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Notizie Varie

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In un libro gli alberi del parco del Seminario vescovile di Bedonia

piantebedonia

Ad attraversare oggi l’area verde che circoscrive il Seminario vescovile di Bedonia viene difficile immaginare che un tempo, neanche troppo lontano, tutto intorno si srotolava fitto un bosco di castagni. Di quelle secolari fronde, sotto le quali don Giovanni Agazzi, il “padre” del seminario, era solito riunire nelle belle giornate “la gioventù studiosa della montagna”, oggi rimane solo qualche sparuto relitto. Testimonianza del passaggio di due devastanti malattie - cancro della corteccia e male dell’inchiostro - che decimarono i castagni di colle san Marco dopo la prima guerra mondiale. Al loro posto, tra gli anni ’30 e ’40 del ‘900, l’economo mons. Silvio Ferrari, con l’aiuto degli studenti dell’istituto, piantò nuove specie, soprattutto conifere di alto fusto.
Una storia raccontata nel volume di recente pubblicazione “Gli alberi del parco. Seminario vescovile di Bedonia”, curato da Giannino Agazzi e Giuseppina Villy Sciaratta. Tra cenni storici, memorie personali e brevi ed accurate descrizioni, alternate da immagini e integrate da una mappa numerata ottenuta da foto aerea, il libro rappresenta “un agile strumento di conoscenza e di fruizione del parco - le parole nella prefazione di Corrado Truffelli -, un supporto per governarlo e conservarlo in modo da tutelare il suo ricco patrimonio vegetale”.

Trenta specie e quasi 430 alberi
Delle 30 specie, per 427 alberi totali, attualmente presenti nel parco del seminario - tutte censite nella mappa realizzata da Silvia Agazzi, figlia di Giannino - il libro mette in mostra una selezione delle più significative, con descrizioni che spaziano tra botanica e storia, tra dettagli naturalistici e racconti mitologici. A partire proprio dal Castagno, di cui si contano una trentina di esemplari tra recenti piantumazioni e “reperti” secolari: “emblemi di antiche glorie” da proteggere contro le pericolose infestazioni del nuovo millennio, come quella della vespa cinese. Il Castagno è anche pianta che accende i ricordi.

“Per molte famiglie bedoniesi - scrive Giannino Agazzi attingendo alla propria personale memoria-, soprattutto le più modeste, le castagne lessate o arrostite, affogate nel latte, costituivano la cena”. Sapevate, invece, che tendendo le orecchie sotto uno dei Pioppi Bianchi di colle san Marco, in un pomeriggio di lieve brezza, è possibile sentire stormire le foglie “con rumore di leggera pioggia”? E che il legno della Tuja Gigante, di cui nel parco si conta un solo esemplare, era per le tribù indiane dell’America Settentrionale la materia prima per costruire “agili canoe e totem per i loro accampamenti”? E se la vista del solitario Pino Marittimo, il Pinastro, non vi ha mai colpito particolarmente, dopo la lettura del libro non potrete evitare di avvicinarvici con curiosità per ammirare la corteccia bruna e rossastra, segnata da “fori in cui ghiandaie, picchi, gazze infilano i semi robusti per tenerli fermi mentre con il becco battono per aprirli”. E ancora, si potrà scoprire la caratteristica unica della corteccia del Platano: “si stacca a grosse placche” eliminando così agenti patogeni dal fusto.
Non è probabilmente un caso, allora, che l’ultima sezione del libro sia dedicata ad alcune malattie che in futuro potrebbero interessare gli alberi del seminario. L’amore dell’autore per la natura del parco e di quelle montagne, di cui è stato custode fino agli ultimi giorni di vita (il libro è uscito postumo), si riflette nella preoccupazione per ciò che potrebbe, un domani, metterne a repentaglio l’esistenza.

Federico Tanzi

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Nelle foto: in alto, il parco attorno al Seminario vescovile di Bedonia; sopra, Silvia Agazzi alla presentazione del libro e la copertina della pubblicazione.

