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Notizie Varie

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Giuristi Cattolici di Piacenza, al via gli incontri formativi

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Partono venerdì 7 ottobre gli incontri organizzati dai Giuristi Cattolici di Piacenza valevoli per la assegnazione di crediti formativi per avvocati.
Il programma:
7 ottobre incontro con l’avv. Margherita Prandi, avvocato familiarista, già Consigliere dell’Ordine Avvocati e tuttora membro della Commissione Formazione dell’Ordine Avvocati di Piacenza;
14 ottobre, con il prof. Andrea Renda, Ordinario di Diritto Privato presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, sulle raccolte oblative di fondi e le donazioni di scopo.
21 ottobre con l’avv. Manuel Sartori, Funzionario dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Piacenza) sulle nuove frontiere dei rapporti di lavoro;
28 ottobre con il prof. Mauro Paladini, Ordinario di Diritto Privato presso l’Università Bicocca di Milano) sulla riforma Cartabia del diritto di famiglia.
 
L’UGCI intende così mantenere un collegamento costante ed importante con la classe forense, impegnata istituzionalmente sul delicato fronte della giustizia, offrendo un contributo di chiarezza nella conoscenza ed interpretazione della normativa, conformemente a quelli che ritiene essere i più veri e profondi interessi delle persone.
L’Unione Locale di Piacenza si è costituita il 14 novembre 2022 e compirà quest’anno il ventesimo anno di attività. Tra le personalità che ne hanno fatto parte ricordiamo l’avv. Gianguido Guidotti, già sindaco di Piacenza.


Gli incontri si terranno nella Sala Colonne della Curia Vescovile dalle ore 18 alle ore 20 dei venerdì di ottobre e saranno trasmessi in streaming sul canale YouTube della UGCI di Piacenza.

Pubblicato il 6 ottobre 2022

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«Settimana del dono»: il Sermig protagonista in Cattolica

sermig alla giornata del dono

All’interno della Settimana del dono, che l’Università Cattolica di Piacenza realizza ormai da cinque anni, si è tenuto il 4 ottobre, nella sede locale dell’Ateneo, un seminario dedicato al Sermig (Servizio Missionario Giovani) di Torino, di cui ha parlato un suo attivo esponente, Mattia Cignolo, incontrando l’interesse e l’attenzione di studenti e docenti.

Il Sermig è stato fondato a Torino nel 1964 da Ernesto Olivero assieme ad un gruppo di giovani cattolici, con l’ambizioso obiettivo di risolvere il problema della fame nel mondo. Un grande sogno non facile da realizzare, soprattutto a causa del numero ridotto di persone, mezzi e risorse che all’inizio c’erano a disposizione. L’associazione è nata quindi col compito di sostenere missionari e associazioni a distanza. Nel 1983 il numero di volontari era notevolmente aumentato e così il 2 agosto dello stesso anno è stata inaugurata la prima sede ufficiale del Sermig. Una sede insolita, che necessitava di essere ristrutturata: si trattava, infatti, di un vecchio arsenale attivo durante la prima guerra mondiale che produceva armi utilizzate dall’esercito italiano. Un luogo paradossale se si considera che lo scopo dei fondatori del Sermig è quello di contribuire a costruire la pace. Il Sermig di Torino ha preso vita dunque da una grande sfida: trasformare quel vecchio arsenale bellico in un arsenale di pace. Inaspettato il numero di persone che fornirono il loro aiuto, sia in termini di risorse che di lavoro fisico, che fu sicuramente di fondamentale importanza. Grazie all’impegno di quelle persone e alla loro testimonianza questa realtà è diventata sempre più conosciuta. Gli eventi presero poi il sopravvento sui progetti dei fondatori, e così, invece di una grande biblioteca che doveva contenere una raccolta di volumi dedicati al tema della pace, i volontari si trovarono a dover rispondere a centinaia, migliaia di persone che lì si rivolgevano in cerca di aiuto.
Ad oggi la realtà del Sermig è attiva su vari fronti per aiutare chi ha bisogno, le persone vengono accolte nelle loro differenze, viste non come un elemento di disunione e di scontro ma come un punto di forza. La pace è un valore universale e all’interno dell’associazione si costruisce nell’idea che “nessuno cammina da solo”.

