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Giovanni Tamburi: «Aiutiamo gli imprenditori a mettersi insieme»

 

La consegna del volume fotografico su Piacenza al presidente di TIP

«Ci sono tante modalità a disposizione delle imprese di “fare sistema” uscendo “dall’io ti compro, tu non vendi”. Ma come si fa a vincere l’individualismo degli imprenditori italiani? Rendendo meno brutale il “mettiamoci insieme” con un approccio intelligente che rispetti le individualità di queste persone, entrando nella loro mentalità. Nel mio libro ho riportato tanti casi di sistemi d’impresa che stanno funzionando». Così Giovanni Tamburi, presidente e ad della “Tamburi Investment Partners-TIP” (Gruppo indipendente che, al di là dell’attività di consulenza, investe direttamente e tramite club deal - accordi tra imprenditori privati - in quote di minoranza di società quotate e non), ospite della Banca di Piacenza al PalabancaEventi per la presentazione della sua ultima fatica editoriale “Fare sistema in Italia” (Class editori) in dialogo con il direttore generale dell’Istituto di credito Angelo Antoniazzi.
«In un contesto nel quale siamo sommersi dalle chiacchiere e bombardati da internet e dove capiamo molto poco - ha premesso il guru di Piazza Affari (così è chiamato nel mondo della finanza) - ho cercato di sostenere le mie affermazioni, tendenti a far diventare le aziende meno piccole, con i numeri e siccome questo volume ha comportato quattro anni di lavoro, i dati sono stati continuamente aggiornati».

Il pubblico di Sala Panini

Nelle foto, sopra, il pubblico nella Sala Panini; in alto, la consegna del volume fotografico dedicato a Piacenza al dottor Tamburi.

Rispondendo alle sollecitazioni del direttore Antoniazzi, l’autore ha preso in esame i vari capitoli del libro, a cominciare dalla prima parte che fa una fotografia del tessuto imprenditoriale del nostro Paese, fatto per lo più di piccole e medie imprese. Colpisce, nell’ultimo decennio, la crescita importante della patrimonializzazione delle Pmi, un miglioramento della leva finanziaria (siamo secondi in Europa) che ha irrobustito le aziende permettendo loro di affrontare meglio la crisi. «È il frutto - ha osservato il dott. Tamburi - di un’evoluzione strutturale delle imprese, storicamente orientate a un eccessivo ricorso al mondo bancario». Importante, in questo contesto, la crescita del private equity.
L’illustre ospite ha poi preso in esame il mutamento del modello di leadership (in calo quello di tipo famigliare nelle aziende con più di 50 milioni di fatturato): «Passare la leadership al management - ha commentato - è una prova di maturità e intelligenza, soprattutto nella gestione di settori come le esportazioni e il digitale».

Il terzo capitolo della pubblicazione tratta del PNRR (definito “Piano Marshall”). Da una tabella si evince che nel 2023 le aspettative che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sia fondamentale alla ripresa economica e alla trasformazione della nostra economia sono al ribasso. «Il PNRR è un mistero. Voi tutti questi soldi li avete visti?», si è domandato il relatore, che ha aggiunto: «Gli effetti si vedranno forse l’anno prossimo. Speriamo. Ma queste risorse sono scomparse o sono arrivate a terra? Le aziende hanno visto poco o niente. Le strutture pubbliche le stanno usando? Mi ripeto: speriamo, perché se facciamo cose buone creiamo valore aggiunto».

Il dott. Tamburi ha quindi fatto una riflessione sulla «brusca inversione di tendenza» per le operazioni di M&A (fusioni e acquisizioni) la cui crescita per più di 20 anni sembrava inarrestabile, mentre dal 2021 il fenomeno si sta ridimensionando. Un cenno finale per la quotazione in Borsa, una strada a cui le imprese dovranno guardare per convogliare l’abbondante risparmio privato verso le aziende. «Ma quello che è necessario comprendere - ha concluso il dott. Tamburi, che ha ricevuto in dono dalla Banca un prestigioso libro fotografico (Piacenza di Gianfranco Levoni) - è che se in Italia qualcuno ha a cuore il futuro delle imprese e del sistema industriale, il supporto che va dato dal punto di vista finanziario è essenziale, come lo è stato in molti altri Paesi».
Agli intervenuti è stata riservata copia del volume.

Pubblicato il 5 febbraio 2025

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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