Se passate da Ziano, prendetevi un momento per visitarne la chiesa e per ammirare il grande e antico quadro del patrono San Paolo, che un recente restauro conservativo ha riportato al pieno splendore dei colori e all’originale, suggestiva luminosità della composizione. La chiesa ospita anche un antico organo, anch’esso degno di attenzione.
Durante il recente restauro è stato finalmente possibile attribuire con certezza il dipinto all’artista parmigiano Vincenzo Bertolotti, nato nel 1804. Vale la pena riflettere sulla sfida affrontata dall’artista nel 1843, data d’inizio dell’opera, quando, fronteggiato dalla vasta tela ancora immacolata, il pittore ha dovuto costruire l’immagine a partire da quella che, negli Atti degli Apostoli, è una striminzita descrizione di una cinquantina di righe. L’artista ha dovuto mettere tanta della sua creatività per trasformare in immagine i pochi punti fermi dati dalle scritture: accadde attorno a mezzogiorno, sulla strada per Damasco, quando una grande luce investì Paolo e la voce del Cristo risuonò nelle sue orecchie. La folgorazione è resa attraverso la posa di Paolo, la sua espressione di profonda meraviglia e il sofisticato uso della luce.
Il dipinto è stato restaurato nel 2016. Alla presentazione dell’opera il restauratore Giuseppe De Paolis era intervenuto per spiegare come il restauro sia consistito principalmente nella rimozione della spessa patina opaca formatasi in oltre un secolo di esposizione. “Ritrovati i veri colori dell’opera, la tela è stata riportata alla giusta tensione sul telaio e il medesimo, insieme alla cornice, sono stati trattati contro l’aggressione di tarli, particolarmente dannosi per quelle parti, realizzate in legno dolce di pioppo.
In Emilia Romagna i laureati che operano in campo agricolo puntando all’innovazione rappresentano il 50%, mentre gli imprenditori 4.0 con laurea ad indirizzo agrario sono l’80%. È il dato che emerge da uno studio sul rapporto tra agricoltura e nuove tecnologie condotto su un campione di 903 aziende tra Lombardia (71), Emilia Romagna (104), Piemonte (141) e Veneto (89) dall'Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia. La ricerca evidenzia che “non sembra che l’età possa essere rilevante al fine di determinare l’adozione o meno di tecnologie di agricoltura 4.0”. Pesa di più piuttosto il titolo di studio dell’imprenditore: “Sembra che un titolo di studio a indirizzo agrario – rilevano i ricercatori – sia associato a una maggiore probabilità di adottare soluzioni di agricoltura 4.0”. In Emilia Romagna però le nuove tecnologie applicate all’agricoltura paiono riguardare, in base all’analisi del campione, solo le realtà di dimensioni maggiori, mentre in Lombardia la scelta è spalmata indifferentemente su tutte le aziende. Quanto ai settori, Il cerealicolo è il comparto con le più alte percentuali di aziende che abbracciano l’agricoltura 4.0: 73% in Lombardia, 72% in Piemonte, 67% in Emilia Romagna, 65% in Veneto. In Emilia Romagna spicca la zootecnia (75) e l’orticolo (80%).
È un ingrediente speciale, il fungo porcino, e lo è ancora di più la qualità che cresce tra i boschi e i rivoli d’acqua che costellano il territorio dell’Appennino Parmense. Non è possibile confonderlo con altre tipologie perché il suo sapore distintivo e il suo profumo muschioso, è ciò che lo rende prezioso e ricercato nelle ricette dei migliori ristoranti. Ad Albareto (PR) in particolar modo, a un’altitudine che va dai 500 ai 1.600 metri sul livello del mare, il fungo porcino cresce per oltre 5 mesi all’anno; ed è proprio in questo ridente e ospitale paese di poco più di 2.200 abitanti che nella stagione autunnale, quella più affine alla raccolta dei funghi, si onora il rinomato sovrano dei boschi con una manifestazione diventata, negli anni, una meta imperdibile per gli appassionati e un autentico punto di riferimento a livello nazionale. Quest’anno la Fiera Nazionale del Fungo Porcino di Albareto taglierà il traguardo delle ventiquattro edizioni e dal 4 al 6 ottobre inviterà buongustai, esperti fungaioli e curiosi, tra profumati stand enogastronomici, menu a “tutto fungo”, escursioni, musica, eventi legati alla micologia, show cooking e divertimenti per bambini. Chef ed estimatori di questo pregiato prodotto naturale si cimenteranno nella sua rielaborazione culinaria, celebrando per tre giorni l’eccellenza della Val Gotra. Non va dimenticato che Albareto sorge proprio nel cuore della zona vocata al Fungo IGP di Borgotaro, prodotto di qualità superiore tutelato dal 1993. La manifestazione è inoltre gemellata dal 2012 con la Fiera del Tartufo Bianco di Alba (CN) e prevederà la partecipazione di aziende delle Langhe con le specialità tipiche. La Fiera Nazionale del Fungo Porcino di Albareto, risultato dell’efficienza e della dedizione dei volontari, è patrocinata dal Ministero dello Sviluppo Economico e nasce in collaborazione con il Comune di Albareto, il Consorzio del Fungo IGP, la Provincia di Parma, la Regione Emilia Romagna e il Circolo Culturale l’Albero.
