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Vivere il Natale facendo posto all’altro

Cevolotto copia

Dovremmo imparare qualcosa dall’evento di ogni nascita: quando il bambino decide di nascere non aspetta che ci siano le condizioni ottimali. Lui viene al mondo. La sorpresa del Natale sta nel fatto che esso avviene nonostante «per loro non ci fosse posto”.
Non siamo noi a trattenere, accelerare o condizionare la venuta di Gesù. È la vittoria della forza esplosiva dell’amore di Dio. Ma è anche la rivelazione del compito materno: il dono della vita che una donna porta in sé non lo può trattenere in sé e per sé. Il figlio perché abbia vita deve essere dato. Dato alla luce. Consegnato al mondo. E da quel momento il figlio è consegnato a tutti. Solo così può vivere.

È questo il cuore del Natale. È questo il cuore del farsi carne del Verbo di Dio.
Eppure non possiamo trascurare quella frase di commento al luogo della sua nascita: nasce in un ricovero per animali perché “per loro non c’era posto nell’alloggio”. Inquietano queste parole quando ne vediamo le conseguenze. Dovrebbero inquietarci maggiormente quando escono dalle nostre labbra: “non c’è posto per te, per voi!”. Un missionario in viaggio con l’auto nella foresta del Camerum ormai sovraccarica di persone raccolte lungo la strada, da un anziano, con il quale si era scusato perché l’auto non aveva posto per lui, si è sentito dire: “perché non c’è posto nel tuo cuore, non c’è posto nella tua auto”. Raccontava il missionario: non so come, ma c’è entrato anche lui!

Ci sono tanti modi, più o meno eleganti, di pronunciare queste parole ma in ogni caso attingono da un cuore occupato e preoccupato per altro. Occupato di sé. Tra di noi sacerdoti c’è una regola (non scritta): vuoi trovare un aiuto? Chiedilo a chi è già impegnato ad aiutare altri, troverà tempo e spazio per rispondere anche alla tua richiesta.
Non di rado riusciamo a parcheggiare fuori della porta del nostro cuore le situazioni più drammatiche. In un tentativo di anestetizzarle. Penso in questi giorni, ad esempio, al conflitto in Ucraina e alle altre decine di situazioni di guerra e di ingiustizia scomparse dal nostro interesse (Iran, Afganistan, Hong Kong, Eritrea e Tigrai…). Noi ci possiamo permettere di decidere di non pensare al dramma e al dolore di tante persone (diciamo per giustificarci: in questi giorni, almeno a Natale). A differenza di chi è condannato a starci. Senza possibilità di scelta.

Gesù, nascendo dove trova posto, ci conduce ai luoghi dove l’umano è sanzionato dall’ingiustizia e dall’indifferenza. Queste situazioni si moltiplicano ogni volta che ripetiamo: Non c’è posto! Proprio con il suo Natale Gesù rende ogni luogo umano, soprattutto il più marginale, luogo di amore e per questo luogo di vita.

Auguriamoci un Buon Natale. Perché sia bandito dalle nostre labbra quel triste “non c’è posto!”, grazie ad un cuore dilatato dalla contemplazione dell’Amore raccolto nel bambino a Natale. Dico, diciamo a chi non si sente nel cuore di nessuno: c’è posto nel cuore di Dio e perciò c’è posto anche nel mio, nel nostro cuore.


Buon Natale!
Mons. Adriano Cevolotto
Vescovo di Piacenza-Bobbio

Nella foto di Carlo Pagani, il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

Pubblicato il 23 dicembre 2022

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