Nei giorni scorsi, dopo un lungo periodo si sofferenza, è deceduto all’ospedale di Treviglio don Angelo Adami sacerdote della diocesi di Chiavari ma con radici bobbiesi dove ha frequentato il seminario e vissuto diversi anni del suo ministero. Nato a Misano di Gera d’Adda in provincia di Bergamo era stato ordinato sacerdote il 14 giugno del 1975 dal card. Giuseppe Siri, Amministratore apostolico nella chiesa cattedrale.
Per diversi anni ha esercitato il ministero a Trebecco, piccola comunità della Val Tidone che ha saputo rivitalizzare con il suo dinamismo pastorale. Nominato in seguito parroco di Borzonasca, appartenente allora alla diocesi di Bobbio, ha scelto di incardinarsi a Chiavari in seguito alla fusione di Bobbio con Piacenza, quando le parrocchie di Borzonasca, Caregli e Brizzolara divenivano parte della diocesi di Chiavari.
Il suo legame affettivo con Bobbio e con Piacenza, dove aveva compiuto gli studi teologici, non è mai venuto meno, anche se le distanze e le condizioni di salute aggravatesi negli ultimi anni gli hanno reso difficile il continuare a coltivare rapporti d’amicizia instaurati nel periodo bobbiese.
Oltre alla parrocchia di Borzonasca, che ha servito per lunghi anni, ha svolto il ministero anche a San Lorenzo in Levaggi e per un certo periodo nell’Abbazia di Borzone.
Lo ricordiamo per il suo temperamento aperto, cordiale, immediato, gioviale e per il suo servizio puntuale e appassionato alle comunità via via affidategli, mentre lo affidiamo al Padre della gloria perché gli doni la ricompensa riservata ai servi buoni e fedeli che hanno lavorato con assiduità al servizio del Regno.
Massimo Piepolida oggi è ilnuovo responsabile della Cardiologiadell’ospedale di Castel San Giovanni. L’incarico è stato ufficializzato nei giorni scorsi dal direttore generale dell’Ausl di PiacenzaLuca Baldino. “Il dottor Piepoli – ha evidenziato – ha unagrande visibilità internazionalee unacapacità scientifica di alto livello. È direttore della più importante rivista di prevenzione cardiologica europea, è autore di centinaia di lavori e abilitato all’insegnamento accademico. Qui potrà affiancare a queste competenze la conduzione di un reparto. Questo incarico va nella direzione dipotenziare l’attività di Castel San Giovanni, come già abbiamo fatto con la scelta di definire un’ulteriore vocazione per questo presidio, identificato comel’ospedale delle donne. La Cardiologia si colloca bene in questo percorso: ovviamente, i pazienti non sono solo quelli femminili, ma è un ambito dove potremo proprio sperimentare anche un approccio di genere”.
Al benvenuto del direttore generale Baldino si è subito aggiunto quello delsindacodi Castel San GiovanniLucia Fontana: “Non posso che esprimere grande soddisfazione per questo incarico. Il dottor Piepoli ha un profilo professionale di altissimo livello che permetterà a questo reparto, che aveva già raggiunto un grado di eccellenza con la dottoressa Daniela Aschieri prima e poi con Lucia Torretta come facente funzioni in questi mesi, di proseguire in una direzione di crescita. Per il nostro presidio è un momento illuminante: l’ospedale di Castel San Giovanni è sempre stato un riferimento non solo per la Val Tidone ma anche per l’Oltrepò pavese. Figure come quella di Piepoli non possono che potenziare ancora il progetto che si è intrapreso: il nostro presidio guarda al futuro in un contesto di rete, che offre diversi punti di eccellenza”.
