Il Vescovo: nell'eucaristia il legame con la comunione vissuta
“Dio si fa davvero cibo e bevanda e continua a offrirsi per nutrire la nostra persona e trasformarla”. Sono le parole del vescovo mons. Adriano Cevolotto nell’omelia della celebrazione nella solennità del Corpus Domini, giovedì 8 giugno in Cattedrale a Piacenza. Il Vescovo ha ricordato che le origini della festa del Corpus Domini (= “Corpo del Signore”) risalgono all’XI secolo, quando Berengario di Tour mise in dubbio la dottrina della transustanziazione, pilastro del Cattolicesimo, secondo cui il pane e il vino, con la consacrazione, si convertono in corpo e sangue di Cristo.
“Il fine della celebrazione eucaristica – ha detto mons. Cevolotto – è l’atto della comunione, mangiare e bere; perciò, non dobbiamo dimenticare, nell’atto dell’eucaristia, che c’è un legame con la comunione vissuta, con la fraternità continuamente restituita nell’eucaristia nonostante la nostra infedeltà e le ferite inferte al corpo di Cristo che, attraverso la Chiesa, è tutta l’umanità”.
Non privatizziamo il rapporto con l’eucaristia
Il Vescovo ha poi avvertito sulla “pericolosità di ogni forma di privatizzazione del nostro rapporto con l’eucaristia”.
“Il devozionismo personalistico rischia di isolare Gesù – ha detto mons. Cevolotto –. Questo non significa, tuttavia, che non ci sia singolarità nella presenza eucaristica, ma non va dissociata dalle altre forme del suo «stare con noi». Siamo tutti un solo corpo: tutti, infatti, partecipiamo all’unico pane, che ci fa un solo corpo, il corpo di Cristo. Il miracolo eucaristico è quello che avviene quando il pane diventa corpo di Cristo e il vino il suo sangue versato”.
“Lo sguardo dei bisognosi ci converte e ci salva”
Al termine della celebrazione, le circa mille persone presenti in Cattedrale – fra cui una folta delegazione di sacerdoti diocesani, diaconi, religiosi, membri di ordini e confraternite, laici – si sono dirette in processione verso il centro Caritas “Il Samaritano” di via Giordani.
“È il luogo in cui si concentra un’abbondante carità e prossimità – ha sottolineato il vescovo mons. Cevolotto – lì si avverte la presenza reale di Gesù. Chi è nel bisogno diventa a sua volta pane che nutre noi, che crediamo di non averne bisogno, di essere sazi: è questa la straordinarietà dell’eucaristia. Lo sguardo dei bisognosi giunge a noi per convertirci e per salvarci. Arriveremo al centro Caritas chiedendo la grazia al Signore di guardare alle nostre fragilità dalla stessa fessura di quel pane spezzato: siamo tutti bisognosi, solo così può avvenire la conversione”.
Francesco Petronzio
Pubblicato il 9 giugno 2023
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