Pubblicato il 6 luglio 2023

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Ausl, nuove modalità di accesso all'Ufficio relazioni con il pubblico

urp

Da mercoledì 5 luglio cambiano le modalità di accesso all’Ufficio relazioni con il pubblico di Piacenza: gli utenti potranno accedere al servizio su appuntamento il lunedì, mercoledì e venerdì dalle 8.30 alle 12.30, mentre sarà possibile accedere liberamente senza appuntamento nelle giornate di martedì dalle 8.30 alle 12.30 e di giovedì dalle 8.30 alle 17 con orario continuato.

Per prendere appuntamento è necessario compilare il formwww.ausl.pc.it/it/orientamento-e-contatti/ufficio-relazioni-con-il-pubblico/scrivi-a-azienda/richiedi-appuntamento sul sito aziendale.

Gli operatori dello sportello di Piacenza sono disponibili anche telefonicamente su due linee dedicate chiamando i numeri 0523-303123 o 331 135 8745 dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 12.30.

Cambiano le modalità di accesso anche all’Ufficio relazioni con il pubblico di Fiorenzuola: da martedì 4 luglio gli utenti potranno accedere al servizio ogni martedì e venerdì dalle 8.30 alle 13 con accesso libero. Nelle medesime giornate e orari gli operatori risponderanno al numero 0523.989616

Restano invariati gli orari di accesso dello sportello Urp di Castelsangiovanni: ogni lunedì e giovedì dalle 8,30 alle 13 con accesso libero.

“La riorganizzazione delle modalità di accesso al servizio – sottolinea Stefano Fugazzi, direttore Servizi per l'accesso e relazioni con l'utenza – è funzionale alla volontà aziendale di assicurare un servizio di accoglienza di qualità. La gestione su appuntamento garantisce agli utenti di evitare lunghe attese, potendo fissare un incontro nel giorno e negli orari più consoni alle proprie esigenze”.

Pubblicato il 3 luglio 2023

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Un fondo di solidarietà di Confapi, Cgil, Cisl e Uil per la Romagna

Confapi per Romagna

Confapi, Cgil, Cisl, Uil, hanno deciso congiuntamente di sostenere attraverso un aiuto concreto le aziende e i lavoratori e le lavoratrici dei territori di Emilia Romagna e Marche colpiti dalla recente alluvione. A seguito dell’invito rivolto da Confapi a Cgil, Cisl, Uil, è stato attivato un “Fondo di solidarietà per le popolazioni alluvionate” nel quale confluiranno contributi da parte delle aziende, delle lavoratrici e dei lavoratori, da raccogliere attraverso la trattenuta volontaria di almeno un’ora di lavoro nella prima mensilità utile. I contributi verranno raccolti tramite un “Conto Donazioni” che è stato attivato presso Banca Unicredit (Codice Iban: IT29U0200803284000106791611) intestato a Confapi-Cgil-Cisl-Uil. La raccolta dei fondi, la cui causale è “Raccolta fondi Emilia Romagna Marche”, terminerà il 31 ottobre. A questa importante iniziativa si aggiungono quelle adottate dagli Enti bilaterali del sistema Confapi-Cgil Cisl Uil Enfea ed EBM che hanno introdotto prestazioni straordinarie a favore di lavoratori ed imprese colpiti dall’alluvione. “Un ulteriore ed importante segnale di vicinanza della nostra associazione ai territori colpiti dall’alluvione – commenta il presidente di Confapi Industria Piacenza Giangiacomo Ponginibbi – la donazione promossa da Confapi nazionale e dai sindacati confederali, così come le ulteriori iniziative sostenute dagli Enti bilaterali del nostro sistema. Rammento, inoltre, la recente raccolta fondi realizzata tra i nostri associati che ha visto diversi imprenditori accogliere da subito il nostro appello, permettendoci di destinare un’importante somma all’Agenzia per la Sicurezza territoriale e la Protezione civile dell’Emilia-Romagna attraverso la raccolta fondi avviata dalla Regione Emilia Romagna”.

