Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

Notizie Varie

Notizie Varie

Alla scoperta della Val Taro e Val Ceno

penna

La Valtaro e  la Valceno sono una meta ideale: paesi e villaggi sparsi ai piedi o sulle pendici dell’Appennino Ligure-Emiliano e Tosco-Emiliano con forte connotazione agricola, immersi in un paesaggio quasi incontaminato, caratterizzato da praterie, boschi e foreste, ove il verde domina sovrano.  Non mancano monti con aspre cime rocciose, laghi di origine glaciale e paesaggi mozzafiato. Ce n’è per tutti i gusti: percorsi impegnativi per gli escursionisti esperti, passeggiate brevi e lunghe adatte a tutta la famiglia, possibilità di pesca e bagni nei fiumi Taro e Ceno, alla nostra quota non ancora inquinati, picnic nei boschi ricchi di frutti selvatici: lamponi, fragole, mirtilli, more e in autunno pregiatissimi funghi  per i quali la nostra montagna è famosa. L’incanto delle nostre valli sono, l’aria pulita, la rigogliosità della vegetazione, i fiumi e i torrenti cristallini, le tracce di antichi popoli e sentieri percorsi dai viaggiatori medievali quali la “Via degli Abati”, i castellieri, i castelli (Bardi e Compiano quelli meglio conservati), la gastronomia, le antiche tradizioni, le leggende e la storia di uomini e cose; tutto ciò è palese per un turista attento capace di cogliere valori veri, come la tradizionale, ma sentita, religiosità.
In ogni piccolo paese, in ogni frazione svettano campanili, in ogni passo e luogo di transito delle antiche strade pedonali le molte cappellette e maestà restaurate e ben tenute provano che da noi la devozione, la sentita religiosità sono capaci di superare le difficoltà orografiche e il progressivo spopolamento. Nel 1937 con mezzi davvero poco idonei, le popolazioni della Valtaro e Valceno sono riuscite a trasportare e innalzare sulla cima più rappresentativa dei nostri monti, il Penna, la statua bronzea della Madonna di San Marco. 
Durante l’estate i nostri piccoli borghi si rianimano per accogliere degnamente i nativi, che riaprono le case avite per un riposante soggiorno, e i turisti. È un fiorire di iniziative di tutti i tipi all’insegna del divertimento, ma anche della cultura: feste, musica, rappresentazioni teatrali, mostre, presentazione di libri, sagre, pranzi all’aperto, serate culturali a tema, serate planetario, escursioni di tutti i tipi organizzate e condotte dalle guide GAE.
Le gite e le possibilità per le famiglie sono molteplici. 

Luoghi da visitare. Interessantissima la visita al Castello di Bardi, fortezza che si erge su uno sperone di diaspro rosso a difesa dell’Alta Val Ceno, molto accurati la ricostruzione di antichi ambienti e i percorsi didattici all’interno. Vicino a Bardi, in comune di Varsi, il monte Barigazzo con due creste di arenaria molto caratteristiche e faggi monumentali. Stupende le foto di Flavio Nespi su Valceno Web. Anche il Castello di Compiano merita una visita, dal camminamento di guardia si gode un bellissimo panorama della Valtaro. Il paese, circondato da mura, è ben conservato, caratteristico e piacevole. Nell’antico oratorio di San Rocco il “Museo degli Orsanti”. D’estate, oltre a varie manifestazioni importanti, riaprono le “Antiche Botteghe” con laboratori per adulti e bambini,
Borgotaro, il centro più grande e animato della zona, è interessante per i Palazzi Storici e le molte iniziative culturali dell’Associazione Culturale “A. Emmanueli” e per le serate di musica e spettacoli vari nell’anfiteatro di  Piazza Aquara.
Bedonia poi è giustamente famosa per il “Santuario Basilica della Madonna della Consolazione”, da noi familiarmente “Madonna di San Marco” e per il Seminario vescovile, posto in posizione panoramica sul Colle San Marco ai piedi del Monte Pelpi, con le importanti dotazioni museali e il Planetario. Per le escursioni sui monti non c’è che l’imbarazzo della scelta, tutti i comuni hanno pubblicato la Carta Turistico- Escursionistica del loro territorio che potete trovare presso le edicole e gli uffici tu-ristici. Per quanto riguarda i monti mi limito a suggerire due brevi passeggiate.

