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«Verdi, compositore e agricoltore che aveva scelto come “patria” la provincia di Piacenza»

 Marco Corradi Robert Gionelli Paolo Persiani

La potente voce del giovane tenore Sebastiano Cicciarella, accompagnata dalla musica del pianista Elio Scaravella, ha fatto da (applaudita) colonna sonora alla presentazione del volume di Marco Corradi “Verdi non è di Parma” (Persiani editore, con il sostegno della Banca di Piacenza), che si è tenuta questa sera in una gremita Sala Corrado Sforza Fogliani (già dei depositanti) del PalabancaEventi. Gli intermezzi musicali - organizzati in collaborazione con gli Amici della Lirica - hanno riguardato, naturalmente, arie verdiane: De’ miei bollenti spiriti (Traviata), Ah la paterna mano (Macbeth), Questa o quella (Rigoletto).

Il tenore Sebastiano Cicciarella e il maestro Elio Scaravella

Nella foto, il tenore Sebastiano Cicciarella e il maestro Elio Scaravella

Verdi: non solo un geniale compositore

La pubblicazione - che sta suscitando molta curiosità e interesse ed è reduce dal Salone di Torino - è stata illustrata dall’autore in dialogo con l’editore Paolo Persiani. Dialogo che è stato moderato dal giornalista Robert Gionelli, che ha stimolato i relatori con una serie di domande, non prima di aver ricordato come la piacentinità del Maestro fosse sempre stato uno dei cavalli di battaglia del compianto presidente Sforza Fogliani, autore della prefazione di questo libro (uno degli ultimi testi che ha scritto), che ha preso le mosse da una sua idea, sviluppata poi dall’autore attraverso studi e ricerche approfondite.
Alla domanda su chi fosse in realtà Verdi, l’avv. Corradi ha risposto che «non è stato solamente un geniale compositore e creatore di immortali armonie. Fu anche un appassionato imprenditore agricolo, un patriota, un polito e un filantropo». E perché non è di Parma? «Perché nel pieno della sua maturità personale e professionale ha scelto di tornare a vivere nella sua patria (la terra dei padri), dove ha composto i suoi capolavori, ha investito tutti i suoi guadagni ed è vissuto in piena sintonia con il genius loci e gli altri abitanti del territorio». Tra l’altro, su ricorso del sindaco di Villanova sull’Arda, il Tribunale Civile di Milano nel febbraio del 1901 ha dichiarato che Giuseppe Verdi era residente in vita a Sant’Agata di Villanova, in provincia di Piacenza.

Verdi agricoltore

L’attenzione si è quindi spostata su Verdi agricoltore, di cui aveva parlato M.J. Phillips Mats, la studiosa americana che scrisse per la Banca un libro sul Verdi piacentino diventato un best-sellers. «Le due attività di compositore e agricoltore - ha argomentato l’avv. Corradi - in Verdi si sono fuse armonicamente alimentandosi a vicenda e impedendo che una delle due fosse totalizzante e fuorviante. Come diceva il Maestro: una sosteneva l’altra. Conduceva una vita semplice. La giornata tipo? Si alzava alle 5 del mattino, beveva del caffè nero, girava per i campi fino alle 10.30. Faceva, poi, una seconda colazione salata. Si occupava della corrispondenza e, alle 12.30, consumava un pranzo leggero. Continuava con la corrispondenza nel pomeriggio insieme alla Strepponi. Cena presto: in inverno alle 18 e in estate alle 19. Partita a carte o a biliardo e, alle 10, a dormire. Il piatto più citato era l’insalata con uovo sodo».

22 opere in 20 anni

Nel volume sono citati quelli che lo stesso Verdi definiva “anni di galera”. L’autore ha spiegato, al proposito, che il Maestro «ha composto 22 opere in 20 anni. Nel 1842 il Nabucco e nel 1862 La Forza del destino. Un periodo di intenso lavoro perché doveva guadagnare per pagare i debiti che contraeva per acquistare il terreno. Carmina non dant panem sed labor ed industriae. Verdi ha dimostrato che questa antica massima latina per lui non era vera perché, la poesia e l’arte gli hanno portato il pane. Gli hanno fatto guadagnare un mucchio di soldi». Ultimo flash sulla seconda moglie del grande compositore: «La Strepponi è stata una prima donna nel teatro lirico. Una delle fortune di Verdi, perché ha voluto cantare le opere del Maestro. Era molto colta, sapeva le lingue ed era abile negli affari. Verdi si fidava completamente di lei. La mandava spesso nelle trattative private da risolvere. Era molto brava con la penna, tantè che molte lettere, secondo più di un biografo, sono state scritte da lei».

«Come Casa Editrice indipendente - ha esordito il dott. Persiani - siamo sempre alla ricerca di testi originali che trattino argomenti fuori dai soliti argomenti visti, rivisti, e rivisitati fin troppe volte. In questo senso, su Verdi è stato scritto di tutto e di più, sia sotto il profilo artistico musicale sia, in misura minore, sotto quello biografico. Quello che invece fino ad ora non era stato fatto, è approfondire il legame con la sua terra dorigine e di vita. Da qui il nostro interesse nel pubblicare un nuovo profilo verdiano, il Verdi piacentino, che è al centro della ricerca dell’autore».

«Peraltro - ha aggiunto l’editore - tra gli argomenti che preferiamo, e con cui la casa editrice è nata, cè proprio lo spettacolo, nelle collane dirette dal maestro Leonardo Bragaglia purtroppo recentemente scomparso. Vorrei ricordare che tra i primi volumi pubblicati, ormai quasi una ventina di anni fa, cera Maria Callas larte dello stupore e prossimamente abbiamo in programma di ripubblicare il volume Verdi e i suoi interpreti”, sempre di Bragaglia». E’ stato quindi ricordato che la Persiani Editore è una casa editrice distribuita a livello nazionale, con sede a Bologna e un catalogo di circa 400 titoli, divisi in 28 collane e 4 periodici. La linea editoriale è concentrata su argomenti di cultura e arte: Storia, Cinema e Psicologia ma anche Narrativa, Poesia e Saggistica. Attraverso la partnership con “Il Resto del Carlino” e “La Stampa” abbina le sue pubblicazioni ai più importanti quotidiani nazionali, coprendo anche il canale edicola.
Agli intervenuti è stata riservata copia del volume e l’autore si è volentieri prestato al consueto rito del firma-copia.

Una veduta dallalto dellla Sala Corrado Sforza Fogliani

Nelle foto, la presentazione del libro dedicato a Verdi nella sala “Corrado Sforza Fogliani” della Banca di Piacenza.

Pubblicato il 6 giugno 2023

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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