Particolarmente interessante è stata la testimonianza di Mattia Cignolo, membro volontario attivo dal 2006 che si occupa della formazione di giovani volontari e che ha deciso di dedicare tutta la sua vita impegnandosi nell’associazione.
Nell’incontro in Cattolica gli sono state rivolte dagli studenti alcune domande:

Vi siete mai trovati nella condizione di dover dire di no a qualcuno che ha bussato alla vostra porta in cerca di aiuto?
Tutti i giorni, tantissime volte. Per tanti motivi diversi: non sempre abbiamo le risorse e le energie per dire di sì, spesso si presentano problemi per i quali non possediamo competenze per poterli risolvere, quindi a volte si è costretti a dire di no anche per senso di responsabilità. La vita è difficile per tutti, anche per chi fa delle cose belle. Difficile è stato soprattutto il periodo legato al Covid, che ci ha costretti a limitare l’attività.

Le persone a cui dite di no le aiutate indirizzandole verso un’associazione che possa assisterle?
Questo avviene sempre anche con le persone a cui diciamo di sì. Se una persona ha un problema specifico va indirizzata nel modo corretto. Questo vuol dire credere nelle istituzioni anche quando scopri che non funzionano; le istituzioni sono necessarie e attraverso il contributo di altri possono sicuramente migliorare.

Seguite anche direttamente attraverso dei volontari presenti sul posto i Paesi che aiutate? 
Abbiamo 3 centri: uno a Torino, uno in Brasile e uno in Giordania. I progetti che al momento sono stati realizzati sono più di 3600, messi in opera grazie alla collaborazione con altre realtà con cui siamo diventati amici. Ed è questa rete di amicizie che ci ha permesso di raggiungere tutto il mondo. Ci tengo inoltre a specificare che nessuno di noi è pagato né riceve compensi economici di alcun tipo e che tutte le donazioni vengono destinate completamente all’aiuto delle persone bisognose.

Ha detto che non avete uno stipendio, come fate quindi a vivere di questo lavoro?
Ognuno di noi deve trovarsi delle risorse per vivere, alcuni lavorano anche altrove. Io sono assunto dal Sermig ma tutti i soldi che mi arrivano li riverso come offerta. Chiedo aiuto ai miei amici per pagare le spese di vita normali. Ci vuole umiltà ma questo ti permette di rimanere con i pedi per terra. Qui si pone la nostra sfida, ovvero quella di tramandare questa mentalità.

Lei come singolo ha mai dubitato della scelta che ha fatto?

È stato un crescendo. Quando sono andato a vivere all’arsenale della pace mi sono sentito attratto, chiamato e mi sono buttato senza sapere bene dove andavo a parare. Ai tempi non ero inserito in modo particolare nel mondo cattolico ma decisi comunque di scrivere
al Sermig perché attirato da quello che facevano. La risposta che ricevetti mi invitava ad un incontro di preghiera. All’inizio lasciai perdere, poi in seguito decisi di andare a questo incontro. Non ci capii granché ma era stato ugualmente bello e piacevole. Dopo qualche tempo mi chiedono di andare a Vercelli in una parrocchia a sostituire un sacerdote che aveva aperto una comunità. Non era proprio il tipo di proposta che mi aspettavo e la voglia di mollare era tanta, ma dopo quasi un anno capii che anche se l’ambiente non era quello che avevo immaginato, questa sarebbe stata la mia strada. Da quel momento, tutti i dubbi che nascevano si sono dissolti con la prosecuzione del percorso.”