Dal Passo dell’Incisa alla cima del Monte Penna m. 1735. Sino all’Incisa (1463 m.) si può arrivare in automobile con strade asfaltate dalla Valceno, dalla Valtaro e da Piacenza ( Ferriere, Passo Zovallo, Passo del Tomarlo, Caserma Nuova del Penna, Incisa). Un ampio parcheggio è a disposizione, da lì parte un sentiero abbastanza agevole, tutto in salita però, che attraverso boschi di faggi centenari sale, in circa un’ora per i camminatori non molto allenati, sino alla vetta ofiolitica (1735 m) da cui si gode un panorama straordinario, a 360 gradi, del Mar Ligure, dei monti liguri, emiliani, lombardi e toscani con la caratteristica catena delle catena Alpi Appuane. Nelle giornate particolarmente limpide sono visibili le Alpi Piemontesi e Lombarde, nonché le isole dell’Arcipelago Toscano. Sulla cima troviamo la statua della Madonna di San Marco che vigila e protegge le Valli di Taro e Ceno e una Cappella dove si può celebrare la messa.

Dai Pianelli al Lago Nero. L’itinerario ha inizio dalla località Pianelli (1504 m.), raggiungibile da Ferriere in Val Nure tramite la strada che collega il passo dello Zovallo al Passo del Tomarlo o da Bedonia in Val Ceno tramite la strada per il Passo dello Zovallo. Dai Pianelli per un largo e agevole sentiero in salita tra boschi di faggi e slendidi panorami  si giunge a Prato Grande, a poco più di1600 m., una vasta torbiera tra il M. Bue e il M. Nero con in piccolo rifugio. Attraversato il prato, per un sentiero ben segnalato e più imper-vio. Si scende al suggestivo Lago Nero di origine glaciale a 1540 m. complessivamente il percorso richiede circa 1 ora o al massimo 1,15. Il monte Nero è un’elevata cresta di rocce ofioliti, tra il parmense e il piacentino, caratterizzata dal cupo colore delle rocce e dei ghiaioni, notevoli le tracce glaciali e gli estesi popolamenti autoctoni di pino mugo e abete bianco che creano un paesaggio molto singolare e poco appenninico. Una curiosità, ad agosto inoltrato Prato Grande appare come una nuvola rosa cipria per la fioritura del Garofanino Superbo e della Genziana Campestre.    

Da Bedonia alla Sorgente dell’Acqua Solforosa. Benvenuti a Bedonia, paese adagiato in una splendida conca dell’Alta Val Taro protetto  dalla mole amica del monte Pelpi, il gigante buono che ripara il paese dai gelidi venti del nord, per una domenica all’insegna della religiosità e della natura. La mattina in Basilica la solenne celebrazione domenicale  delle ore 10, oppure quella nella parrocchiale di Sant’Antonino  alle 11.15. Poi una sosta ristoratrice nel Parco del Seminario o una visita veloce al paese, il pranzo può essere a sacco sempre nel parco o ospiti del Seminario che, a prezzi popolari, offre ospitalità a famiglie e gruppi. Il pomeriggio una passeggiata verso il monte Pelpi alla ricerca della sorgente solforosa, tra prati un fiore, boschi e gorgoglianti ruscelli. Se in famiglia ci sono anziani o persone che non possono camminare in salita e in sentieri un po’ impervi, possono dedicare il pomeriggio al riposo nel verde  o visitare gli interessantissimi musei della struttura.

