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«I Fasti di Elisabetta Farnese. Ritratto di una Regina» in mostra dal 2 dicembre


2023 11 Comune Fasti Roma 1812 copia

Nel 1714 Elisabetta Farnese, figlia del duca di Parma e Piacenza, e re Filippo V di Spagna si unirono in matrimonio, legando in tal modo le sorti del ducato emiliano a quelle del Regno di Spagna. Si trattò di un grande successo diplomatico che, oltre ad assicurare la discendenza nei ducati di Parma e Piacenza,portò la principessa padana sul grande trono di Spagna. Una reginadal carattere non facile per ambizione e testardaggine mache divenne un esempio della rilevanzadel potere informalefemminile nelle famiglie reali, un modello per le altre corti europee.

Delle celebrazioni delle nozze, che si svolsero come consuetudine dei Farnese in maniera sfarzosa, elegante e autocelebrativa, è rimasta testimonianza inun nucleo di tele, oggi noto con il nome di “Fasti di Elisabetta”,eseguito nella prima metà del Settecento dal pittore di corte Ilario Mercanti detto lo Spolverini (Parma 1657 - Piacenza 1734).

Per la prima volta a Piacenza i Fasti di Caserta e Parma

La mostra che apre il 2 dicembre a Piacenza,organizzata dai Musei Civici di Palazzo Farnese di Piacenza con il supporto del Comune di Piacenzae in collaborazione con lacasa editrice Electa, ruota intorno a questa serie pittorica.

Ideata e curata dagli storici dell’arte Antonella Gigli e Antonio Iommelli,l’esposizione porteràper la prima volta a Piacenza dopo quasi trecento anni dalla loro migrazione a Napoli -città dove Carlo di Borbone, figlio di Elisabetta Farnese e di Filippo V di Spagna, trasferì iFastie gran parte dei tesori artistici appartenuti ai Farnese -sei dipinti, già parte del ciclo,concessi straordinariamente in prestito per quattro mesi dalla Reggia di Caserta e dal Municipio di Parma.

Sei importanti prestiti, dunque, che in aggiunta ad altre venti opere -molte delle quali provenienti da collezioni pubbliche e private - consentiranno al pubblico di ammirare insieme, per la prima volta, iFastidi Caserta e di Parma, riuniti per tale occasione a quelli già presenti a Piacenza dal 1928.Un ambizioso progetto che permetterà inoltre di far comprendere la grandezza e la cultura straordinarie di una donna singolare come Elisabetta (Parma 1692 - Madrid 1766), la cui ambizione e intelligenza furono largamente note e apprezzate da tutti i suoi contemporanei, in particolare dal re Filippo V, suo consorte dal 1714.

La mostra nella Cappella ducale di Palazzo Farnese

La mostra, patrocinata dal Ministero della Cultura, dalla Regione Emilia-Romagna e dal Comune di Parma, sarà allestita nella Cappella ducale di Palazzo Farnese di Piacenza,un'elegante sede espositiva che ben si integra nella nobile residenza farnesiana, quest'ultima iniziata alla metà del Cinquecento da un'altra grande donna legata alla potente dinastia, Margherita d’Austria, figlia dell’imperatore Carlo V e moglie di Ottavio Farnese. In questa splendida cornice - un connubio perfetto tra funzione liturgica e celebrazione di un fasto aristocratico - in aggiunta a una serie di ritratti, a un disegno e ad alcune incisioni, sarà esposto ilRagguaglio delle nozze della Maestà di Filippo Quinto e di Elisabetta Farnese, un resoconto dettagliatissimo, dato alle stampe nel 1717, che illustra e descrive il matrimonio per procura tra Elisabetta e Filippo V, nonché i festeggiamenti a loro tributati dalla corte e il viaggio dell’ultima discendente della famiglia Farnese dal piccolo ducato di Parma e Piacenza al grande Regno di Spagna.

Tale racconto sarà, infine, enfatizzato dalle più moderne soluzioni di realtà estesa(videoproiezioni, aule immersive, ologrammi) che, attraverso la ricostruzione di narrative, luoghi e ambienti, aiuterà i visitatori a far vivere un’esperienza "aumentata" e ad immergersi nei diversi contesti.

La mostra sarà inoltre accompagnata da un catalogo edito da Electa.

Nella foto, la presentazione della mostra svoltasi nel pomeriggio di martedì 14 novembre a Roma, presso l'Ambasciata di Spagna in Italia.

Pubblicato  il 15 novembre 2023

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Sottocategorie

  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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