Mi ha colpito in modo particolare una frase che ripetete nella vostra comunità: “fare bene il bene. Cosa significa?
Per la guerra si investe sempre il meglio del meglio, perché la guerra è una cosa seria. Se noi investiamo nella pace gli scarti, quello che avanza, sarà competitiva la pace? No. La pace è più difficile da costruire rispetto alla guerra. Solo se il bene diventa competitivo rispetto al male può essere più attraente, è quindi un nostro obiettivo lavorare con la stessa dedizione di chi lavora per fare le armi o il male. Quindi il bene va fatto bene perché possa dare luogo a un bene attraente e non a un bene di serie B.

Siete voi a scegliere o sono i progetti, le persone e le associazioni che vi scelgono?
Molto spesso sono le persone o i progetti che ci hanno coinvolto. Molte associazioni ci chiedono aiuto e noi ci mettiamo a disposizione.

Altea Migliorini, studentessa della Facoltà
di Scienze della formazione

Pubblicato il 6 ottobre 2022

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Angioedema ereditario, Piacenza diventa centro di riferimento dell’Emilia Romagna

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Piacenza è diventata centro di riferimento dell’Emilia Romagna per l’angioedema ereditario, una rara malattia che provoca la comparsa di gonfiori (edemi) sulla pelle, ma può colpire anche mucose e organi interni e che, in alcuni casi, possono essere anche fatali.

“Si tratta di una patologia che colpisce una persona su 10.000-50.000 – sottolinea Silvia Peveri, responsabile di Allergologia – ma che nella sola Emilia-Romagna conta 60 casi accertati. Fino a ora in Regione non era stato ancora individuato un punto di riferimento per il trattamento di questa malattia. Per questo, con il supporto della Direzione strategica aziendale e il contributo dell’Associazione pazienti nazionale e regionale, abbiamo presentato la candidatura del nostro ospedale”.

Nella delibera di aggiornamento della rete per le malattie rare in Emilia-Romagna, recentemente approvata dalla Giunta, sono stati individuati i centri di riferimento per la prevenzione, la sorveglianza, la diagnosi e la terapia delle malattie rare.

“Siamo felici – evidenzia la specialista - di poter chiudere il cerchio per i nostri e per tutti i pazienti. Molti emiliano-romagnoli, infatti, in questi anni hanno fatto riferimento a Milano o Padova per la presa in carico. I numeri sono contenuti, ma è per noi motivo di orgoglio poterci mettere a servizio di queste persone in tutto il territorio”.

Ora che Piacenza è centro di riferimento per l’angioedema ereditario (Hae), oltre alla diagnosi della malattia potrà soddisfare le esigenze di presa in carico e gestione dei piani terapeutici. I centri di riferimento individuati dalla delibera regionale hanno, infatti, il compito di coordinare tutto il percorso del malato.

“Seguiremo i pazienti – sottolinea la dottoressa Peveri – in tutte le fasi della cura: dalla diagnosi fino alla prescrizione dei medicinali. Un tassello importante per il nostro ospedale che si è sempre dimostrato molto attento e lungimirante nella tutela di questa tipologia di malati tanto che il nostro Pronto soccorso già da tempo ha a disposizione il farmaco d’emergenza, indispensabile per gli episodi acuti che possono essere anche molto pericolosi per la vita dei malati”.

Piacenza conferma la sua anima di attenzione, mettendo ancora una volta la persona al centro del percorso perché “il prendersi cura passa anche dall’offrire servizi e strumenti di cura nel proprio territorio senza costringere i malati a lunghi viaggi verso altre realtà ospedaliere che, soprattutto se inserite in altre Regioni, comportano sempre problematiche di accesso. Essere un centro per i soggetti colpiti da angioedema ereditario per noi è, prima di ogni cosa, una risposta data ai pazienti”.