L’ itinerario. Usciti dal Seminario ci dirigeremo verso nord lungo la Provinciale 359 per circa un chilometro sino al bivio per Monti, sulla sinistra una “maestà”. Proseguire sulla strada per Monti attraverso gruppi di case in pietra fino alla località Ceio. Una strada sterrata a destra segnalata con segnaletica CAI ci guiderà tra boschi e costeggiando un gorgogliante torrente, tra luccichii e l’alternarsi di luce ed ombra, sino alla sorgente solforosa (una delle poche in provincia di Parma), da cui sgorga da millenni un’acqua altamente depurativa. Dopo una sosta ristoratrice potremo ritornare per la stessa strada o proseguire in salita versi la località Monti, frazione sulle pendici del monte Pelpi a 1000 metri, tipico borgo montano abbarbicato, e scendere, percorrendo la strada asfaltata che conduce a Bedonia, in zona aperta con un magnifico panorama sulla valle e sui monti circostanti, fino al Seminario. Complessivamente il percorso richiederà circa 2 ore di buon passo o 2 ore e mezza a passo più lento andata e ritorno alla sorgente escluse le soste, circa tre ore passando da Monti. Il percorso è di media difficoltà, soprattutto perché tutto in salita all’andata e con parte del percorso in sentiero un po’ accidentato, però non presenta particolari difficoltà, richiede a tratti un po’ di attenzione, ma ne vale assolutamente la pena.

Pubblicato il 20 agosto 2019

Ascolta l'audio   

Un libro per l'estate - «Poter amare» di Sovernigo

librosovernigo

"Poter amare. Maturazione sessuale e scelte di vita" di Giuseppe Sovernigo è un testo dedicato ai giovani che risponde a diversi interrogativi e coglie la portata dell’amore come esigenza fondamentale di ogni uomo.
Il libro di Sovernigo, sacerdote e psicoterapeuta di Treviso, vuole far comprendere che, solo con punti di riferimento validi, i giovani sapranno vivere un’esistenza integrale ed integrata che permetta loro di amare veramente e di individuare il progetto di Dio nella loro vita.

Amare non è un processo automatico e l’autore evidenzia le tante forze contrarie che sviano e a volte arrestano la forza dell’amore.
Le domande sono molteplici e si innestano nel cuore dei giovani.
Come mai avviene tutto questo?
Come rendere attuabile, nel piano educativo, il desiderio d’amare?
Quale energia interiore lo sostiene?
Quali riluttanze lo trattengono?
Come arrivare a scelte responsabili di vita, sia nel matrimonio che nelle vocazioni?

L’autore offre un importante contributo per rispondere a queste domande ai giovani che con questo supporto possono realizzare una verifica sulla propria maturità affettiva e sessuale.

Il libro, giunto alla sua terza edizione, con aggiornamenti legati all’odierno sentire comune, tenta di leggere, nel vissuto contemporaneo, anche il nuovo linguaggio sessuale legato alla cultura del “genere”.
Sono di aiuto le tavole e gli schemi, predisposti dal Giuseppe Sovernigo, strumenti che consentono ai giovani di conoscersi meglio e di curare le proprie relazioni, mentre per gli educatori sono un sostegno per costruire validi rapporti.

Giuseppe Sovernigo, "Poter amare. Maturazione sessuale e scelte di vita",
EDB, p. 228 - euro 22

Pubblicato il 20 agosto 2019

Ascolta l'audio

Un film-documentario su Val Tidone e Val Luretta

filmVTpanorama

Troppo spesso cerchiamo la bellezza, la storia e il mistero lontano da casa solo perché non ci hanno raccontato abbastanza del posto in cui viviamo.
Come italiani siamo particolarmente fortunati, perché non esiste luogo nel Bel Paese che non abbia qualcosa di unico da offrire, ma spesso non ce ne rendiamo conto.
L’associazione “LaValtidone”, con sede a Nibbiano, si impegna in tante lodevoli iniziative per promuovere il territorio e farlo conoscere, prima di tutto a quelli che in Val Tidone sono nati e ci vivono.
Con questo obiettivo è nato il film-documentario “Terre di racconti nascosti”, che rivela luoghi stupendi della Val Tidone e della Val Luretta (e non solo) e le storie affascinanti ad esse legate.

