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Notizie Varie

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L'essere educatore comporta uno scambio reciproco di vita

ragazza

L’esperienza del Grest in parrocchia è sempre un’occasione di crescita per i ragazzi e i bambini di qualsiasi età che vivono in oratorio buona parte della loro estate. Spesso, però è facile dimenticarsi quanto questa sia una possibilità preziosa di arricchimento anche per i giovani educatori che scelgono di mettersi alla prova, diventando a tutti gli effetti un modello di vita per i più piccoli. Non solo: alcuni educatori sono chiamati a ricoprire un ruolo ancora più importante, quello di “responsabile”. Però, quando le responsabilità aumentano, aumentano anche i problemi da risolvere e le difficoltà, e diventa ancora più necessario rimanere uniti e condividere gli sforzi, le gioie e la fiducia.
Elisa Frigerio, un’educatrice dell’Oratorio San Filippo Neri di Castel San Giovanni, ci consegna la sua testimonianza: “Quest’anno, dopo una lunga esperienza da animatrice del Grest, a me e ad altri miei coetanei è stata data la possibilità di provare un’occasione educativa nuova. In particolare, ci è stato chiesto di diventare responsabili insieme, vivendo una corresponsabilità collegiale e condivisa. Attraverso questa nuova esperienza, ho e abbiamo ricevuto tantissimo, perché – oltre al sorriso e alla gioia dei bambini, oltre a quell’atmosfera che solo un Grest crea e sa regalare e donare – abbiamo anche dovuto imparare a collaborare insieme, in modo nuovo, sapendo che ci aspettavano tante problematiche e situazioni da vivere e da gestire. Personalmente, spero di aver dato la mia pazienza e di essere riuscita a donare tutto ciò che ho".
In un bilancio conclusivo, si può dire che l’“essere educatore” al Grest comporta uno scambio continuo e reciproco di gioia e di vita: “Credo di aver ricevuto tantissimo e di essere diventata qualcosa di più, di diverso, grazie a tutto quello che mi è stato donato dagli animatori e soprattutto dai bambini, che sono una fonte di energia, passione e bellezza spesso sottovalutata. Vedere il mondo con i loro occhi ti fa capire e sentire il bello che ci circonda. Quindi spero di aver donato il mio contributo e di essere cresciuta un po’, attraverso la collaborazione e le occasioni di miglioramento che ci hanno animato in questa esperienza".

Paolo Prazzoli

Pubblicato il 9 agosto 2019

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Viaggi d'estate: gli antichi mulini della Val Tidone

Lentino

La Val Tidone un tempo era costellata di un gran numero di mulini lungo tutto il corso del suo fiume.
Realizzati per la maggior parte nel XV secolo, ma con alcuni insediamenti molto più antichi, anche risalenti all’anno 1000, sono stati una componente fondamentale dell’economia locale per secoli.

Alcuni di questi sopravvivono ancora oggi, restaurati e trasformati in abitazioni o locali, e fra tutti si segnala particolarmente il borgo mulino Lentino, un intero piccolo paese-fortezza costruito attorno alla macina.
Da anni ormai questo suggestivo borgo ospita questi eventi, promossi dall’associazione “La strada dei mulini” e realizzati con il patrocinio dei Comuni Alta Val Tidone e di Sarmato e del Consorzio di Bonifica di Piacenza.
Iniziative appoggiate anche dall’associazione Sentiero del Tidone, che ha riaperto e valorizzato l’antico sentiero che risale lungo il corso del fiume, dal Po alle sorgente; oltre che dall’Associazione italiana Amici dei mulini storici e dal Centro Studi storici e ambientali Val Tidone.

Il borgo ospita il museo d’arte molitoria, con la sua ampia collezione di strumenti e di macine antiche e moderne, e essere guidati alla scoperta dell’antico mulino ad acqua.
Nell’antichità, il borgo si basava su un’economia di sussistenza incentrata sul baratto con i centri abitati più vicini.
Le radici del borgo Lentino sono medievali: il piccolo paese, fatto di edifici in pietre addossati l’uno all’altro a creare un mondo chiuso e ben difendibile, è un esempio perfetto di centro “curtense” introdotto in Italia dai Franchi in epoca Carolingia.
Queste piccole comunità, affacciate sulla corte centrale, si formavano tipicamente attorno alla figura di un signorotto locale che concedeva parte delle sue proprietà, come il mulino e il forno, in cambio di lavoro nei campi e cessione di parte del prodotto.

