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Disabili e lavoro

Lo strumento dell'adozione lavorativa a distanza

disabile

“Il progetto di vita di una persona con disabilità va costruito a partire dall’infanzia: se non formo o potenzio competenze a scuola, è inutile poi che mi interroghi su che lavoro può fare una volta finiti gli studi. Purtroppo, oggi tanti disabili lasciano il banco di scuola e finiscono sul divano di casa”. Elena Zanfroni insegna Pedagogia dell’integrazione all’Università Cattolica di Piacenza e fa parte del Consiglio direttivo del Centro studi e ricerche sulla disabilità e la marginalità dell’Ateneo.

Ha compiuto vent’anni la legge 68 per promuovere “l’inserimento e l’integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato”, che impegna le aziende, pubbliche e private, dai 15 dipendenti in su. Un anniversario passato sottotraccia. Nel Piacentino, secondo il report curato dall’Agenzia regionale per il lavoro in occasione di un convegno - nel giugno scorso - sul collocamento mirato, gli avviamenti al lavoro di persone con disabilità sono passati dai 157 del 2013 ai 213 del 2017. Gli iscritti al collocamento mirato però nel 2013 erano più del doppio degli avviamenti (421), mentre nel 2017 sono scesi a 379.
E se più semplice appare l’inserimento di chi ha una disabilità fisica, nel caso di forme di disabilità intellettiva gli ostacoli si moltiplicano. “C’è uno strumento, che però fatica a decollare: l’adozione lavorativa a distanza – sottolinea la prof.ssa Zanfroni –. In base all’articolo 11 della legge 68, si prevede che l’azienda possa stipulare una convenzione, impegnandosi a sostenere economicamente uno o più lavoratori disabili con gravi fragilità in un contesto più idoneo ad accoglierli”.

Pubblicato il 2 maggio 2019.

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