Il regista Canzio Ferrari e la sua troupe hanno composto un viaggio che si snoda attraverso 14 argomenti e lungo il corso delle stagioni, toccando numerosi paesi. La narrazione è affidata a Martina Bensi e Manuela Schenardi.
Fra le tappe più notevoli c’è la riscoperta dell’eremo di San Michele posto in Comune di Coli, dove secoli fa giunse San Colombano: l’eremo è perfettamente in asse con le altre chiese poste sulla famosa "linea sacra di San Michele Arcangelo".
Una tappa ci porta alla Madonna del Monte, nel Comune di Nibbiano, ora Alta Valtidone, dove ogni anno milioni di formiche alate ritornano per la riproduzione.
Manuela e Martina ci guidano anche alla Madonna del Sasso in Comune di Pianello V.T., dove nel 1537 ci fu un'apparizione, per poi fare tappa alla chiesa di Sant'Anna a Piacenza, che al suo interno custodisce un importante affresco raffigurante San Rocco.

Il documentario ci rivela poi che il personaggio dell’Innominato, che noi tutti ricordiamo per il ruolo nei Promessi Sposi di Manzoni, è legato storicamente a Borgonovo. Proprio da lì ne segue le tracce fino a Vercurago, in provincia di Lecco, dove si trova ciò che resta dell'antico castello che Manzoni indicò quale sua residenza.
La conduttrice Manuela Schenardi non vuole ovviamente rovinare la sorpresa, ma è giustamente orgogliosa di questo passaggio: “la vicenda dell’Innominato è stata ricostruita grazie ad una lunga ricerca storica, con visite agli archivi e lettura dei documenti del tempo. Se ne sono occupate una ricercatrice universitaria oltre che la figlia del regista, Vanessa”.

La fase di ricerca e preparazione dei testi si è protratta per un paio d’anni.
“L’idea di questo film è venuta al regista verso la fine del 2013 e ci ha lavorato fin da allora. Le riprese sono andate avanti da gennaio a ottobre del 2017”.
Ora il film è pronto. Le riprese sono state montate e includono panoramiche aeree ottenute con l’uso di droni e qualità d’immagine 4K.

“Altra curiosità è la ricostruzione della vicenda storica dietro alla leggenda del fantasma del castello di Zavattarello. Il film include immagini di rievocazione storica in costume”, racconta Manuela.
“Il tutto è molto scorrevole; è un racconto, piacevole da seguire”.

Il progetto ha goduto del patrocinio di Regione Regione Emilia-Romagna, Regione Lombardia e di numerose istituzioni locali, oltre che della Diocesi di Piacenza-Bobbio (Ufficio Beni culturali ecclesiastici e Archivio Storico diocesano di Piacenza).
Il documentario può essere un’eccellente fonte d’ispirazione per gite ed escursioni estive, alla ricerca dei tesori dimenticati a due passi da casa.

Gabriele Molinelli

Pubblicato il 19 agosto 2019

Ascolta l'audio

Protezione civile, nuova sede a Fiorenzuola e altri tre interventi nel Piacentino

Nel Piano triennale della Regione per sedi nuove e più sicure altri investimenti a Podenzano, Gragnano e nel capoluogo Piacenza

m5

Poli di protezione civile potenziati in Emilia-Romagna. Ne beneficia anche Fiorenzuola, dove sorgerà la nuova sede sovracomunale della Protezione civile Val d’Arda.
Questo è un pacchetto di 26 interventi in tutte le province, da Piacenza a Rimini, approvato dalla Giunta regionale per potenziare la rete delle strutture di protezione civile dell’Emilia-Romagna.
Sono inseriti in un piano triennale che, fino al 2021, mette in campo quasi 3 milioni e 300mila euro.
“Far crescere la rete delle strutture di protezione civile diffuse sull'intero territorio e la dotazione delle attrezzature a loro disposizione - afferma l’assessore regionale alla Protezione civile, la piacentina Paola Gazzolo -, è fondamentale per rendere le nostre comunità più resilienti e preparate ad affrontare i rischi che il cambiamento climatico rende evidenti. Si tratta di veri presidi per la sicurezza: l'Emilia-Romagna ha fatto la scelta strategica di crearne di nuove e rendere quelle esistenti moderne, efficienti ed attrezzate”.