Oggi il borgo è una cornice suggestiva a pochi passi dal greto del fiume Tidone e dalla diga del Lentino.
Una sosta al piccolo villaggio, non rappresenta solo la visita a un antico mulino ad acqua, ma la rivisitazione di un pezzo di storia dell’intera Val Tidone.

Una visita in questo luogo suggestivo, piccolo ma ben restaurato e vera oasi di pace, sarà una perfetta occasione per riscoprire la vita di campagna che era così attuale fino a non molti anni fa, familiare ai nostri nonni quando non ai padri, nonostante ora sembri così distante e quasi incredibile, soprattutto agli occhi dei più piccoli.
Il borgo è visitabile su prenotazione.
Per info: www.mulinodellentino.it

Gabriele Molinelli

Pubblicato il 9 agosto 2019

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Sagra di San Rocco a Gazzola

8proloco gazzola

La graziosa località di Gazzola, con il territorio comunale distribuito tra la bassa collina e la Pianura Padana, ricca di monumenti importanti con spettacolari castelli fra cui quello famoso di Rivalta, si appresta a vivere la tradizionale Sagra di San Rocco.
Nella cornice dell’ampio spazio verde del campo sportivo, dal 10 al 12 agosto si svolge la kermesse all’insegna della gastronomia e della musica, programmata dalla Proloco di Gazzola.
La Proloco, animata da volontari di tutte le età, promuove varie iniziative per valorizzare le bellezze e le cose buone del territorio.
Si tratta di una grande risorsa per il paese, fatta di volontariato, di passione e di voglia di stare insieme per far crescere il territorio.

Le tre serate del 10, 11 e 12 agosto sono allietate dalla musica di Orchestra Kevin, Beppe Maccagni, Gianni & La Liscio Band.
Per gli amanti del ballo sarà a disposizione una pista in acciaio di 300 metri quadri.
I piatti tipici piacentini, nella loro grande varietà, sono proposti negli stand gastronomici.
La scelta spazia dai tortelli ai pisarei e fasö, dagli spiedini alla porchetta, allo stinco e atante altre specialità.
Le bevande sono caratterizzate dalla birra e vinelli bianchi e rossi.

Non mancano le bancarelle, il banco di beneficenza e, per i bimbi, il parco giochi.

Info: https://www.facebook.com/gazzolaproloco/

R.To.

Pubblicato l'8 agosto 2019

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Itinerari d'estate: il cammino di Santa Franca

gruppo

In estate l'Appennino piacentino è meta di pellegrini che si addentrano nei boschi alla scoperta delle meraviglie  di uan natura ancora incontaminata.
Proponiamo di seguito il Cammino di Santa Franca, un percorso che tocca alcune località dell’Alta Val d’Arda dove la Santa è ancora oggi molto venerata: il percorso è raccontato da Sergio Efosi e Fausto Ferrari, autori del libro “Il Cammino di Santa Franca” (da Il volume “Il Cammino di Santa Franca”, con le relative cartine escursionistiche, è disponibile in seconda edizione).
Il percorso escursionistico si snoda dalla cappelletta dedicata alla Santa a Vitalta di Vernasca (monte Vidalto), luogo della nascita di santa Franca, transita accanto alla prima fontana a lei dedicata e scende per i boschi fino a raggiungere Castelletto Valtolla, dove appena oltre il piccolo borgo si possono ammirare le vestigia di una vecchia chiesa della Valtolla del secolo XII, dedicata a Sant’Andrea.
Il percorso continua percorrendo la vecchia strada per il Poggio di Vezzolacca. Dopo aver lasciato il magnifico borgo, dal quale si gode di una notevole vista panoramica sulla Valdarda  si transita a “Ca’ Sarzin” dove si trova la seconda fontanella di Santa Franca. Si riscende fino all’Arda che si attraversa a Berdetti, dove inizia il percorso in salita fino al Santuario. Dopo pochi chilometri si transita accanto ai ruderi alla “ritrovata” Abbazia di Tolla (scavi archeologici in corso hanno fatto emergere  ben tre chiese antiche, una delle quali conserva un altare laterale; si spera che i ruderi siano presto visitabili).
Il percorso transita per Monastero, per Taverne e supera Tollara per dirigersi verso le parti più alte del  Parco del Moria (Morfasso). È qui che il Cammino devozionale incontra la terza fonte, quella “dei segni”, dove il pellegrino antico e ora quello moderno lascia un “segno” del proprio passaggio. Con un legnetto del bosco costruisce una piccola croce, la pone accanto alla fontanella, recita una preghiera e prosegue per Santa Franca.  A noi devoti della Santa piace pensare che fosse proprio Lei a lasciare il primo “segno”.
Ora il Cammino attraversa il Passo delle Donne e lentamente si avvicina a Montelana, la piccola frazione  posta ai piedi del sovrastante monte Santa Franca (al tempo monte Lana).
Anche in questo piccolo borgo antico, dove esiste un grande appezzamento di terra denominato “Il campo della Badia”, un toponimo che non lascia dubbi interpretativi, c’è una vecchia fonte posta proprio sul nostro Cammino.
Risalendo per la vecchia carrareccia si raggiunge, dopo circa 24 km di meraviglioso e a tratti faticoso percorso, il Santuario dedicato alla Santa, bello, candido circondato dalla boscaglia, accanto al bosco dei grandi faggi. Poco oltre, proseguendo sulla strada asfaltata in direzione Groppallo, c’è la Fonte dei Miracoli, quella alla quale la Santa, con le sue consorelle, attingeva l’acqua per l’uso quotidiano.  

