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Il Vescovo agli adolescenti: «Abbiamo abitato le strade del centro e incuriosito la gente»

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Un appuntamento diocesano quaresimale di preghiera itinerante, quello per gli adolescenti, che si è snodato nel centro storico di Piacenza.
Il momento spirituale si è svolto nella serata del 17 marzo ed ha coinvolto un gruppo nella chiesa di Santa Teresa, sul corso Vittorio Emanuele, con gli adolescenti delle parrocchie di Besenzone, Castel San Giovanni, Santa Franca, Bobbio, San Giorgio, Sacra Famiglia, Nostra Signora di Lourdes e Comunità Pastorale 1 Centro Storico PC; l’altro gruppo, in piazza Sant’Antonino, con le parrocchie di San Lazzaro, Borgonovo, Fiorenzuola, Gragnano, Lugagnano, Podenzano, Santa Brigida e Pianello.
Le riflessioni, nei vari punti del centro storico, si sono soffermate sulla tematica della liberazione con tre episodi evangelici: quello di Lazzaro liberato dalla morte, quello del cieco nato liberato dalla cecità, e quello della Samaritana liberata da una ricerca di felicità che si rivela sterile perché cercata in una farsa dell’amore autentico. Da San Francesco, da piazza Sant’Antonino e da Santa Teresa, si è colto come Gesù, con la sua scelta di andare sulla Croce senza sottrarsi alla prova dei malvagi, crede che l’amore di Dio è più forte della morte.

Stare davanti a Gesù
Nella chiesa di Santa Teresa, don Omar Bonini, ha guidato la preghiera, meditando sull’episodio evangelico della Samaritana, mettendo in evidenza il desiderio, la necessità di sentirsi accolti, amati e liberati come la donna che va al pozzo a dissetarsi.
“L’adolescenza è l’età del vuoto e dei tanti perché”: cosi ha iniziato la sua testimonianza Costanza, una giovane di 25 anni, che ha raccontato la sua vita.
“Oggi mi sento bene - ha continuato - ho un lavoro, un ragazzo, però ho passato momenti difficili come quello della malattia. Due anni fa sono stata in ospedale per una infermità molto grave. In quella situazione, coricata su un letto, non potevo far niente e non avevo niente, ma in quel momento, mi sono sentita maggiormente amata. Pregavo molto e li ho capito, come ha fatto la Samaritana, che davanti a Gesù è l’unico posto in cui mi sento prediletta e veramente bella…”.
Il gruppo si è messo poi in cammino verso sant’Antonino, per le strade del centro storico, dove ha incontrato sulla strada gli altri adolescenti che, a loro volta, si dirigevano verso Santa Teresa.

Canta e cammina
In piazza sant’Antonino il gruppo si è soffermato sull’episodio evangelico della guarigione del cieco nato. Due educatori, in forma teatrale, sul palco nella piazza, hanno impersonificato due frati, coinvolgendo gli adolescenti con una sceneggiatura efficace e piena di ritmo.
“La storia del cieco - hanno recitato gli educatori - ci insegna che, nel momento in cui ci sembra di vedere tutto buio o di non capire nulla, la soluzione è quella di mettersi in cammino verso la piscina di Siloe e permettere alla provvidenza di guarirci. Però ognuno deve mettersi in moto altrimenti il miracolo non avviene. La provvidenza è una piccola luce - hanno continuato i fraticelli - che permette di vedere passo dopo passo”. Ad ogni giovane è stato consegnato un piccolo cero che è stato acceso sulle note della canzone “Canta e cammina”. Gli adolescenti si sono poi recati alla “piscina di Siloe”: degli specchi posti sulla piazza dove poter vedere i propri volti riflessi.

atonino

Credere ai sogni e alle promesse
Poi tutti i gruppi si sono ritrovati in cammino verso la basilica di San Francesco, in piazza Cavalli, per la celebrazione conclusiva presieduta dal vescovo, mons. Adriano Cevolotto, dove c’è stata la riflessione sull’episodio evangelico della resurrezione di Lazzaro.
“I morti risorgono?”: si è interrogato don Paolo Capra che, in dialogo con un giovane, ha guidato la meditazione. “Eppure Lazzaro è vivo, è qui… - ha aggiunto don Capra - pensavo fosse impossibile, come quei sogni che sai non si avvereranno mai. Ma desiderare - ha proseguito il sacerdote - significa andare oltre noi stessi. Vale la pena credere in un Dio che si commuove, che desidera tenerezza, che si lascia amare, e le promesse possono proiettarci all’infinito”.
“Caro amico, cara amica tu mi stai a cuore”: interpretando le parole di Gesù don Paolo si è rivolto ai giovani, rinnovando l’impegno di credere ai sogni e alle promesse…

canta

Mettere a fuoco e custodire le riflessioni
“È stata una serata intensa e molto bella”: con queste parole mons. Adriano Cevolotto ha ringraziato tutti coloro che hanno pensato e organizzato l’evento. “Abbiamo abitato - ha proseguito il Vescovo - dei luoghi molto diversi: la piazza, due chiese, le strade del centro e sicuramente abbiamo incuriosito la gente”. Poi l’invito - da parte del presule - a fare silenzio. “Ciascuno metta a fuoco - ha sottolineato - una cosa, un’immagine, una parola, una scena, una canzone, un nome… Poi chiediamo al Signore che ci aiuti a custodire quello che ha voluto dirci stasera, perché germogli e porti frutto nella Pasqua che sta per arrivare. In parrocchia, nei vostri gruppi - ha concluso mons. Cevolotto - poi potrete riprendere queste riflessioni, confrontandovi su ciò che vi ha maggiormente colpito”.
La coinvolgente serata ha fatto comprendere agli adolescenti il significato della Quaresima come invito a prendere coscienza della situazione di peccato, dei legami di morte che solo il Signore può spezzare. È stato un invito al cammino con gioia e con speranza verso il monte della Croce, credendo che lo Spirito può rigenerare la vita. 

Riccardo Tonna

Pubblicato il 19 marzo 2023

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