Il direttore generale ha infatti annunciato che l’Azienda Usl di Piacenza ha avviato la richiesta alla Regione per ottenere che la Cardiologia do Castel San Giovanni diventi unastruttura complessainvece della semplice dipartimentale attualmente esistente. “È un onore per me lavorare qui – ha evidenziato il dottorPiepoli– dove ho trovato subito un gruppo di colleghi molto motivato. Questo è un reparto di eccellenza della sanità piacentina, dove già oggi la capacità diagnostica per esami non invasivi è di ottimo livello. Lavoreremo insieme per potenziare ancora la capacità di screening e l’attività di prevenzione primaria e secondaria e per crescere, dal punto di vista culturale, di progetti, di pubblicazioni, di contatti con le università. Negli ultimi anni la mia esperienza professionale si è caratterizzata in particolare per l’attività di clinica e ricerca scientifica sulloscompenso cardiaco, che metterò a disposizione dell’equipe e che diventerà un ambito di specializzazione, insieme agli altri, per questo reparto. In più, questo sarà l’ospedale più attento ai percorsi per la donna e, in questo senso, centreremo il nostro interesse anche sulle patologie che colpiscono in particolare il genere femminile”.
All'età di 94 anni è morto Lino Pavesi, grande musicista e amico di Mina. Nasce a Caorso il 17 aprile 1927 da Luciano Pavesi e Ida Spelta, primo di tre fratelli. L'amore per la musica lo ha portato sui palchi di tutta Italia tra gli anni Cinquanta e Sessanta al seguito della famosa cantante cremonese.
Lunedì 29 novembre sarà recitato il rosario alle ore 20.30 nella chiesa parrocchiale di Caorso. I funerali sono previsti il 30 alle ore 10.30 sempre a Caorso. Lo ricordiamo con questa intervista rilasciata al Nuovo Giornale nel luglio 2017.
A sette anni la perdita della mamma
“Mia mamma l’ho conosciuta appena - racconta Pavesi nell'intervista -. Ricordo che un giorno mi aveva preparato per andare a scuola, ma io non volevo andare. Mi sono buttato per terra sporcando tutto il vestito che lei mi aveva cucito e lei mi ha sgridato. Poco dopo è stata portata all’ospedale e io non l’ho più vista”. Il padre, ancora giovane, si risposa con Aldina Mosconi. “Papà mi voleva molto bene, lavorava tutto il giorno alla fornace della RDB e quando tornava a casa faceva gli zoccoli. Ricordo che sugli scarti di legno scriveva la musica con il pentagramma e le note e poi mi insegnava a leggerle”. È il primo contatto con la musica, un’arte che accompagnerà Lino per tutta la vita; in particolare lo zio Alberto Pavesi aiuta il piccolo Lino nell’apprendere la musica e la pittura. Lino cresce quindi in una famiglia numerosa e bisognosa, contribuendo a portare in casa il denaro necessario per vivere: distribuisce i giornali, lavora come garzone da muratore o per il caramellaio del paese. “La gente era buona - rammenta Lino, non senza commozione -. Tutti erano sempre pronti ad aiutare come si poteva. In quegli anni ho imparato che bisogna sempre ascoltare le persone che ci vogliono bene”.
Da imbianchino a musicista di successo Diventando adolescente Lino continua a coltivare le sue due più grandi passioni: studia clarinetto a Piacenza dal maestro Ennio Scolari e inizia ad esibirsi in concerti anche lontano da casa. Nel frattempo segue lo zio dal quale impara il mestiere dell’imbianchino, lavorando soprattutto nelle chiese del territorio piacentino; nel corso degli anni lavora nelle chiese di Fossadello, Chiavenna Landi, Polignano, Caorso e Ferriere. Nel 1955 fa l’incontro della vita: Delfina Scaramuzza. “C’era una festa qui a Caorso: mi sono avvicinato a Maria, che sarebbe diventata mia suocera, e le ho chiesto di poter ballare con sua figlia Delfina - ricorda Lino -. Ci siamo fidanzati e dopo due anni, il 27 ottobre 1957, ci siamo sposati. Abbiamo vissuto un fidanzamento bellissimo, sincero e casto”. Anche in questa occasione, l’aiuto di persone care si rivela fondamentale: “Devo ringraziare Maria - prosegue -, perché è grazie al suo esempio di donna di fede se ho potuto imparare a vivere nel rispetto di mia moglie”. Nel 1958 arriva un altro grande cambiamento nella vita di Lino: a casa sua si presenta Mina, non ancora diciottenne, accompagnata dal batterista Fausto Coelli; vorrebbe che Lino si unisse alla sua orchestra, “I Solitari”. “Per me Mina è stata una grande scoperta - confida Lino -. Aveva già una grande personalità, era bellissima, fine, molto semplice. Ho accettato subito di provare con lei”. “I Solitari” girano tutta Italia accompagnando Mina a grandi successi; arrivano ad esibirsi anche all’estero in Jugoslavia, Spagna e a Tripoli in Libia. Nasce con la cantante e tra i musicisti un rapporto che non si limita all’ambito professionale, ma che diventa un’amicizia autentica, sincera e che continua ancora oggi tramite una periodica corrispondenza scritta. In questi stessi anni si rinforza anche il legame con il paroliere Giorgio Calabrese, che resterà legato alle sue origini caorsane e all’amicizia con Lino fino alla scomparsa nel marzo dello scorso anno.
