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Il Vescovo alla Pellegrina: «Stare davanti alla croce come Maria»



croce


“Un vecchio e un bambino si preser per mano”: le parole e la musica di Francesco Guccini sono risuonate, il 2 marzo, alla Casa Accoglienza, per persone con HIV/AIDS, “La Pellegrina” di Piacenza, durante la preghiera quaresimale della “Statio” sul tema della cura. Un momento di riflessione, voluto dalla diocesi di Piacenza-Bobbio, ispirato all’antichissima tradizione romana delle stationes quaresimali, nelle quali i fedeli insieme ai pellegrini presenti nella città eterna, si radunavano e facevano sosta – “statio” appunto – presso una delle tante “memorie” dei Martiri, che costituivano le fondamenta della Chiesa di Roma.


Il vecchio parlava e piano piangeva

“A citare Guccini è stata Chiara, una educatrice della struttura, che immedesimandosi nel bambino della canzone, si è sentita accanto al vecchio che contempla i sui ricordi. “Una canzone malinconica - ha aggiunto - dove emergono colori nostalgici e tristi, in cui si vedono anche i lati della croce di Cristo”. Le parole di Guccini proseguono: “Il vecchio parlava e piano piangeva… seguiva il ricordo dei miti passati”. “Sono entrata in questa canzone - ha affermato Chiara - e, come il bambino, sto imparando a conoscere l’altro, ad andare oltre lo stereotipo. Sto vivendo in questo contesto di sofferenza, di malinconia, di rammarico... Mi sento piccola, ma per ascoltare bisogna fermarsi, stare e sostare. “E in questa pianura, fin dove si perde, crescevano gli alberi e tutto era verde”: continua Guccini, manifestando ricordi di speranza. Ho ancora tanto da imparare, - ha aggiunto l’educatrice - ma sto godendo dell’occasione che qualcun altro ti dà di essergli accanto. Sto in questo posto, ne riconosco il valore e la risposta arriva: “Disse il vecchio con voce sognante: “Mi piaccion le fiabe, raccontane altre!”

Pregare è ascoltarci dentro

La testimonianza di Chiara, fondata sul sostare per vincere la frenesia del fare, è stata preceduta dalle parole di Mirko, un ospite della Casa, con un passato difficile, che ha espresso sentimenti di fede: “Pregare è ascoltarci dentro, - ha detto - il segno di croce è una  connessione invisibile ma celestiale, una speranza che rappresenta il perdono dei peccati e la riconciliazione con Dio”.

La croce con due facce

Maria che sta sotto la croce di Gesù, è l’immagine evidenziata da mons. Adriano Cevolotto che ha guidato la preghiera e ha donato, come segno di riconoscenza, durante la celebrazione, dei libri a Mirko e Chiara. “Maria semplicemente sta, - ha affermato il vescovo - si prende cura del figlio, rimane lì con tutto il suo amore di madre verso Cristo che muore. È un momento drammatico, non poteva fare nulla se non stare... La croce ci chiede la cura verso chi, di volta in volta, è su quella croce. Un legno che però ha due facce quella della passione e della risurrezione, non bisogna fermarsi solo davanti ad un parte della croce perché c’è sofferenza, ma anche speranza”.

Ritornare alla Pellegrina

Infine l’appello di mons. Cevolotto a visitare la Casa Accoglienza “La Pellegrina” che in questi ultimi anni, a causa del Covid, è stata un po’ abbandonata. “Questa sera - ha detto il Vescovo - la la vostra presenza numerosa, oltre l’aspettativa, è un segno che il Signore  ci invita a ritornare e a stare in questo luogo di sofferenza e di vita che ci fa riflettere”.
Al termine don Paolo Cignatta, vicario episcopale per il coordinamento degli uffici  pastorali diocesani, ringraziando i presenti della nutrita partecipazione, ha ricordato il prossimo appuntamento della “Statio” che sarà sul tema dell’educazione e si svolgerà, il 9 marzo, a Borgo val di Taro.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 4 marzo 2023

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