“Neppure un lavoratore su cinque riceve il premio di produttività per un importo medio di 1130 euro. È un dato ancora insufficiente specialmente per il numero dei lavoratori coinvolti. Quando la contrattazione di secondo livello viene definita l’importo è sicuramente interessante per i lavoratori e in linea con gli importi degli altri territori”. Questa è la sintesi di Marina Molinari, segretario generale della Cisl di Parma e Piacenza, in occasione della presentazione del dossier sulle dichiarazioni dei redditi dello scorso anno, con un particolare focus sul salario di produttività. La fonte è il data base Caf Cisl che è partito dalle dichiarazione dei redditi dei piacentini che si sono rivolti al centro di assistenza fiscale del sindacato, è possibile ricavare dati interessanti per la nostra provincia: quanti lavoratori dipendenti, beneficiari di reddito da lavoro dipendente, sono anche beneficiari di premio di risultato (salario integrativo a tassazione agevolata, al 10%). Il 13% dei lavoratori dipendenti a Piacenza usufruisce di salario integrativo aziendale. Il cosiddetto salario di produttività o premio di produttività è un importo annuale contrattato tra sindacati e imprese, che tiene conto dell’andamento dell’azienda, previsto dai contratti integrativi. Fu inserito nel famoso accordo del 1993 tra sindacati, governo e imprese, ma ha incontrato difficoltà applicative perché nelle aziende piccole si fatica a fare contrattazione e perché gli incentivi fiscali-contributivi non sono adeguati. “In Emilia Romagna la provincia di Piacenza ha copertura intermedia di contrattazione integrativa, rispetto alle altre province della regione, con premio a favore del 13,34% dei dipendenti – illustra Molinari – tra Ravenna (24,17%) e Rimini (10,3%), la media regionale si attesta a 17,5%”. “A Piacenza non potendo fare contratti aziendali in imprese con pochi dipendenti – continua il responsabile sindacale – cerchiamo di siglare dei patti territoriali con le associazioni delle aziende, in modo che poi le imprese aderenti possano applicarli ai propri addetti”. “Sugli importi, invece, si riscontrano differenze significative tra le province” - precisa il segretario cislino. La punta regionale è a Bologna di 1.222,52 euro, mentre a Forlì-Cesena la media arriva appena a 787 euro. Parma ha gli stessi importi medi di Piacenza, ma più lavoratori interessati, dato che i beneficiari della contrattazione aziendale nella città ducale si attestano a quasi il 19 per cento (18,92%), superando la diffusione in terra piacentina di un buon 5 %. La diffusione di questo strumento può fare passi avanti in terra piacentina. L’indagine della Cisl è stata condotta su un campione significativo di 133.052 dichiarazioni dei redditi che lavoratori dipendenti della Marina Molinari-4regione hanno presentato attraverso le sedi del CAF CISL. Un’indagine che aiuta a individuare alcune linee d’intervento per lo sviluppo in un periodo in cui anche l’economia dell’Emilia Romagna vede un arretramento: il PIL del 2019 dovrebbe salire solo dello 0,3% dopo la crescita dell’1,4% dello scorso anno. “Lanciamo una sfida alle imprese e alle istituzioni – dice Molinari– per aumentare la percentuale di copertura del premio sui lavoratori e adeguare l’importo al reale andamento aziendale. Il salario di produttività è un’opportunità che va colta per aumentare i salari dei lavoratori dipendenti che, assieme ai pensionati, muovono i consumi del Paese. E’ lo strumento che unisce gli interessi dei lavoratori e delle imprese perché distribuisce una parte di produttività aziendale creata grazie alla collaborazione dei dipendenti”. “Inoltre non è certo con il salario minimo per legge che si alzano gli stipendi – continua – secondo noi servono due interventi: una legge che riconosca la validità dei contratti di lavoro firmati dai sindacati più rappresentativi e finalmente che l’INPS certifichi le adesioni dei lavoratori ai sindacati, per sancire la rappresentatività. Infine – conclude - è indispensabile che a Piacenza si punti a prodotti di qualità quindi a imprese e a lavoro di qualità perché solo in questo modo potremo recuperare questo disallineamento con le migliori province della regione”.
Quella della patata a Vezzolacca è una festa tradizionale, nata nel 1977, che ha contribuito a diffondere il nome di del paese valdardese in tutto il mondo. Vezzolacca di Vernasca è una località situata in alta Val d’Arda, precisamente nella cosiddetta Valtolla, in una suggestiva cornice naturale e la kermesse dedicata alla patata è una delle manifestazioni più importanti della Val d’Arda che si ripete ogni anno nel terzo weekend di agosto.
La forza di questo evento - in programma dal 16 al 18 agosto - è la cucina, fatta in modo artigianale, che si manifesta nel piatto principe della torta di patate. Gli altri piatti tipici che si possono gustare sono: tortelli di erbette, tortelli di patate, gnocchi di patate, spiedini e salsiccia, coppa alla griglia, cinghiale, salame cotto, patatine fritte, polenta al sugo di funghi o gorgonzola, salumi piacentini, torte dolci, vini tipici dei Colli Piacentini. Anche la musica fa la sua parte e la serata del venerdì è dedicata ai giovani, mentre sabato e domenica sono allietate dalle orchestre per il ballo liscio. Oltre alla musica e agli intrattenimenti, la domenica, a partire dalle ore 16, si svolge la Mostra delle patate coltivate dagli agricoltori locali e la relativa premiazione. Una singolare gara in cui i concorrenti, suddivisi tra amatori e produttori presentano delle patate di loro coltivazione e vengono sottoposte al giudizio di una giuria di esperti che seleziona le migliori e proclama i vincitori.
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