Se un figlio diventa “educatore” alla fede Nel frattempo, dal matrimonio con Delfina nascono Giorgio e Cristina. “È proprio grazie a mio figlio Giorgio – spiega Lino – che ho potuto avvicinarmi veramente alla Chiesa. Ho sempre pregato perché era una cosa che mi avevano insegnato a fare, ma mio figlio mi ha concesso di scoprire la vera fede, attraverso l’esperienza del Cammino neocatecumenale. Ho capito solo dopo che la Provvidenza mi ha accompagnato per tutta la vita, soprattutto nelle persone che il Signore mi ha messo accanto”. Lino ha avuto una vita piena, avventurosa, ricca di avvenimenti. Una vita che gli ha regalato tante soddisfazioni, ma che non ha fatto mancare momenti di prova e di sacrificio per la famiglia e per i figli. Una vita che oggi diventa memoriale e testimonianza dell’amore che Dio ha per ciascuno di noi e di come conduce con benevolenza la nostra storia sotto la guida attenta dello Spirito Santo.
La passione per la muisca è diventata ricerca
Lino Pavesi a Caorso è conosciuto e stimato da tanti compaesani. Non solo per la sua simpatia e la sua storia, ma anche per un grande tesoro che custodisce gelosamente. “Quando mi sono appassionato alla musica - racconta - ho iniziato a cercare e documentarmi. Giravo librerie, negozi e mercatini alla ricerca di cose da imparare e custodire”. Nel corso del tempo il materiale si accumula e non riguarda più solo la musica. Negli armadi di casa si accumulano documenti storici, album zeppi di fotografie e cartoline. Si crea un vero e proprio archivio storico che viene arricchito da materiale trovato ai mercati, ma anche da donazioni di privati che lasciano a Lino i loro ricordi per non buttarli via, sicuri che in casa sua saranno onorati e raccolti con cura e precisione. “È stato importante - continua - trovare le persone di cui potermi fidare. Da questa mia passione sono nate tante collaborazioni anche con il Comune di Caorso per iniziative e mostre”. Il lavoro con le diverse istituzioni e associazioni locali prosegue ancora adesso, in particolare per la creazione, ogni anno, del calendario caorsano, completato da foto dell’archivio di Lino sempre con un tema diverso. Un vero e proprio tesoro che viene continuamente arricchito e valorizzato.
L'ultimo appuntamento del circuito di escursioni "Val Tidone Lentamente - Ripartiamo dalla Val Tidone" si terrà sabato 4 dicembre con partenza da Bobbio al Passo della Crocetta.
"Pietra Corva e Pan Perduto - Ciaspolando in Alta Val Tidone" è il titolo di questa particolarissima escursione che si svolgerà tra le dolci colline dell'alta Val Tidone e Val Trebbia che, in caso di neve, saranno la cornice perfetta per una splendida ciaspolata, altrimenti si trasformerà in un bellissimo giro invernale in questi boschi suggestivi e poco conosciuti ma molto particolari e affascinanti.
Escursione ad anello di circa 6,5 chilometri, di circa 4 ore (al netto delle soste) e di tipo escursionistico, possono partecipare anche i ragazzi dai 9 anni se abituati al cammino.
