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La migliore musica dal vivo continua al Milestone

Bedetti PRESS

Archiviata con grandissime soddisfazioni sul fronte dell’affluenza del pubblico e della qualità delle proposte musicali la prima parte della nuova stagione del Milestone, l’associazione Piacenza Jazz Club torna come promesso dopo la pausa natalizia con un calendario di concerti che non conosce soste e che andrà avanti almeno fino al mese di maggio. La programmazione di questa quindicesima stagione si prefigge l’obiettivo di comporre un puzzle col meglio del panorama musicale, favorendo anche mini-tour di gruppi che vengono anche da lontano, grazie alla rete dei club italiani di cui il Milestone fa parte. Particolare attenzione in questa parte dell’anno verrà data ai giovani musicisti, anche in virtù del fatto che i primi tre sabati del mese di febbraio vedranno protagonisti i finalisti del Concorso per giovani talenti del Jazz italiano “Chicco Bettinardi”, abbinato al Piacenza Jazz Fest.
La formula sarà quella di un unico spettacolo settimanale di sabato sera alle 21.30 o la domenica alle ore 18.00, a ingresso gratuito con tessera del club (o ANSPI), in alcuni casi con un biglietto del costo di 10 euro, oltre la tessera, che si potrà ottenere direttamente sul posto.
Per la prima data del nuovo anno di sabato 8 gennaio alle ore 21.30 la scelta è andata su un bel quartetto di grande energia guidato dal saxofonista Stefano Bedetti.

I quattro musicisti di questo gruppo amano muoversi fra le armonie del jazz con grande libertà, dando corpo a set in cui l’improvvisazione e il groove cortocircuitano generando continui sentieri creativi. Bedetti, con la creatività corposa del sax tenore e soprano, divide la sua esperienza musicale fra New York, con Billy Hart, Victor Lewis, Antonio Sanchez, John Patitucci, Lenny White e l’Italia, con altrettanti grandi artisti. Completano il quartetto il pianista Alfonso Santimone, compositore e arrangiatore che ha collaborato tra gli altri con Giulio Capiozzo, Harold Land e Robert Wyatt. Stefano Senni, contrabbassista di grande spessore, ha suonato con musicisti quali, fra i tanti, Art Farmer, Lee Konitz, Steve Grossman e numerosi jazzisti del panorama italiano. Alla batteria troviamo Marco Frattini, amante della poliritmia e della ricerca musicale.

Stefano Bedetti (classe 1973) inizia a suonare il saxofono all’età di 14 anni e a soli 19 e già sulla scena internazionale grazie a Giulio Capiozzo che lo inserisce nello storico gruppo degli “AREA”. Inizia parallelamente, una delle sue più importanti collaborazioni a livello turnistico con il gruppo “Jestofunk” che durerà quasi una decade, e che gli permetterà di calcare i palchi e i festival jazz più importanti del mondo oltre alla registrazione di tre tra i più famosi dischi della band. Nel 2007 esce il disco d’esordio come leader, “The bright side of the moon” che riceve ottime critiche da parte della critica. Nel 2009 si trasferisce a New York dove inizia a suonare in pianta stabile nel quartetto di Billy Hart e dove dà vita al suo trio con Victor Lewis ed Ed Howard, con i quali va in tour da New York a Los Angeles. Nella sua esperienza in Italia, ha avuto modo di suonare con moltissime stelle del nostro panorama jazzistico, tra I quali: Gianni Basso, Dado Moroni, Marco Tamburini, Giulio Capiozzo, Paolino Dalla Porta, Roberto Gatto, Fabrizio Bosso, Enrico Rava, Flavio Boltro e molti altri.

Non è prevista la prenotazione del posto, l’ingresso al locale è consentito fino al raggiungimento della sua capienza massima. In adeguamento alle ultime norme sanitarie, all’ingresso sarà verificato il possesso del green pass rafforzato. Per assistere al concerto sarà necessario indossare la mascherina FFP2.

Pubblicata il 5 gennaio 2022

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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