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Convegno dei giornalisti: usare un linguaggio che dia speranza

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“Nei racconti di guerra e di conflitti, gli editori spesso ci chiedono di dare un pugno allo stomaco, di cavalcare l’onda emozionale del lettore. Ma restituiamo dignità a quelle persone di cui parliamo?”.
È la forte e provocante domanda di Laura Silvia Battaglia, giornalista freelance e documentarista, reporter in aree di crisi, conduttrice e autrice per RAI Radio 3, intervenuta, il 2 ottobre, al Convegno di Formazione per Giornalisti e Comunicatori, nella sala degli Arazzi del Collegio Alberoni di Piacenza.

Una relazione con il lettore

La reporter ha messo bene in evidenza l’importanza del linguaggio utilizzato dai giornalisti. Una considerazione che è stata anche alla base dell’intervento di mons. Adriano Cevolotto, Vescovo di Piacenza Bobbio, che ha sviscerato il messaggio di Papa Francesco per la Giornata delle Comunicazioni Sociali in cui si sottolinea la responsabilità di chi fa giornalismo.
“Bisogna aprire una relazione con il lettore - ha affermato mons. Cevolotto - per condurlo dentro a ciò che è accaduto. Papa Francesco usa i verbi del Vangelo di Giovanni “venire e vedere” che sono necessari per ogni autentica comunicazione. Con la presenza fisica si colgono tutti gli aspetti del fatto e anche nei momenti più drammatici della vita, si possono vedere segnali di speranza e fare parlare ciò che fa meno rumore”. La sfida e la passione di essere giornalisti - per il Vescovo - sono gli elementi che danno la capacità di leggere oltre e instaurano una fiducia tra lettore e giornalista.

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Nelle foto: in alto, i giornalisti presenti al Convegno tenutosi nella Sala degli Arazzi del Collegio Alberoni; sopra, i relatori, da sinistra mons. Adriano Cevolotto, Chiara Chiappini e Laura Silvia Battaglia.

Il rapporto con le fonti

Anche Laura Silvia Battaglia ha messo in evidenza il patto con il lettore che si fonda sulla fiducia ed ha pure sottolineato l’importanza del rapporto con le fonti delle notizie che vanno sempre rispettate.
Due sono i criteri - per la reporter- da seguire: il primo è quello di non avere fretta, di “bucare” la notizia su argomenti delicati e usare lo slow journalism, il giornalismo lento, nato proprio dalla frustrazione per la scarsa qualità del giornalismo cosiddetto mainstream (convenzionale o "di massa").
“L’altro criterio - ha sottolineato Battaglia - è il linguaggio da usare che deve sempre restituire dignità alle persone di cui si tratta e anche dentro una situazione drammatica come un conflitto, cogliere anche qualcosa di piccolo, ma che dà speranza”.

Un meeting di grande spessore

Numerosi i giornalisti presenti al Convegno che hanno molto apprezzato i contributi dei relatori.
Anche Alberto Mangili, giovane giornalista arrivato da Lecco, è rimasto soddisfatto e contento di aver partecipato ad un meeting di grande spessore.
“Ci tenevo a venire - ha affermato Mangili che scrive per un giornale polacco - sono tornato in Italia per un master e ho seguito questo convegno che mi ha molto appassionato. Anche la cornice scenica della sala degli Arazzi è stata un motivo in più per cogliere la suggestione dell’arte a Piacenza”.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 3 ottobre 2021

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