Proseguono le iniziative alla Biblioteca di strada di Piacenza (via Serravalle Libarna).
Giovedì 26 inizia il ciclo di incontri “In armonia con sé stessi e con gli altri”: alle 20.45 l’educatrice cinofila Giorgia Pera interverrà su diritti e doveri dei “cittadini a 4 zampe”; si proseguirà sabato 28, sempre alle 10, con la conferenza della psicologa Giorgia Libè sul tema dei disturbi dell’apprendimento. Gli incontri continueranno nei mesi di maggio e giugno.
Aule piene e sguardi vispi rivolti verso il proprio futuro. Così si sono approcciati gli studenti che hanno partecipato all'Open Day dell'Università Cattolica di Piacenza nella giornata di venerdì 13. Nella piazzetta di Economia dell'Ateneo sono stati predisposti desk informativi presi d'assalto dai futuri studenti, provenienti sia da Piacenza che da fuori provincia, segno anche questo di riconoscimento di appetibilità raggiunta a livello regionale e nazionale. La Facoltà di Scienze e Tecnologie Alimentari si è presentata con Marco Trevisan, Preside della Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali, coadiuvato da Edoardo Fornari. "Il nostro obiettivo finale è quello di formare persone per il controllo della qualità e analisi degli alimenti, verificarne origine e l'autenticità. Gli sbocchi occupazionali sono tutti quelli relativi alla filiera alimentare, tutti, in un territorio dove il food è settore trainante, chi diventerà dottore magistrale avrà la possibilità di ricoprire anche la figura di libero professionista e consulente". Intanto al desk vari capannelli di tutor, studenti, ed ex studenti in visita si scambiano opinioni sulle peculiarità delle Facoltà, cercando di chiarire più dubbi possibili. A Scienze di Formazione ci accoglie Gessica Monticelli, ex studentessa della stessa Facoltà passata al ruolo di tutor: “La mia esperienza in Facoltà è stata meravigliosa, tanto che ho scelto un ambito lavorativo attinente all’ambito accademico. Il tutor vuole essere uno strumento in mano alle matricole per la scelta del piano di studi, ovvero quali esami scegliere rispetto ad altri, e un supporto per il metodo di studio". La Facoltà di Scienze della Formazione ha presentato, tra i tanti l'indirizzo di "Progettazione pedagogica nei servizi per i minori", grazie a Pierpaolo Triani."Una delle ultime novità previste dalla legge - esordisce -, è l'introduzione del pedagogista come figura professionalmente più avanzata rispetto a quella dell'educatore, con la possibilità anche di insegnare Scienze Umane e Filosofia nelle scuole superiori, nel caso in cui venga ben strutturato il proprio piano di studi, scegliendo determinati esami. La figura del pedagogista ha un ruolo maggiore anche dal punto di vista della gestione e dell'organizzazione". Per gli imprenditori di domani invece c’è General Management, che offre la possibilità di comprendere tutte le dinamiche interne di un’azienda e cercare di far crescere la propria attività. La professoressa Elena Zuffada ha precisato che in un momento storico turbolento come questo, è importante avere anche questo tipo di competenze, evitando brutte sorprese per il futuro. Ma ci sono altre competenze, che il corso forma in modo particolare: le soft skills, forse considerate in passato “marginali”, ma oggi sempre più importanti nel mondo del lavoro.
