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Giovani, il Cammino ora continua a casa

gruppo davanti cattedrale santiago

Centoventi chilometri a piedi, da Sarria a Santiago de Compostela, alla riscoperta della fraternità attraverso la figura biblica di Giuseppe, figlio di Giacobbe: è terminata ieri a Finisterre l’esperienza che hanno vissuto 80 giovani della diocesi di Piacenza-Bobbio con il vescovo mons. Adriano Cevolotto. Ad accompagnare il gruppo nella proposta organizzata dalla Pastorale giovanile e vocazionale diocesana guidata da don Alessandro Mazzoni e Dario Carini, c'erano anche don Giuseppe Porcari, vicario parrocchiale a Borgonovo, don Paolo Capra, vicario parrocchiale a Fiorenzuola e suor Gil da Silva della comunità delle Suore Benedettine della Divina Provvidenza di Castel San Giovanni. I giovani provengono dalle parrocchie di Fiorenzuola, Podenzano, Carpaneto, Bedonia, Borgo val di Taro, Caorso, Compiano, Cortemaggiore, Sant’Anna, Castel San Giovanni, Santissima Trinità, Pontenure, Preziossimo Sangue, San Giorgio, San Giuseppe operaio, San Polo, San Sisto, San Vittore, San Giovanni e Santa Brigida, Santa Teresa, Vigolzone.

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Uno "stile" contagioso di fraternità

La figura di Giuseppe è indicata anche nel Codice Calestino, il documento per eccellenza dedicato al culto jacobeo e alle esperienze dei pellegrini del passato.
Una scelta non casuale. "Nei secoli in cui la Spagna era disgregata, è stata la condivisione del cammino sulla tomba di San Giacomo da parte di tantissime persone ad aprire la strada al ritrovamento di una identità comune – osserva don Alessandro Mazzoni –. Anche il periodo storico che stiamo vivendo, con il lungo forzato distanziamento dovuto alla pandemia, rischia di essere segnato più dalla paura dell’altro che dal desiderio di incontrarlo, più dall’individualismo che dal sentirsi fratelli".
Ma come si fa ad alimentare la fraternità tra giovani di tante parrocchie che per lo più non si sono mai incontrati prima? "Abbiamo creato sei gruppi, che abbiamo chiamato «famiglie», per amalgamare i partecipanti negli incontri e durante i pasti – illustra don Alessandro –. E sono state offerte attività che aiutassero a conoscersi: si è camminato a due a due, con l’invito a confrontarsi sulle proprie fragilità, si è proposto di affiancarsi ad altri sulla strada, chiedendo le ragioni per cui erano partiti... Sono uscite storie intense, di dolore e di ricerca, che hanno molto colpito". Ogni giornata iniziava con le Lodi e la meditazione, seguite da oltre un’ora di cammino silenzioso. È una modalità che ha interrogato i molteplici pellegrini in viaggio verso Santiago, suscitando domande, indicando uno stile. La presenza nel gruppo di diversi musicisti – chitarre, violino, tamburo, perfino un sax – ha dato vita ad una sorta di missione popolare spontanea. "Sin dal primo giorno, dopo la messa, ci siamo messi a suonare e cantare in piazza. La gente si fermava, cantava con noi. La cosa si è ripetuta, sulle piattaforme social dei pellegrini ci chiedevano dove ci avrebbero trovati. Concludevamo con la preghiera, coinvolgendo chi era presente", racconta don Mazzoni. "Si è creato un gruppo affiatato e compatto", gli fa eco Dario Carini. L'auspicio, una volta tornati a casa, è che ciascuno porti la ricchezza di questo pellegrinaggio nella propria realtà parrocchiale, preparando in qualche modo il terreno per le iniziative che verranno organizzate dalla Pastorale giovanile e vocazionale durante tutto l'anno.

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Anche per il Vescovo la prima volta verso Santiago de Compostela

Non si è sottratto alle attività nemmeno il vescovo mons. Cevolotto. Per lui – come per la maggioranza dei ragazzi – è stata la prima volta a Santiago. "Da anni desideravo andare, ma non ero mai riuscito. Avevo persino comprato le scarpe, poi un contrattempo mi ha impedito di partire. Le ho sfruttate adesso; le ho lasciate come segno del cammino che abbiamo fatto", secondo un'usanza che accomuna tanti pellegrini nella tappa conclusiva di Finisterre, nei luoghi dove tradizione vuole che sia stato ritrovato il corpo dell'apostolo Giacomo dopo il martirio in Palestina. Mons. Cevolotto non nasconde la sua gratitudine ai ragazzi per aver potuto condividere l'esperienza - "sono venuto con loro, non per loro", puntualizza - e per l'intenso cammino di fede che ha vissuto, con la possibilità di riflettere sul proprio essere discepolo. Quel che desidera, pensando ai volti incontrati e conosciuti in questa settimana di cammino, è che il pellegrinaggio non finisca qui. "Hanno gustato la bellezza di un cammino di fede, si sono lasciati meravigliare dagli incontri e dalla realtà. Spero he continuino a lasciarsi sorprendere, tanto più in un'età che richiede scelte fondamentali in termine di vocazione: è così che il Signore ci parla".

vescovo cevolotto a santiago

«Dio non toglie nulla»


Di sicuro si è sentito interpellare Florenzo Moccia, 27 anni, medico, da neolaureato in prima linea nella battaglia contro il Covid a marzo 2020. "Sono venuto perché mi ha invitato la mia ragazza, forse senza motivazioni così forti - ammette -. Poco a poco attraverso la Parola, i sacramenti, gli altri pellegrini ho vissuto una forte esperienza di incontro con Dio. Mi hanno molto colpito le catechesi di padre Fabio dei guanelliani di Santiago: per chi Giacomo è vissuto? Ma soprattutto, per chi è morto? Don Fabio ci ha ricordato che il Signore non ci toglie nulla, che c’è un bene nascosto anche dentro la sofferenza. Dobbiamo solo saperlo vedere. Torno a casa con questa consapevolezza rinnovata, che potrà essermi di sostegno nella mia vita quotidiana".

Barbara Sartori

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