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Tutela minori e sport. Il Vescovo: promuovere la cultura dell’affidabilità

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“Non si è chiamati a svolgere un servizio di custodia, ma ad essere custodi”: sono le parole di mons. Adriano Cevolotto che ha introdotto la serata del 18 settembre, all’Aula Magna del Seminario di Via Scalabrini, sul tema "Giocare, Crescere, Educare", promossa dal Servizio diocesano per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili della diocesi di Piacenza-Bobbio, in collaborazione con il Centro Sportivo Italiano (CSI) - Comitato provinciale di Piacenza.

Il fischio di inizio di una bella partita

Il Vescovo, davanti a tutte le autorità piacentine, presenti in sala, ha messo in evidenza come custodire non è un atto passivo e solitario. “Non è rinchiudere e conservare, - ha aggiunto - ma promuovere qualcosa che c'è, ed insieme è in divenire… E gli adulti sapranno essere garanti, tanto più, sceglieranno di giocare questa partita in squadra: genitori, parrocchia, società sportive, scuole e istituzioni. Così sapremo non solo custodire il futuro, ma il presente, il nostro presente di comunità educante che sceglie di rompere con la cultura dell'alibi e della delega e di promuovere sempre e solo quella dell'affidabilità e della corresponsabilità”. Mons. Cevolotto ha così concluso il suo intervento: “Che davvero questa sera sia il fischio d'inizio di una bella partita culturale e formativa giocata su più temi”.

Safeguarding policy

A moderare l'incontro è stato il dottor Michele Rancati, giornalista di Telelibertà, che ha guidato il dibattito e stimolato riflessioni importanti sul tema della responsabilità educativa nello sport. Il meeting ha visto la partecipazione di due esperti nazionali nel campo della tutela dei minori: l'avvocato Fabrizio Cacace, procuratore federale della Federazione Arrampicata Sportiva Italiana, e il professor Fabio Carlevaro, psicologo e coordinatore del Corso di laurea in scienze motorie dell’Università di Torino (sede di Asti). I relatori si sono soffermati sul tema "Safeguarding policy", cioè la politica di salvaguardia dei minori, evidenziando l’importanza di una formazione specifica per gli allenatori e tutto il personale coinvolto nello sport giovanile, in particolare, riguardo alla riforma dello sport, che entrerà pienamente in vigore entro il 31 dicembre, dove si prevede che tutte le società e associazioni sportive adottino la figura del referente per la tutela dei minori.

La fascia grigia

“Nella mia attività di procuratore, - ha affermato l’avv. Cacace, conosco un po’ la realtà di tutti gli sport, perché partecipo ogni anno alla riunione della procura generale del CONI, e mi rendo conto della situazione generale”. Citando un esperto svizzero del settore, Cacace ha quindi individuato, in tema di abusi, la fascia rossa, la fascia grigia e la fascia verde. Nella fascia rossa ci sono sicuramente tutte quelle ipotesi che configurano un reato, ma è la fascia grigia - per l’avvocato - che è quella più difficile da individuare “Un esempio - ha detto Cacace - è stato quello delle Farfalle della Nazionale di ginnastica ritmica dell’Italia dove si è parlato di abusi psicologici, fisici ecc. . La Procura di Monza, investita nella questione, ha di fatto ritenuto che non ci fossero gli estremi di un reato. Ma questa è la famosa zona grigia, difficile da comprendere…”.

Occasioni di abusi

Il procuratore federale ha poi posto l’attenzione sulle federazioni sotto l’egida del Coni che perseguono l'agonismo, che cercano il risultato olimpico, dove è più facile che ci sia uno sconfinamento dell'abuso. “Non solo fisico, ma anche sessuale - ha rimarcato Cacace - perché c'è un rapporto più diretto e quotidiano tra allenatore e atleta, ci sono dei giovani sportivi che dicono di avere più contatto con l’istruttore che con i genitori”. L’avvocato ha inoltre specificato come le le occasioni maggiori di abusi avvengono in occasione di trasferte negli alloggi, e in occasione di sedute fatte fuori degli orari, dove l'atleta rimane da solo con l'istruttore. “Allora - si è chiesto Cacace - il responsabile del safeguarding cosa deve fare?
Deve raccogliere all'interno delle conoscenze, delle singole associazioni, quali sono i momenti più critici”.

Tenere la porta aperta

Anche lo psicologo Carlevaro, che collabora con il CSI, ha messo in evidenza come l’associazione è da sempre impegnata nell’educazione, nella valorizzazione, nel rispetto della dignità di bambini e adolescenti, in un’ottica di salvaguardia, cura e protezione degli stessi, e già dal 2018 ha deciso di dotarsi di una propria policy a tutela dell’infanzia e dell’adolescenza.
Carlevaro ha parlato, come esempio, della sua accortezza nel dialogo con gli adolescenti nei suoi ambiti, scolastici e sportivi. “Ho preso l’abitudine di tenere la porta aperta - ha detto - che è una buona e semplicissima prassi. Quindi l’attenzione a non essere da soli con il giovane, o a non trovarsi in una situazione in cui si può essere frantesi, è comunque utile per tutti, utile anche se sembra ovvia. Ma mi chiedo? Quanto realmente avviene questo? Non sempre, perché sennò non ci sarebbero i casi in cui vengono fatti gli allenamenti singolarmente tra istruttore e atleta…”.

Un codice di condotta

Quindi lo psicologo ha sottolineato come il CSI, sempre attento ai bisogni educativi e di tutela dei minori, resta a disposizione per accompagnare le società nella formazione e nella stesura del codice di condotta adeguato alla propria realtà sportiva e per rispondere a qualsiasi dubbio su ciò che la Riforma dello Sport può suscitare. La stesura e l’adozione di un codice di condotta per ogni associazione sportiva presente sul territorio nazionale, sono - per Carlevaro - la concretizzazione di pensieri, logiche e soprattutto scelte responsabili condivise da tutte le parti coinvolte nelle società: dirigenti, allenatori e allenatrici, operatori, famiglie e atleti. Ed anche i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze, devono manifestare la loro voce in merito a questa tematica.

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Sentinelle di Generatività

L'iniziativa non si esaurisce con l'incontro del 18 settembre, ma rappresenta solo l’inizio di un percorso formativo più ampio rivolto ad allenatori, dirigenti e staff tecnico. A partire dal prossimo ottobre, prenderà il via un corso dal titolo "Sentinelle di Generatività", organizzato dalla diocesi di Piacenza-Bobbio e dal CSI di Piacenza. Il corso, che si svolgerà presso l’Università Cattolica di Piacenza, prevede quattro incontri durante i quali saranno affrontati temi cruciali per la formazione di figure educative competenti e consapevoli del loro ruolo nella crescita dei giovani.

Lo sport come spazio di educazione e sicurezza

Il messaggio emerso dall’incontro è chiaro: lo sport non è solo una palestra per il corpo, ma anche per la mente e il cuore. Creare spazi sicuri per i bambini e i giovani significa proteggere dalle forme di abuso, ed anche promuovere una crescita equilibrata e consapevole, attraverso relazioni sane in un ambiente educativo attento. Grazie a iniziative come questa, la diocesi di Piacenza-Bobbio e il CSI si pongono all'avanguardia nel promuovere una cultura sportiva orientata alla tutela dei minori, dimostrando che, quando si tratta di educare e far crescere le nuove generazioni, non si può lasciare nulla al caso.

                                                                                                                                                   Riccardo Tonna

Nelle foto, l'incontro sul tema "Giocare, Crescere, Educare" svoltosi nel Seminario vescovile di Piacenza.

Pubblicato il 20 settembre 2024

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