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Intelligenza artificiale, potenzialità e limiti. L'intervento di don Fossati

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“Cos'è l'intelligenza artificiale? Un sistema informatico con cui si riescono a far compiere alla macchina prestazioni che assomigliano a quelle dell'essere umano”. Lo ha spiegato chiaramente don Luca Fossati, sacerdote milanese ospite al Seminario vescovile di Piacenza lo scorso 11 novembre per l'ultimo appuntamento del 2023 con “I Sabati della Comunicazione”, dedicato all'intelligenza artificiale. Un’iniziativa promossa dall’Ufficio Comunicazioni della diocesi di Piacenza – Bobbio per far luce sulle molteplici implicazioni, comunicative ed etiche, generate dall'intelligenza artificiale (AI); anche in campo ecclesiale. Esperto di comunicazione e web per la diocesi di Milano, collaboratore di Rai e Tv2000, don Fossati, relatore della mattinata, si è subito focalizzato sul concetto di “verosimiglianza”, sottolineando che l'intelligenza artificiale “imita” comportamenti e intelligenza umani, ma non li sostituisce. “Proprio questa - ha detto - è la chiave per comprendere e riconoscere potenzialità e limiti dello strumento: e solo a partire da tale consapevolezza potremo utilizzare al meglio l'intelligenza artificiale”.
A presentare l'incontro il giornalista Matteo Billi.

L'intelligenza artificiale non è una conquista recente

“L'intelligenza artificiale non è una conquista recente come si potrebbe pensare - ha osservato don Fossati - . Fin dal 1966 si è cercato di realizzare programmi software che dessero l'illusione che la macchina si potesse rapportare come un essere umano, puntando in misura sempre maggiore sull'interazione con l'utente. Lo scopo? Aumentare la comprensione delle richieste umane da parte della macchina e quindi diminuire fatica e tempo impiegati dall'uomo nell'impartire i comandi: con il risultato che le risposte fornite dallo strumento sono apparse sempre più facilmente intellegibili. ChatGPT di oggi, o l'algoritmo del 2021 che permette la generazione di immagini da comandi testuali sono le ultime evoluzioni del progresso tecnologico in questa direzione”.
Algoritmi dei social basati su un'enorme quantità di dati da elaborare, assistenti virtuali domestici come Alexa, assistenza telefonica del servizio clienti aziendale e fotocamera del nostro iPhone. Tutti questi sono ambiti in cui ognuno di noi, già oggi, a che fare quotidianamente con l'Al. Ma come funziona l'intelligenza artificiale?

Come funziona

“Gli algoritmi da cui è costituita cercano di imitare i nostri ragionamenti – ha ribadito il relatore – , e ci riescono bene quando il compito è semplice. Lo fanno mettendo insieme più dati possibili, attraverso elementi di statica e probabilità. Sulla base dell'analisi dei dati l'intelligenza artificiale cerca di comprendere le probabili richieste dell'utente e di dare risposte probabilmente giuste. Non è possibile però prevedere ogni tipo di richiesta o situazione, ogni cambiamento dell'ambiente nel tempo: ecco perché la macchina per funzionare ha bisogno dell'apprendimento automatico. Non si limita quindi ad una serie di risposte preimpostate, ma cerca di adattarsi, capire, avanzare, e per farlo deve imparare. Impara anche sulla base del rinforzo positivo o negativo che l'utente dà alle risposte da lei fornite. L'intelligenza artificiale necessita quindi di essere allenata e l'utente potrebbe anche ingannarla facendole credere giuste alcune risposte sbagliate”.
“Non a caso GPT – continua – significa trasformazione generativa pre – allenata: i dati forniti alla macchina vengono trasformati producendo qualcosa di nuovo, ma attraverso un allenamento pregresso che indirizza il software ad un risultato sensato. Apprendimento automatico, supervisione umana dell'addestramento, vocabolario ampio, ottimizzazione del software sono ingredienti necessari a questo processo”.