L’anello di Santa Franca di San Lorenzo
Sono due anelli escursionistici che fanno capo alla frazione arquatese di San Lorenzo. Entrambi transitano nel grande bosco dedicato alla Santa dove esiste, dal medioevo, una cappelletta con una fontanella (ripristinata di recente) che sarebbe sgorgata al tempo della Santa.  L’anello escursionistico lungo si snoda per 8,5 km, quello breve per soli 5 km; entrambi con viste panoramiche molto suggestive.

Pubblicato l' 8 agosto 2019

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Il volto inedito di Eugenio Corti

In un libro il carteggio con la moglie Vanda

corti e moglie

È conosciuto come l’autore de “ll cavallo rosso” e “I più non ritornano”. Ora le edizioni Ares offrono un volto inedito del grande scrittore di Besana, in Brianza, Eugenio Corti: il suo intenso carteggio con la moglie Vanda di Marsciano, raccolto nel libro "Voglio il tuo amore" - Lettere a Vanda 1947-1951, Ares, Milano 2019, pp. 272, euro 16.
“Quello che io sono tu lo potrai leggere in un libro che ho pubblicato in questi giorni... te lo donerei io, se potessi rivederti...”. Inizia così, la sera del 15 luglio 1947, lo scambio di lettere tra Corti e l’allora studentessa di Lettere Vanda, che avrebbe sposato ad Assisi quattro anni più tardi. È una corrispondenza che mette a nudo l’anima di due giovani segnati dalla Seconda guerra mondiale, con i chiaroscuri di un legame inizialmente sofferto che diventerà poi inossidabile. Nella tranquillità della sua casa e del suo giardino Corti realizzò la vocazione di scrittore, impegnandosi nello studio e nel racconto di quanto aveva visto e vissuto. Nel capolavoro “Il cavallo rosso”, un romanzo in cui la grande storia si intreccia con la quotidianità della piccola storia di un paese della Brianza e di una famiglia, quella di Corti, ha lasciato una decisiva testimonianza dei travagliati anni del secolo scorso.
A custodire la memoria letteraria del marito, dalla casa di Besana, è la compagna di una vita, Vanda dei conti di Marsciano, insegnante nella Scuola Media e quindi preside, dal 1963 fino al 1996. Chiunque abbia vissuto un’esperienza d’amore – si legge nella presentazione del libro dedicato alla loro corrispondenza - si ritroverà in queste pagine, pagine che restituiscono intatta la grande capacità narrativa di Eugenio e sorprendono per la vivacità dei racconti di Vanda: una lettura che attrae e coinvolge, con la forza di un grande romanzo famigliare.

Pubblicato il 7 agosto 2019.

Pubblicato il 7 agosto 2019.

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