“Il riconoscimento di Piacenza come centro di riferimento regionale per l’angioedema ereditario – evidenzia Paola Bardasi, direttore generale dell’Ausl di Piacenza – s’inserisce in un percorso di sviluppo e innovazione delle eccellenze che stiamo perseguendo insieme ai nostri professionisti.

Gli operatori sanitari del territorio hanno già dimostrato di avere competenze elevate e il nostro obiettivo è quello di migliorarle ancora. In questo caso sono messe a servizio di tutti i cittadini dell’Emilia-Romagna per una patologia rara: è un ulteriore segnale di quanto l’attenzione dei professionisti sia concentrata sulle persone. Potremo evitare ai cittadini che soffrono di questa rara patologia di doversi spostare fuori regione per la diagnosi e la cura”.

Nella foto, i responsabili del centro di Angioedema dell'ospedale di Piacenza.

Pubblicato il 5 ottobre 2022

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Si pedala con la PolimiRide

copertina pagina polimiride sport


Nella mattinata di domenica 9 ottobre si correrà a Piacenza e in provincia la prima edizione della PolimiRide, evento ciclistico aperto ad agonisti, amatori e famiglie che si articola su due distanze – 25 e 74 km – con partenza alle 9, per entrambi i circuiti, dal Pubblico Passeggio, all'altezza dell'intersezione con via Da Sangallo.
La manifestazione, promossa dal Politecnico di Milano, avrà come punto di ritrovo il Campus Arata, sede del Polo territoriale dell'ateneo.

Lungo il percorso di gara, si renderanno necessarie alcune limitazioni al traffico per consentirne lo svolgimento in sicurezza: per questa ragione si consiglia, laddove possibile, di spostarsi lungo la Tangenziale – anziché lungo l'asse via Genova, via Veneto e strada Agazzana – ricordando che i complessi residenziali di via Deledda e il vicino supermercato Conad resteranno comunque accessibili tramite corsie dedicate.

Il tragitto da 25 km si snoderà interamente all'interno del territorio comunale, come biciclettata amatoriale cui parteciperanno circa 400 cittadini e potrà comportare temporanei rallentamenti del traffico nei tratti interessati, mentre la corsa competitiva, lungo i 74 km del percorso, vede circa 600 atleti iscritti e transiterà, al di fuori del perimetro urbano, nei Comuni di Gossolengo, Gazzola e Travo, richiedendo specifici provvedimenti.

Per quanto riguarda Piacenza, già dalle ore 2 del mattino di domenica 9 ottobre, sino alle 14 – o, quantomeno, sino alla fine della manifestazione – sarà istituito il divieto di sosta con rimozione forzata su entrambi i lati in via Genova e nell'omonimo piazzale, nonché su entrambi i lati di via Veneto, via Alberici e via Giordani. Inoltre tra le 8 e le 9.30 di domenica 9 ottobre, così come dalle 10 al termine dell'iniziativa, sarà vietata la circolazione in via e piazzale Genova, via Veneto, via Alberici e sulla rampa di uscita della Tangenziale in direzione di strada Agazzana. Divieto di circolazione – in entrambi i casi con la sola eccezione dei residenti – anche nel tratto di via Giordani compreso tra lo Stradone Farnese e il controviale del Facsal, così come nel tratto di viale Palmerio tra viale Beverora e piazzale Genova.