Dove opera

“Una nuova rivoluzione industriale, possiamo considerare così l'avvento dell'intelligenza artificiale – ha detto don Fossati. Siamo ancora una volta di fronte a macchine che aiutano e sostituiscono l'uomo in alcuni compiti. Oggi in modo più impattante: basta pensare all'utilizzo dell'AI in ambito medico, per la generazione di testo (trascrizione di audio e video, sottotitolazione in tempo reale, riassunti), traduzioni automatiche, analisi testuali, generazione di audio, video e immagini. Viene oggi trasferito dall'uomo alla macchina il lungo, dispendioso processo di elaborazione dati, ma l'intelligenza artificiale è persino in grado di creare contenuti. Si tratta però di contenuti materiali: siamo sempre noi a dover dire alla macchina quello che vogliamo. Lo strumento è un esecutore quasi perfetto, ma l'idea che muove la macchina in una certa direzione è nostra. Arte, originalità, genio, creatività nel senso autentico del termine restano prerogative umane”.
Affrontare i cambiamenti senza lasciarsi paralizzare dal timore significa anche essere consapevoli dei rischi (oltre che delle opportunità) che possono derivare dal progresso tecnologico, con l'auspicio e l'impegno a gestirlo nel miglior modo possibile.

Etica e limiti

Quali allora i problemi etici dischiusi dall'utilizzo dell'intelligenza artificiale? “Sono molteplici - osserva il sacerdote milanese -: definizione del concetto di vero o falso, che non appartiene alla macchina ma dipende dai valori di chi l'ha allenata; problema della verosimiglianza; delega della decisione; questione della responsabilità; rapporto costi – benefici; profilazione dei dati; sfide in ambito didattico; possibilità di simulare utenti fittizi. Con l'intelligenza artificiale si possono creare contenuti verosimili, diffondendo testi, audio e video di fatti mai accaduti, ma creduti veri. Allo stesso modo è possibile screditare una persona con video, audio e prove false generati dall'intelligenza artificiale.
Possiamo poi affidare all'AI una decisione fondamentale per la nostra vita? Se lo facciamo, di chi è la responsabilità della decisione e dei suoi effetti? Dell'utente? Della macchina? Di chi l'ha programmata? Notevoli anche i costi energetici necessari al funzionamento dello strumento, occorre quindi valutare fino a che punto siano realmente compensati dai benefici ottenuti. Primaria la questione della privacy dell'utente a fronte della mole di dati governata dall'intelligenza artificiale”.

Pericoli

“Il pericolo forse maggiore è che una piattaforma di intelligenza artificiale (non esiste solo ChatGPT, ce ne sono molteplici) venga utilizzata per creare contenuti malevoli, magari da organizzazioni criminali o da Stati, con il rischio potenziale di minare la sicurezza di individui e nazioni. Per questo – ha sottolineato il relatore – urge che l'AI venga adeguatamente regolamentata”.
Poi gli esempi pratici sugli usi comunicativi: in primo luogo l'utilizzo di ChatGPT, attualmente impossibilitata a navigare in Internet e aggiornata a gennaio 2022, ma valida assistente nell'elaborazione di riassunti e articoli. “Performante nella sintesi e nell'analisi delle informazioni è però carente nella loro interpretazione ragionata e nella selezione gerarchica delle stesse - ha spiegato il sacerdote - . In questo campo l'apporto umano è essenziale e lo si vede anche nei testi di pertinenza ecclesiale”.

Al applicata alle immagini. Il progetto della diocesi di Milano

Poi la generazione di immagini: i siti che generano immagini con AI sono tantissimi, ma Midjourney e Adobe Firefly sono quelli che funzionano meglio, testati durante l'incontro con don Fossati. In entrambi i casi la generazione avviene tramite comandi testuali : più le richieste dell'utente sono dettagliate più le immagini si avvicinano a quelle desiderate e realistiche, con un procedimento che funziona per approssimazione. Creare un logo per l'università o per la propria comunità pastorale diventa così facile e comodo. Adobe in più permette di creare interessanti effetti: riempire o rimuovere oggetti dall'immagine, ricolorarla, cambiarle stile, trasformare un modello in 3d in immagine realistica...
“Il progetto a cui stiamo lavorando adesso nella diocesi di Milano – spiega il sacerdote - è la valorizzazione dei beni ecclesiastici con l'aiuto dell'intelligenza artificiale: l'idea è di creare audio- guide ad uso turistico in più lingue attraverso l'analisi di tutti i dati storici del patrimonio artistico ecclesiale, con l'aggiunta dei diversi significati spirituali e liturgici. Un impiego utile e innovativo dell'AI, a cui non si è soliti pensare. Fare i conti con l'intelligenza artificiale nella comunicazione è una sfida dei prossimi anni, per vincerla bisogna conoscere potenzialità e limiti della nuova tecnologia”.

Micaela Ghisoni

Nella foto, l'incontro di don Luca Fossati a "I Sabati della Comunicazione”.

Pubblicato il 14 novembre 2023

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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