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#iorestoacasa. Ma chi una casa non ce l'ha?

Mario Idda, direttore della Caritas diocesana, spiega come ci si muove per aiutare tutti

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In questi giorni di emergenza coronavirus, le misure restrittive ci chiedono di restare chiusi nelle nostre case quanto più possibile, molti si sono quindi chiesti che impatto hanno avuto queste norme sulla vita di chi è senza fissa dimora o comunque necessita di assistenza in vari ambiti.
Mario Idda, direttore della Caritas diocesana, spiega come ci si è organizzati per far fronte a questa situazione eccezionale: “Attualmente il servizio mensa funziona in questo modo: tutti i giorni, a mezzogiorno, forniamo una borsa contenente due pasti completi, pranzo e cena, a circa un centinaio di persone. La consegna avviene direttamente in strada, così da evitare gli assembramenti”.
Da sabato 14 marzo questo servizio è stato spostato da via San Vincenzo al Centro “Il Samaritano” di via Giordani in quanto gli spazi sono più ampi.
“Per facilitare ulteriormente il mantenimento delle distanze di sicurezza - dice - abbiamo anche allestito, a terra e sul marciapiede, un apposito percorso, dove gli utenti vengono indirizzati anche grazie al supporto degli agenti della Polizia locale”.

Il direttore della Caritas racconta anche la doverosa attenzione che c’è stata nel tutelare salute e sicurezza dei volontari “che sono tanti e in molti casi anziani. Non ce la siamo sentita di convocarli e metterli in una situazione di potenziale rischio per la loro salute e per quella degli altri. Per la preparazione del cibo abbiamo quindi deciso di affidarci a un’azienda di servizi: attualmente è questa la soluzione più sicura per tutti”.

Un’altra questione che ha richiesto decisioni tempestive è stata quella dell’accoglienza.
Le due strutture che solitamente offrono riparo a chi è senza casa, una presso la sede di Caritas in via Giordani 21 e una per l’”emergenza freddo” nei locali della Sacra Famiglia, sono state liberate per evitare possibili contagi, anche se “per fortuna nessun ospite ha mostrato sintomi".
"Non potevamo tenere cinque o sei persone nella stessa camera - spiega il direttore Idda - , data la situazione in cui ci troviamo. Abbiamo quindi trasferito gli utenti, in tutto 14 persone, in appartamento, ognuno con la propria stanza”.

Il direttore della Caritas conclude con parole di riconoscenza e gratitudine rivolte ai volontari e agli operatori: “Solo grazie alla loro generosità e al loro cuore siamo riusciti a dare un aiuto a chi si trova in difficoltà. Sono giorni duri anche per noi, come per tutti quanti. Ci troviamo con un organico ridotto: abbiamo avuto alcuni casi di contagio, altre persone sono in quarantena... Io stesso ho avuto alcuni sintomi, ma adesso sto meglio. Gli operatori sono costantemente sotto pressione: si cerca di fare sempre attenzione, siamo in contatto quotidiano con le istituzioni per essere certi di muoverci nel modo giusto, è chiaro che quando si è di meno è ancora più complicato".
"Ai piacentini, da sempre molto sensibili verso il mondo Caritas e di cui anche in questo momento sentiamo la vicinanza - conclude Idda -, chiediamo solo di continuare a sostenerci con la preghiera”.

Laura Parmeggiani

Pubblicato il 16 marzo 2020

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