Un evento dell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale, vissuto in prima persona dalle nuove generazioni, nel nome di San Colombano, il grande promotore dell’Europa unita, si è svolto, quale viaggio d’istruzione, il 16 e 17 aprile, tra Bobbio, che custodisce le reliquie del grande monaco irlandese, e luoghi colombaniani della Liguria, in particolare Albenga, Andora e Zuccarello. Un omaggio all’antica “Maritima” dei monaci del monastero di Bobbio che colonizzarono il territorio ligure, ove, unitamente all’evangelizzazione promossero anche la coltivazione dell’olivo. L'attività di Manuela Bertoncini, presidente e fondatrice dell’Associazione culturale Greenbutterflies, sta ridando smalto alla “Maritima” di colombaniana memoria. Al porto di Andora la classe è stata accolta dal “Circolo Nautico” che, gemellato grazie all’opera della Bertoncini, nel febbraio 2017, nel nome di Colombano col “Ballyholme Yacht Club”di Bangor (Nord Irlanda) ha effettuato la prima “regata di San Colombano”, evento che anche quest’anno si ripeterà. Grazie all’esperto Italo Curtolo i giovani studenti hanno imparato a conoscere i rudimenti della vela e gli abitatori delle cristalline acque della Riviera di Ponente, intrecciati alla responsabilità dell’uomo circa tutela e sicurezza in mare. La scolaresca è stata accolta nella Parrocchia di San Giovanni che custodisce l’icona pellegrina di Colombano, dono dei missionari di San Colombano di Dalgan Park (Navan, Rep. d’Irlanda), lì arrivata grazie alla Bertoncini. Pranzi e cene condivisi tra studenti e insegnanti liguri e bobbiesi sono stati occasione di amalgama di … culture gastronomiche, che, snodandosi tra piatti tipici di verdure ripiene, torta verde, cima genovese, hanno introdotto il piatto forte: il rinomato pesto. Non solo degustazione: gli studenti hanno attivamente frequentato la “Scuola del Pesto”. L’iniziativa “Progetto Peregrinus: Orizzonti non Confini: via cielo, terra e mare il respiro europeo lungo il Cammino di Colombano”, di cui il viaggio d’istruzione Bobbio-Andora rappresenta il primo evento, rientra nel calendario delle iniziative dell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale. Nell’ottica degli scambi culturali innescati da “Peregrinus” nel nome di Colombano, il 7 maggio, circa 65 tra scolari e insegnanti delle scuole medie ad indirizzo musicale di Albenga, saranno in visita a Bobbio.
Il Seminario Vescovile di Bedonia ha organizzato nell’Antico Santuario, una serata con Paolo Curtaz, teologo e scrittore di chiara fama, sul tema: “I miei pensieri non sono i vostri pensieri. La logica di Dio e la logica del mondo nel Vangelo”. La sede scelta per la sua bellezza e sacralità non poteva essere più adatta: un tempio dedicato alla Madonna della Consolazione, con le quattro grandi tele degli evangelisti che delimitano il presbiterio ai lati dell’altare. Un pubblico numeroso e attento, si è lasciato coinvolgere dalla logica stringente del relatore, logica che ci interpella, ci aiuta a fare bilanci sul nostro essere cristiani veri, non secondo le regole del mondo, ma secondo quanto la Parola di Cristo ci insegna. Oggi è facile che il divario tra la vita reale e quella del credente si faccia sempre più ampio. Il pericolo è che il cristianesimo diventi una religione sociale. Manca, forse, la trasmissione della fede di generazione in generazione. In Italia siamo quasi tutti battezzati e credenti, ma quanto il Vangelo condiziona la nostra vita? C’è il rischio che tutto si riduca al rispetto di regole consolidate: essere brave persone, frequentare regolarmente la chiesa, pregare, fare qualche elemosina. Questo, però, non basta a soddisfare la sete d’infinito che c’è in ogni uomo. Tra le tante indicazioni possibili, Curtaz, cogliendo nel segno, ne ha suggerito alcune, avvalorandole con la lettura di appropriati brani del Vangelo: agli occhi di Dio siamo tutti uguali, non lasciamoci fagocitare dall’ambizione o dalla smania di potere e ricchezze; liberiamoci dai macigni delle incombenze pratiche, convertiamoci alla gioia di amare e sentirci amati e proveremo il sapore della Leggerezza, della Gioia Intima, della Logica dell’Amore, del Perdono. Se saremo cristiani, secondo la logica del Vangelo, ci riconosceranno, perché sapremo amare tutti, ma soprattutto quelli che ci fanno del male o sono pesanti e difficili da amare con un amore concreto, non con spirito di sopportazione e sottomissione. La misericordia è sostegno della carità, dell’accoglienza, del perdono. Solo così saremo veramente Chiesa, pur con tutte le nostre fragilità e i nostri peccati, saremo il popolo dei perdonati che cercano di cambiare affidandosi a Gesù e lasciando che agisca nella nostra vita.
