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«Togliere agli Stati il potere di legiferare per tornare a essere cittadini e non sudditi»

Carlo Lottieri e Antonino Coppolino

Più diritto che viene dal basso, meno leggi prodotte dall’alto. Questo, in estrema sintesi, il “Modello Leoni” di organizzazione sociale di cui si è trattato al PalabancaEventi di via Mazzini dove, in Sala Panini, è stato presentato il volume “La libertà e il diritto” di Bruno Leoni e a cura di Carlo Lottieri (edizioni liberilibri, saggio introduttivo del prof. Raimondo Cubeddu, realizzato con la partecipazione di Confedilizia) per iniziativa dell’Associazione culturale Luigi Einaudi in collaborazione con la Banca di Piacenza, ringraziata nei saluti introduttivi del presidente dell’Associazione Einaudi Danilo Anelli. La pubblicazione è stata illustrata dal curatore, filosofo del diritto, in dialogo con Antonino Coppolino, presidente di Confedilizia Piacenza, e con Giorgio Spaziani Testa, presidente nazionale della Confedilizia (in collegamento da Roma).
Il libro (titolo originale Freedom and the law) è il frutto di lezioni tenute da Leoni in California nel 1958, pubblicato negli Stati Uniti nel 1961 e poi anche in Italia, dove uscì soltanto nel 1995.

Il prof. Lottieri ha definito Bruno Leoni «uno dei più grandi maestri della scienza politica del dopoguerra, molto appassionato di questioni economiche». E con economisti del calibro di von Hayek, Friedman e von Mises si confrontava alla Mont Pelerin Society, circolo liberale internazionale contro i totalitarismi. «Aveva capito - ha spiegato il curatore - che gli economisti liberali non avevano compreso alcune questioni fondamentali legate al diritto. Sosteneva la necessità di meno leggi e di un nuovo modo di pensarle: non come “comandi” ma come frutto di ciò che emerge dai tribunali, un diritto giudiziario sul modello anglosassone». Sì alla Common law dunque (il sistema giuridico dei Paesi anglo-americani basato su precedenti giurisprudenziali) e no alla codificazione prodotta dagli organi politici (su tutti, il Parlamento). Leoni sottolineava che se le leggi nascono dai tribunali “nessuno è padrone del diritto” che nasce invece dal consenso sociale ed è indipendente. «Bruno Leoni - ha proseguito il prof. Lottieri - ha teorizzato la destatizzazione del diritto: dove c’è un legislatore, questo vuole legiferare di continuo provocando un’instabilità normativa che porta assoluta incertezza». E qui l’avv. Coppolino ha posto il tema della burocrazia che limita la libertà individuale. «Vero - ha affermato il relatore - perché la burocrazia è autoreferenziale e crea cittadini-sudditi». Il prof. Lottieri ha a questo proposito citato un esempio che amava fare Einaudi: nel ‘700, in Piemonte, c’era il problema della moltiplicazione delle volpi; fu formato un Corpo di cadetti con il compito di cacciare questi animali; il loro numero inizialmente diminuì, poi si stabilizzò. Il motivo? Se fossero state debellate, la ragion d’essere di questo Corpo sarebbe venuto meno. Ecco perché la burocrazia non risolve, ma complica: per sopravvivere.

Sull’eccesso di norme è intervenuto Giorgio Spaziani Testa: «La nostra principale “fabbrica” del diritto, il Parlamento, si sta espandendo provocando molti danni. Poi abbiamo anche tante “succursali”: le Regioni, i Comuni e via elencando. Leoni combatteva il diritto che proveniva dall’alto e noi come Confedilizia tutti i giorni siamo alle prese con continui attacchi alla proprietà. Non parliamo poi della “fabbrica” del diritto della Commissione europea, che produce cose come il green deal che, oltre a minacciare la proprietà, lede anche la capacità di libera iniziativa. Rispetto alla realtà di tutti i giorni, il Modello Leoni è purtroppo un’utopia».

«Bruno Leoni - ha concluso il prof. Lottieri - aveva una sua filosofia di società basata su regole, diritto ed economia derivanti da azioni individuali. Lasciando spazio a queste, le norme nascerebbero in un clima corrispondente al bene comune. Credeva nel mercato, nella concorrenza come motore di una vita spontanea che definisse la società. In questo modo, il senso comune sarebbe elemento fondamentale nella formazione della giurisprudenza. In un sistema aperto e competitivo saremmo più tutelati. Il Modello Leoni risocializza il diritto riportandolo ai nostri comportamenti».

Nella foto, Carlo Lottieri e Antonino Coppolino.

Pubblicato il 26 febbraio 2025

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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