Nella stessa mattinata, dalle 10.30 sino al termine della manifestazione, sarà possibile percorrere in entrambi i sensi di marcia via Amendola, via Baio, via Sidoli, via Lusignani, via Massari, via Fulgosi, via Bosi, via Fiorini, via Araldi, via Buzzetti, via Amaldi, il tratto di via Da Saliceto tra via Vitali e via Genova, via Perletti e via Pasquali.
Lungo l'intero tragitto potranno esservi interruzioni o momentanei interventi di ripristino della viabilità per brevi periodi, al fine di consentire l'attraversamento degli incroci stradali interessati dal percorso della PolimiRide. La gara da 74 km partirà dal Pubblico Passeggio, percorrendo tutto il Facsal sino a piazzale Genova per poi raggiungere, da via Genova, via Veneto e strada Agazzana, la Provinciale n. 28, il ponte di Tuna, la Provinciale n. 40 e la strada comunale a Rivalta, l'abitato di Gazzola (via San Rocco, via Roma, Provinciale 7, strada di Rezzanello, strada delle Rose e Provinciale 63), approdando quindi a Travo in via Dalla Chiesa, via Agnelli, lungo la Provinciale 40 e la Provinciale 76 a Statto. Di qui la strada di Momeliano, la Provinciale 7 a Gazzola e di nuovo, seguendo l'itinerario dell'andata, il ritorno verso il traguardo del Pubblico Passeggio, sempre all'altezza di via Da Sangallo.
La pedalata cittadina si sposterà invece, dal Facsal, lungo corso Vittorio Emanuele per raggiungere, da piazzale Milano, l'argine del Po in via del Pontiere e l'argine di Trebbia in strada dell'Aguzzafame, proseguendo lungo via Emilia Pavese, via Einaudi e strada Rio Chiappone, strada Gragnana e Quartazzola, Vallera, strada Agazzana e di qui il ritorno dall'abitato della Besurica, via Pietro Cella e piazzale Genova, verso l'arrivo sul Pubblico Passeggio.
Nella giornata di domenica 9 ottobre, all'interno della Zpru (zona di particolare rilevanza urbanistica) sarà vietata la circolazione dalle 6 alle 24 per i mezzi con massa complessiva massima superiore ai 35 quintali. Dall'osservanza di tutti i divieti sono esonerati i veicoli di soccorso e delle Forze dell'ordine in servizio di emergenza, nonché i mezzi a supporto dell'evento. Il presidio sarà garantito dalla Polizia Locale e da personale di assistenza tecnica, accanto ai 90 volontari dell'organizzazione.

Pubblicato il 5 ottobre 2022

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I cioccolatini di Bardini a favore di Armonia

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L'associazione piacentina Armonia promuove l'iniziativa "Dolce come la prevenzione" , che in occasione dell’ottobre in rosa – ideato per sensibilizzare sull’importanza proprio della prevenzione nella lotta al tumore al seno – porterà in tutte le piazze e in decine di negozi attivi nel Piacentino i cioccolatini offerti da Bardini.
Alla presentazione dell'iniziativa hanno partecipato anche i dottori Dante Palli, responsabile di chirurgia senologica, e Stefania Calza, responsabile di radiologia senologica.

La confezione solidale di cioccolatini prodotti dall’Azienda Bardini, a fronte di un’offerta di 10 euro, contribuirà a sostenere le iniziative di sensibilizzazione e l’impegno per la prevenzione dell’associazione Armonia, che nei suoi trent’anni di attività ha sempre operato in sinergia con le strutture sanitarie del territorio, per favorire la consapevolezza sull’importanza dell’adesione regolare agli screening mammografici e la tempestività dei controlli in caso di dubbio, data l’importanza della diagnosi precoce.

Tutte le domeniche mattina fino al 6 novembre le volontarie e i volontari di Armonia saranno nelle piazze dei paesi della provincia. Sulla pagina Facebook Armonia Onlus verrà pubblicato il calendario aggiornato della presenza degli stand per la distribuzione dei cioccolatini, che nelle domeniche di ottobre e novembre, dalle 8.00 alle 12.00, saranno allestiti nelle piazze di numerosi Comuni della provincia: da Calendasco a Ponte dell’Olio, da Podenzano a Carpaneto, da Gossolengo a Castel San Giovanni e San Nicolò.

Nella foto, la presentazione in Comune a Piacenza  dell'iniziativa “Dolce come la prevenzione”.

Pubblicato il 4 ottobre 2022

 

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