Il ‘900 è stato definito in tanti modi, ma c’è una definizione particolare che merita un approfondimento: è stato il secolo del bambino, in tutte le sue sfaccettature. Non solo dell’infanzia in quanto tale, ma delle infanzie, di un nuovo modo di concepire il futuro cittadino. Se ne è parlato giovedì 12 aprile nelle aule di Scienze della Formazione in Università Cattolica assieme ad un pool di esperti quali Mario Gecchele e Paola dal Toso, dell’Università di Verona, Ilaria Mattioni, Anna Debè, Elisabetta Musi e Simonetta Polenghi dell’ateneo piacentino. “Ci interessano i bambini in carne ed ossa – ha sottolineato quest’ultima -, sapere con cosa giocano, come vivono e come vivevano, come possono essere protagonisti della storia, produttori di simboli e codici. Il passaggio che si è verificato negli ultimi anni è enorme, perché sono sempre stati considerati come qualcosa di incompiuto”. Nel corso della storia poi molti studiosi di rinomata fama si sono occupati dell’infanzia, come Erasmo da Rotterdam – spiega la professoressa -. La devozione al Bambino Gesù si consolidava in congregazioni che portavano a sviluppare un senso materno”. Una rivalutazione del bambino dal punto di vista religioso che nell’800 subisce una trasformazione, è il secolo della scolarizzazione, preludio al ‘900 dei metodi scolastici ancora oggi diffusi capillarmente a livello globale; si pensi al Metodo Montessori o la scuola di Don Milani. Una pubblicazione in particolare cerca di sintetizzare questi passaggi; Philippe Aries in “Padri e figli nell’età moderna” analizza fonti varie per avere un quadro delle tradizioni del passato. Altra fonte considerata per il libro sono i dipinti, valido esempio per comportamenti e modi di vestire”. L’epoca più recente è quella dello studio, della sociologia. Viene compreso che i bambini sono depositari di una loro cultura specifica, gli adulti propongono giocattoli, vestiti e scrivono libri sull’infanzia, ma come sapere se effettivamente sono adatti ai bambini, se piacciono o meno? “Non sempre la cultura dei bambini coincide con la cultura per i bambini – precisa Polenghi -, in certi casi vediamo che il bambino ha prodotto degli scritti in passato, ma sappiamo anche che esistevano precettori che indirizzavano i bambini su cosa scrivere, come accaduto anche in Italia in epoca fascista”. L’ “uomo nuovo” è stato un punto fermo di molti totalitarismi, che vedevano nei bambini il futuro, la forza nuova che nasceva per il bene comune, qualunque fosse secondo i vari Mussolini o Hitler. “In questi casi spesso l’uomo nuovo era l’uomo soldato – considera il professor Gecchele -, tutto dipende dal contenuto che si da alla definizione. Più andiamo indietro nella storia più vediamo come i bambini fossero trattati male, con l’industrializzazione la cosa è anche peggiorata. Nel 1800 si abbandonavano più di 100 mila bambini all’anno, per i motivi più disparati: per illegittimità o per povertà”. Il Novecento è stato anche il secolo dei diritti per l’infanzia: dalla retorica si passa alla pratica. “Pio X decide di proporre la comunione ai bambini di 7 anni, cercando di renderli parte attiva della celebrazione eucaristica. Inoltre col diritto di famiglia del 1975 si considera il bambino per come può vivere il divorzio. Viene meno lo sguardo del bambino però, è quello più indifeso. Il suo bisogno affettivo non trova soddisfazione. Col 1991 in Italia si dà attuazione alla Convenzione dei diritti del fanciullo, che riconosce una serie di diritti fondamentali ancora oggi. Tuttavia c’è ancora tanto da fare, come testimoniano alcuni casi di cronaca”.
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