I nuovi fondi serviranno anche per migliorare e potenziare le strutture sovracomunali, acquistare attrezzature di telecomunicazione, apparati ricetrasmittenti e realizzare campi macerie per l'addestramento delle unità cinofile.
A Piacenza sono in arrivo 730 mila euro per quattro interventi.

A Fiorenzuola d’Arda, come detto, verrà realizzata la nuova sede sovracomunale per la Protezione civile Val d'Arda e Centrale di soccorso alla popolazione con un contributo regionale di 300mila euro disponibile già nel 2019.
A Piacenza, ad integrazione dei finanziamenti concessi per un milione e mezzo di euro, è previsto quest’anno un ulteriore contributo di 100mila euro per la realizzazione del nuovo edificio del Centro Unificato Provinciale.
A Gragnano si provvederà all’adeguamento sismico e alla bonifica delle strutture in amianto presso il centro culturale, edificio individuato quale sede Centro Operativo Comunale e Area Accoglienza Coperta in caso di emergenza. Si tratta di un’integrazione di 100mila euro che raddoppia i fondi già destinati l'anno scorso.
A Podenzano lo spostamento del Centro Operativo Comunale a valenza sovracomunale nel "Palazzo della Cultura" verrà sostenuto dalla Regione con 230mila euro.

Pubblicato il 19 agosto 2019

Ascolta l'audio

Fondazione Teatri, aumenta il contributo ministeriale per il Teatro Municipale

teatro

Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha premiato per l'anno 2019 l'attività di lirica, concertistica e danza del Teatro Municipale, attraverso l'erogazione di un contributo di 593mila euro.  Con Decreto Ministeriale il Ministero ha infatti pubblicato il Decreto di attribuzione delle risorse assegnate ai Teatri di Tradizione, riconoscendo alla Fondazione Teatri di Piacenza per l’anno 2019 un aumento del 3% rispetto allo stanziamento iniziale dello scorso anno. “Una soddisfazione ancor più giustificata – spiega in una nota la Fondazione Teatri - se si considera che annualmente il Teatro Municipale di Piacenza si trova a concorrere con realtà ben più strutturate della propria e con maestranze stabili. Nonostante ciò la serietà e la dedizione con cui il personale della Fondazione Teatri costantemente opera ha permesso a Piacenza di rimanere nell’alveo dei migliori Teatri di Tradizione, in grado sia di intercettare artisti di fama internazionale che di scoprire e promuovere giovani talenti. Professionalità, serietà e qualità artistica delle produzioni hanno permesso a Piacenza di essere riconosciuta della critica più autorevole, e di costituire oggi più che mai volano fondamentale della promozione turistica di un territorio ricco e desideroso di far conoscere e apprezzare sempre più le proprie risorse, anche in occasione di Parma 2020, dove Piacenza sarà protagonista di un programma turistico-culturale condiviso”.

“Il Teatro Municipale di Piacenza – prosegue la Fondazione Teatri, ovviamente soddisfatta - per la sua capacità è chiamato a coprodurre e collaborare a livello nazionale non solo con altri Teatri di Tradizione ma anche con Fondazioni Lirico-sinfoniche. È di questi giorni la notizia che il Teatro Carlo Felice di Genova ha inserito per la seconda volta nella propria Stagione d'Opera un allestimento prodotto dal Municipale di Piacenza: dopo Luisa Miller, è ora la volta di Un ballo in maschera, anch'esso prodotto nell'ambito del Progetto Opera Laboratorio 2016 con la regia di Leo Nucci.  Prosegue inoltre l’accordo stipulato con il Teatro dell'Opera di Marsiglia, che dopo Simon Boccanegra riprenderà l'allestimento de La bohème, che inaugurerà a dicembre la Stagione operistica del Municipale”. Il sindaco Patrizia Barbieri, particolarmente orgogliosa dei risultati raggiunti, ha dichiarato: “Ringrazio il direttore artistico e tutto il personale per la qualità dell'offerta culturale del nostro Teatro, sempre più convinta dell'importanza di mantenere un fronte comune di sostegno locale all'importantissima attività della Fondazione Teatri”.

Pubblicato il 18 agosto 2019

Ascolta l'audio   

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente