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Notizie Varie

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Disabilità, la Regione scrive ai Comuni: «Garantire la massima attenzione alle persone più fragili»

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In piena emergenza Coronavirus le persone con disabilità sono costrette ad affrontare routine stravolte e una quotidianità da reinventare, affrontando grandi difficoltà legate alle limitazioni della mobilità e alla sospensione dei servizi educativi e nei centri diurni. E con essi, le famiglie.
Per questo la Regione Emilia-Romagna nei giorni scorsi è già intervenuta a chiarire, facendo riferimento alle indicazioni del Governo, che la persona con disabilità nei casi strettamente necessari può uscire dal proprio domicilio per attività correlate alla propria condizione di salute (ad esempio per evitare rischi di crisi comportamentali), - a piedi o in macchina, eventualmente accompagnata da un familiare o da chi la assiste – autocertificando negli appositi moduli l’indispensabilità dell’uscita e sempre osservando le regole di distanziamento sociale. Accanto all’autocertificazione la Regione consiglia di dotarsi di certificazione medica, che le Ausl di tutta la regione stanno già rilasciando su richiesta. Ed è alle persone con disabilità e alle loro famiglie che guarda la lettera che la Regione ha inviato a tutti i Comuni, da Piacenza a Rimini, in occasione della “Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo”, istituita nel 2007 dall’Assemblea Generale dell’Onu, per richiamare l’attenzione di tutti sui diritti delle persone nello spettro autistico. L’obiettivo della missiva è quello di fare il punto sulle iniziative messe in campo nell’emergenza e chiedere attenzione particolare su tutto il territorio regionale per garantire supporto e vicinanza alle persone con disabilità e alle loro famiglie, a maggior ragione dopo la sospensione, a causa delle misture restrittive di contenimento del Coronavirus, dei servizi educativi e dei centri diurni, che ha portato, per molti, all’interruzione dei percorsi educativi e scolastici e delle relazioni con i propri contesti di cura sociosanitari. Una condizione - quella della prolungata permanenza in casa - che, soprattutto per chi presenta elevate fragilità psichiche e quadri spesso associati a disturbi del comportamento, rischia di causare situazioni particolarmente complesse e difficilmente sostenibili.
“Durante la Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo, che quest’anno cade in piena emergenza sanitaria da Coronavirus - sottolinea la vicepresidente con delega alle disuguaglianze, Elly Schlein – abbiamo voluto invitare tutti i Comuni a riflettere insieme a noi sulla condizione di difficoltà e a volte di isolamento in cui stanno vivendo le persone con disabilità e le loro famiglie, a causa delle restrizioni imposte per contenere il diffondersi del contagio e a condividere le buone pratiche messe in campo per il supporto. In molti casi si stanno svolgendo prestazioni educative o assistenziali a distanza. In alcuni territori, come previsto dal decreto “Cura Italia”, per situazioni particolarmente gravose, le sedi dei centri diurni, ancora sospesi, sono state aperte per interventi individuali. Interventi che si svolgono chiaramente nel rispetto delle norme di prevenzione del contagio, senza creare aggregazione e con l’adozione di tutte le misure necessarie per garantire la massima tutela della sicurezza e della salute, sia degli operatori che degli utenti. In altri contesti questo tipo di prestazioni è stato garantito, nei casi più difficili, anche grazie alla collaborazione degli educatori. Tutti insieme- prosegue la vicepresidente- possiamo collaborare al meglio per riuscire a rendere questa emergenza meno gravosa per le persone più fragili e vulnerabili”.

CHI E COME PUÒ USCIRE DAL PROPRIO DOMICILIO
La Regione, sulla base delle segnalazioni pervenute dalle associazioni che si occupano di disabilità, è già intervenuta con alcuni chiarimenti, facendo riferimento alle risposte ad analoghe richieste da parte dell’Ufficio per le persone con disabilità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. In particolare, è stato chiarito che, per evitare il rischio di crisi comportamentali legate alle limitazioni alla mobilità, la persona con disabilità può uscire dal proprio domicilio, a piedi o in macchina, per attività correlate alla propria condizione di salute solo se strettamente necessario e osservando le regole di distanziamento sociale, eventualmente accompagnata da un familiare o da chi la assiste. Come per tutte le uscite da casa per motivi di salute, è indispensabile l’autocertificazione. La Regione ha suggerito che, a supporto dell’autocertificazione, ci si doti di certificazione medica. Le Aziende sanitarie, su richiesta dell’interessato o del familiare che lo rappresenta, rilasceranno una certificazione attestante la condizione o lo stato di disabilità e le eventuali ulteriori informazioni ritenute necessarie. Ad oggi sono già state prodotte da tutte le Ausl le certificazioni richieste.

ASSISTENZA ALLE PERSONE CON DISABILITÀ
Dal monitoraggio dei servizi offerti a livello locale alle persone adulte e minorenni con disabilità, sia fisica che intellettiva, con disturbi psichici e dello spettro autistico, emerge che le Aziende Usl, pur in una situazione di oggettiva difficoltà (oggi vengono garantite solo le prestazioni urgenti e indifferibili) si sono attrezzate per contattare i casi gravi (tra cui le persone con disturbi dello spettro autistico), con colloqui telefonici o videochiamate; sono stati predisposti materiali informativi per le famiglie, spunti per giochi e attività, letture online. In alcuni casi, come previsto dal decreto “Cura Italia”, per situazioni particolarmente gravose, le sedi dei centri diurni, ancora sospesi, sono state aperte per interventi individuali. Interventi che si svolgono chiaramente nel rispetto delle norme di prevenzione del contagio, senza creare aggregazione e con l’adozione di tutte le misure necessarie per garantire la massima tutela della sicurezza e della salute, sia degli operatori che degli utenti. In altri contesti questo tipo di prestazioni è stato garantito, nei casi più difficili, anche grazie alla collaborazione degli educatori.

Pubblicato il 4 aprile 2020

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Calendasco, penne e quaderni a domicilio

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Penne e quaderni a domicilio a Calendasco. L’Amministrazione comunale ha attivato il nuovo servizio in collaborazione con una cartoleria del territorio piacentino e il prezioso supporto dei volontari di Protezione civile. “La scuola non è chiusa, si è solo trasferita on line”, afferma il sindaco Filippo Zangrandi. “Le necessità di tante famiglie con studenti potranno essere soddisfatte: già dalla prossima settimana la cancelleria arriverà direttamente a casa, l’istruzione è un bene primario”.
Chi è interessato può prenotare il materiale necessario entro il sabato di ogni settimana al numero 3207698852; lo riceverà entro il mercoledì successivo. In caso di urgenze potranno essere attivate anche consegne eccezionali.
“Un grazie particolare – conclude Zangrandi – va al Gruppo Volontari Protezione civile Calendasco che aggiunge un ulteriore tassello all’impegno quotidiano per assicurare spesa e farmaci a domicilio, oltre che per il monitoraggio del rispetto dei divieti sugli spostamenti svolto fianco a fianco con gli amministratori comunali in supporto alle Forze dell’ordine”.

Pubblicato il 4 aprile 2020

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Confapi pronta a pagare i test Covid19 ai lavoratori

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Il presidente Camisa scrive a Bonaccini: “Nell’emergenza coronavirus la salute è prioritaria, ma si programmi la ripartenza delle aziende. Sistema economico a rischio collasso”.
“Le imprese sono pronte a pagare i test rapidi per la valutazione degli anticorpi anti-Covid 19 ai lavoratori con l’obiettivo di far diventare l’azienda il luogo più sicuro dove stare. Ma occorre programmare la ripartenza”. Lo dice con un accorato appello il presidente di Confapi Industria Piacenza nonché vicepresidente Nazionale di Confapi Cristian Camisa in una lettera indirizzata al presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini.
“Forse non tutti hanno consapevolezza della gravità della situazione in cui le aziende si troveranno a brevissimo – scrive Camisa – il rischio è che si vada incontro alla chiusura con effetti non solo economici ma anche sociali inimmaginabili. Dobbiamo costruire assieme un modello che coniughi sicurezza, salute e ripartenza economica. Per questo gli imprenditori sono pronti a pagare il test rapido di valutazione degli anticorpi di coronavirus ai propri dipendenti e applicare i tutte le ordinanze delle autorità in merito alla sanificazione, dispositivi di protezione individuale e tutto quanto necessario per garantire l’economia e la salute. I test potrebbero essere acquistati senza burocrazia con il rispetto di requisiti tecnici preconcordati. La ripartenza dovrebbe avvenire attraverso chi è risultato negativo o già immune per via del superamento del virus: ripeto l’impresa deve diventare il posto più sicuro dove stare e l’accordo con le parti sociali in questa fase è fondamentale”.
Camisa si sofferma sulla gravità della situazione sanitaria che il territorio si trova a vivere: “Siamo consapevoli che l’aspetto sanitario sia prioritario: di fronte alla salute tutto passa in secondo piano. Piacenza sta pagando un prezzo altissimo e tutti hanno dimostrato grande solidarietà e voglia di dare una mano. Sono orgoglioso della mia città – dichiara – e del lavoro straordinario fatto dagli operatori sanitari e non solo. Il territorio però non può reggere un fermo prolungato pressoché totale delle aziende: se non si prendono misure straordinarie e urgenti, il sistema economico locale rischia di collassare”.
“Sono orgoglioso della mia città – aggiunge Camisa – e del lavoro straordinario fatto dagli operatori sanitari e dal coordinamento delle Istituzioni”.
Confapi Industria aveva proposto al Governo una sterilizzazione delle scadenze di fine mese o un pagamento automatico garantito dallo Stato ai creditori con la conseguente attivazione di una linea di liquidità per le aziende che non fossero riuscite ad ottemperare ai propri doveri: “Nulla al momento è stato fatto – fa notare Camisa – tutti i provvedimenti recentemente adottati a livello locale, regionale e nazionale sembrano andare nella direzione di sostegno sociale e assistenziale ma non dimentichiamoci che la ricchezza e le entrate fiscali vengono prodotte dal lavoro delle aziende. Si consideri anche che i titoli del debito pubblico italiano vengono acquistati perché l’Italia è la seconda potenza manifatturiera d’Europa: se questo tessuto di piccole e medie industrie sparirà o diminuirà, anche l’appeal del nostro Paese crollerà e questi titoli saranno considerati poco più di carta straccia”.

Ecco allora l’appello forte e accorato che Camisa rivolge alle istituzioni: “Chiediamo alla politica di ogni schieramento e a ogni livello di competenza, da quella locale a quella regionale fino a quella nazionale ed europea, di programmare la ripresa delle attività e sviluppare un piano volto a sostenere finanziariamente le aziende e di fare presto – conclude Camisa – noi faremo qualsiasi sforzo per mantenere in vita le nostre aziende, ma per la prima volta chiediamo allo Stato di esserci: lasciar morire le aziende significa far morire l’Italia”.

Pubblicato il 2 aprile 2020

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La Banca di Piacenza in aiuto alla Caritas diocesana

Mario Idda


In questo difficile momento legato all’emergenza del coronavirus, la Banca di Piacenza continua, con azioni concrete, a svolgere la sua funzione di vicinanza ai territori di insediamento. In questa direzione va la decisione di sostenere l’azione della Caritas diocesana di Piacenza. La liberalità dell’Istituto di credito - di cui s’è fatto portavoce il Condirettore dott. Pietro Coppelli - servirà all’Associazione per dare continuità a due servizi più che mai essenziali in questo periodo emergenziale: la preparazione di 150 cestini alimentari al giorno (in sostituzione del servizio mensa ora sospeso), con un pasto caldo per il pranzo e il necessario per la cena (la distribuzione avviene tutti giorni, dalle ore 12, presso il centro Il Samaritano di via Giordani) e il servizio a domicilio di consegna di borse-viveri e medicinali essenziali indirizzato a famiglie bisognose e a singole persone fragili e vulnerabili.
“Ringraziamo la Banca di Piacenza del sostegno e della solidarietà dimostrata in questa occasione, ma che si ripete da diverso tempo”. Questo il pensiero del direttore della Caritas Mario Idda, che così prosegue: “In un momento simile l’aiuto della Banca locale è più che mai puntuale, perché all’emergenza sanitaria si aggiunge quella economica: tante persone che prima riuscivano ad arrivare con fatica a fine mese, ora non ce la fanno più. Stiamo registrando un continuo aumento di richieste di aiuto da gente che chiama perché non ha da mangiare. Quindi il gesto della Banca è molto importante e ci consente di rispondere a questo bisogno”.

Pubblicato il 3 aprile 2020


 

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Donne e digitale, 273 corsi per integrare le competenze

formazione donne

Aiutare le donne a valorizzare i risultati raggiunti nei percorsi di istruzione e renderli maggiormente spendibili nei contesti lavorativi, e accompagnarle nell’integrare le proprie conoscenze con i nuovi “saperi digitali” richiesti dal mercato del lavoro. Sono gli obiettivi dell’offerta formativa approvata dalla Regione e finanziata con 4 milioni di euro del Fondo Sociale Europeo, rivolta a donne in possesso di una qualifica o di un diploma professionale o di un titolo di istruzione secondaria superiore o di un titolo universitario, che necessitano di azioni formative per acquisire conoscenze e competenze digitali. “Aumentare e completare le competenze delle persone porta alla buona occupazione- spiega l’assessore regionale alla Formazione e al Lavoro, Vincenzo Colla-. A questo sono dedicate le risorse del Fondo sociale europeo, alle persone, per permettere loro di avere accesso a strumenti e percorsi per specializzare ed esaltare le proprie competenze ed essere parte attiva della vita sociale”. Sono 18 le operazioni risultate ammissibili ed approvabili, (due per ognuno degli ambiti provinciali della Regione) che consentiranno di realizzare 273 percorsi su tutto il territorio regionale. La durata sarà fra 40 e 80 ore, per una platea di 3000 potenziali destinatarie. Per partecipare occorre essere residenti o domiciliati in regione Emilia-Romagna in data antecedente l’iscrizione alle attività.

Pubblicato il 2 aprile 2020

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