo vissuta da don Beotti.
Pubblicato il 30 settembre
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