Ritrovo ore 9 con partenza ore 9.15
L'iscrizione obbligatoria deve pervenire entro Venerdì 3 Dicembre e l'escursione si svolgerà con un numero limitato di partecipanti: tutte le informazioni dettagliate si trovano sull'evento Facebook oppure contattando direttamente la guida AIGAE Annalisa Guaraldo tramite i seguenti riferimenti: telefono 3298507198 oppure email a [DOT] guaraldo [AT] icalcaterragae [DOT] com
Tutte le escursioni di "Val Tidone Lentamente" sono a numero chiuso e rispetteranno le normative anti-assembramento: il calendario aggiornato e ufficiale è presente sul sito webwww.sentierodeltidone.it
Trasformare un’area verde in un’oasi di biodiversità pienamente fruibile dai cittadini attraverso la messa a dimora di nuovi alberi, arbusti, bordure e aiuole fiorite e l’installazione di una struttura di outdoor education. Questo l’obiettivo del progetto Aula Verde a Piacenza, parte della campagna Oasi Urbane di Coop che prevede da settembre a dicembre la messa a dimora di 10 mila alberi in dieci capoluoghi italiani. 10 mila alberi che assorbiranno nella loro vita oltre 7 mila tonnellate di Co2, ma che svolgeranno anche altre importanti funzioni ambientali e sociali aumentando la biodiversità urbana, mitigando le isole di calore e regalando ai cittadini nuove opportunità di contatto con la natura, essenziali tanto per il benessere personale quanto per la diffusione di una cultura di tutela dell’ambiente.
A Piacenza, Coop Alleanza 3.0 ha messo a dimora 400 fra alberi e arbusti nel frutteto di Santa Maria di Campagna. L’intervento, realizzato coinvolgendo direttamente un gruppo di giovani volontari, vede la partnership tecnica di PlanBee e la collaborazione dell’associazione Cosmonauti a.p.s. che, in accordo con il Comune, cura e gestisce il frutteto utilizzandolo anche per attività didattiche con scuole e associazioni locali. Con il progetto Aula Verde si punta infatti a valorizzare lo spazio sia nella sua dimensione naturalistica che in quella formativa: sono stati ampliati i filari di varietà da frutto antiche, da decenni conservate nel frutteto, sono state realizzate bordure e aiuole fiorite che attireranno e daranno nutrimento agli insetti impollinatori e, la prossima primavera, verrà installata una struttura per attività di outdoor education per rendere il frutteto ancora più accogliente e fruibile. All’inaugurazione dell’oasi urbana piacentina erano presenti: l’assessore all’Ambiente, Paolo Mancioppi, la presidente del Consiglio di Zona Soci Coop Alleanza 3.0, Paola Rossi, il presidente dell’associazione Cosmonauti a.p.s., Javier D’Argenio, e il Ceo di PlanBee, Armando Mattei.
Il progetto “Oasi Urbane” è iniziato da Milano con l’iniziativa “Coop Youth Experience”, appuntamento collaterale alla Pre-Cop26 delle Nazioni Unite, che si è svolto nel mese di settembre e che ha visto arrivare nel capoluogo lombardo 400 ragazzi provenienti da 198 Paesi, chiamati dalle Nazioni Unite a dire la loro sul tema ambientale. Ma è stata Coop a portare in città altri 150 giovani under 30, soci, volontari, simpatizzanti, che nella giornata del 28 Settembre si sono impegnati in prima persona nella messa a dimora dei circa 1.100 alberi e arbusti in due aree della città. Una tre giorni, realizzata con l’ausilio di due partner tecnici come AzzeroCO2 e PlanBee. Entro dicembre le città coinvolte nel risanamento e nella rigenerazione di aree urbane saranno, oltre a Milano, Firenze, Torino, Ancona e Genova, anche Bari, Perugia, Livorno e Roma. Il progetto “Oasi urbane” è finanziato con la campagna “Green Weeks Coop” (partita a fine agosto fino all’8 settembre) che ha promosso lo “sconto sostenibile” del 25% sui prodotti Coop e grandi marche, destinando il 5% del ricavato a queste attività di sostegno all’ambiente.
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