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Al Salone Internazionale del libro a Londra l'ultima fatica letteraria di Saltarelli

Claudio Saltarelli

L'ultimo libro di Claudio Saltarelli è presente al prestigioso Salone Internazionale del Libro di Londra (18-20 aprile) presso il centro fieristico Olympia London, illustrato dall’editore romano Bastogi.
Il libro, dal titolo “Maneggi femminili”, appena edito, è una trilogia composta da tre pièce teatrali (“Impicci e contro-impicci”, “Camouflage”, Chapman Cottege”) che intende omaggiare Girolamo Parabosco, insigne musicista, commediografo e novellista piacentino, in visione dei suoi 500 anni dalla nascita (Piacenza 1524, Venezia 1557). Girolamo era figlio Vincenzo Parabosco (nato anch’esso a Piacenza alla fine del XV secolo e morto a Brescia nel 1556), a sua volta organista, novelliere, compositore e poeta, attivo soprattutto presso il Duomo di Brescia dove era titolare dell’organo. A Piacenza, in Cattedrale, collaudò l’organo del tempo, nel 1539.

Chi è Parabosco
 

Scrive l’autore: “Il Parabosco, nato a Piacenza, e di cui nel 2024 ricorreranno i 500 anni dalla nascita, riuscì a scalare le più alte vette dell’arte, distinguendosi in due aspetti predominanti: la composizione musicale fu la principale. Arrivò nel 1541 a Venezia quale allievo del famosissimo Adrian Willaert (1490-1562), compositore fiammingo fondatore della “Scuola veneziana”. Il Parabosco in seguito ricoprì, dal 1551 fino alla morte, il prestigiosissimo incarico di Primo Organista presso la basilica di S. Marco di Venezia, sede tra le più prestigiose non solo in Italia. E fu proprio a Venezia che Parabosco venne a contatto e frequentò alcuni dei massimi artisti dell’epoca come il poeta, scrittore e drammaturgo Pietro Aretino (1492-1556) o il pittore Tiziano Vecellio (1488/90-1576). In particolare, dalla frequentazione col pittore Tiziano parrebbe rimastaci una significativa traccia, infatti nella tela di Tiziano “Venere con organista, cagnolino e amorino” (oggi conservata al Staatliche Museum di Berlino) sarebbe verosimilmente ritratto Girolamo Parabosco in atto di suonare un sontuoso organo. Ammirato improvvisatore, madrigalista notevole, Parabosco predilesse anche la creazione di grandi mottetti che erano, per dimensioni e scintillìo, la vivida testimonianza dell’opulenza veneziana. Purtroppo la maggior parte dei suoi lavori musicali non sono giunti fino a noi. Ma il secondo straordinario ed inusuale aspetto dell’arte di Girolamo Parabosco è quello di essere stato scrittore, poeta e drammaturgo di vaglia. Differentemente dalle creazioni musicali, questi altri suoi scritti sono giunti a noi integri.
E proprio l’aspetto del suo carattere e del suo essere un personaggio decisamente goliardico ed assai eccentrico, comunque sopra le righe a prescindere, si intravede prepotentemente dai suoi scritti che prendono in esame le varie pochezze e le corruzioni dell’uomo, e soprattutto della donna, in un’epoca che era di per sé non certo convenzionale ma, anzi, anticonformista, bislacca e stravagante.
Ecco che in questo contesto letterario anche la frequentazione con Pietro Aretino diede i suoi frutti: pare infatti che i due artisti collaborarono nella stesura di lavori teatrali, oggi andati persi. L’affascinate dicotomia dell’arte di Parabosco in due filoni mi incuriosì da subito. Affrontando i suoi lavori letterari mi imbattei ne “I Diporti”, forse il suo testo più importante il quale trae linfa soprattutto da Boccaccio, non solo come struttura.

Come è nato il libro

Ho voluto omaggiare Parabosco per i suoi cinquecento anni pensando a qualcosa di inusuale e non scontato: una trilogia che avesse come filo conduttore l’ambito femminile. Ho allora creato tre pièce teatrali diverse ma affini. Per far questo ho “manipolato” quattro novelle tratte dalla Giornata I e II de “I Diporti” e ne ho ricavato una commedia.
La particolarità è l’utilizzo del racconto di Parabosco in modo fluido, ossia molto liberamente e soprattutto unendo fatti e avvenimenti fra loro lontani, dando agli stessi corpo e “rammendandoli” tra di loro a mò di “centone”, costituendo infine una pièce che ha compiutezza e consecutività, se pur derivata da ambiti in origine differenti. Quindi vi saranno storie diverse che si uniranno costituendone una sola più complessa ed unica che si svilupperà anche attraverso le altre. Per far ciò sono stati mantenuti, in linea di massima, i personaggi principali mentre il “parlato” è completamente nuovo. Questo testo è stato poi arricchito da elementi del tutto nuovi che fungono da collante tra trama e trama, sviluppandola laddove non era previsto nell’originale.
E siccome “I Diporti” deve molto al “Decamerone” di Boccaccio, m’è sembrato evidente che i due aspetti si dovessero esplicitare in una seconda commedia che si è sviluppata attraverso l’utilizzo di quattro novelle derivate dalle Giornate VII e III del “Decamerone” di Boccaccio.
I contenuti sono stati trattati in modo identico come per “I Diporti”, rispetto all’originale.
E per concludere ho voluto una terza commedia, questa volta senza derivazioni, che evocasse il Novecento: cinque tempi in quello che sembrerebbe un giallo un po’ sui generis, non privo di un certo umorismo sotterraneo e con al centro il variegato mondo femminile.
Per le due prime pièce, derivate da Parabosco e Boccaccio, è stata utilizzata, richiamando tempi lontani, una contenuta finta lingua antica che permette di evocare gli avvenimenti messi in scena, bene collocandoli ma anche facendo comprendere facilmente all’ascoltatore il narrato.
A seconda della situazione o del verso si troveranno, dunque, svariati e diversi ammiccamenti al tempo celebrato, usati differentemente anche in base al suono emesso dal complesso del verso stesso e dalla vicinanza di diverse vocali, nonché alla difficoltà nella pronuncia: ecco allora che un “tutti” può divenire un “toti” ma anche rimanere tale e quale se nell’armonia complessiva del testo (e della comprensione) tutto ben si sposa, integra ed affratella, emettendo anche un buon suono. In tutto ciò sono strategiche, essenzialmente nelle prime due commedie, le rime baciate che riescono a conferire una venatura spiritosa ma curiosa e, a volte, un po’ malignetta ai personaggi.”
Il volume è disponibile nelle librerie italiane e online.

Copertina Maneggi femminili definitiva


Nelle foto, Claudio Saltarelli e la copertina del suo ultimo libro dedicato al cinquantesimo della nascita di Parabosco.

Pubblicato il 18 aprile 2023

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Sottocategorie

  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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