Pubblicato il 2 luglio 2023

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Nel primo trimestre cresce il commercio, trainato dalla grande distribuzione

Crescita commercio

Le vendite a prezzi correnti degli esercizi al dettaglio in sede fissa dell’Emilia-Romagna sono aumentate rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e lo hanno fatto con un ritmo leggermente più sostenuto (+3,1%) rispetto a quello del trimestre precedente, certo però non corrispondente al passo dell’inflazione dei prezzi al consumo. In particolare, l’indice generale dei prezzi al consumo esclusi i beni energetici nel trimestre ha avuto un aumento del 6,1% in Emilia-Romagna. È quanto emerge dall’indagine congiunturale realizzata in collaborazione tra Camere di commercio e Unioncamere Emilia-Romagna relativa al primo trimestre 2023.
La diffusione della tendenza positiva in atto è testimoniata dal fatto che la quota delle imprese con vendite in aumento rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente sia salita di quasi cinque punti percentuali raggiungendo il 54,2%, un livello eccezionalmente elevato, senza precedenti. Al contrario, il peso delle imprese che hanno segnalato di avere avuto vendite inferiori a quelle dello stesso trimestre dello scorso anno si è ridotto e anche in misura ancora più ampia scendendo al 20,9%. Quindi, il saldo tra le quote delle imprese che hanno rilevato un aumento o quelle che hanno registrato una diminuzione tendenziale delle vendite è migliorato (di quasi undici punti) salendo a +33,2 punti, un valore assolutamente senza precedenti. Viceversa, il saldo dei giudizi relativi alle giacenze è peggiorato ridiscendendo a quota -9,9 al di sotto dei livelli prevalenti a fine 2019.

Complice anche l’effetto della stagionalità, le aspettative paiono essersi orientate in senso positivo. Da un lato, si è ridotta decisamente la quota percentuale delle imprese che si attendevano un peggioramento del fatturato nel corso del successivo trimestre (dal 30,2 al 14%); dall’altro, è aumentata rapidamente la quota delle imprese che prospettavano un miglioramento delle vendite (al 28,4 dall’11%). Si è quindi avuto un consistente recupero di quasi 34 punti del saldo risalito a +14,5 da -19,2 punti.
La pandemia e la ripresa inflazionistica hanno accentuato i processi di cambiamento che da anni caratterizzano il settore del commercio e i comportamenti dei consumatori. L’accelerazione del passo della crescita delle vendite nel corso del trimestre è stata sostenuta dallo specializzato non alimentare, ma soprattutto è stata trainata dal boom delle vendite di iper, supermercati e grandi magazzini, che hanno preso il volo spinte anche dalla ricerca di convenienza a fronte della discesa del potere d’acquisto determinata dall’inflazione. Le vendite del dettaglio specializzato alimentare sono aumentate solo dello 0,7% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, questo mentre i prezzi al consumo dei soli beni alimentari hanno fatto segnare un incremento tendenziale del 12,3% nei primi tre mesi 2023. Invece per lo specializzato non alimentare l’incremento è stato del 2,3%.

Tra le tipologie del dettaglio non alimentare prese in esame, le vendite di abbigliamento e accessori hanno nettamente invertito la recente tendenza negativa e sono decisamente aumentate rispetto allo stesso trimestre del 2022 (+6,9%). Al contrario, le vendite di prodotti per la casa ed elettrodomestici hanno subito una lieve flessione a inizio anno (-0,3%) rispetto allo stesso trimestre del 2022. Nell’insieme anche la ripresa tendenziale delle vendite di altri prodotti non alimentari è proseguita anche se con un passo leggermente più contenuto del trimestre precedente (+1%). Lasciando il dettaglio specializzato, sono stati Iper, super e grandi magazzini che hanno trainato la complessiva ripresa dei consumi nel primo trimestre 2023: ancora più decisamente che in passato hanno tratto vantaggio dalla maggiore attenzione dei consumatori verso la convenienza a fronte dell’accelerazione dell’inflazione e hanno fatto segnare una forte ripresa tendenziale delle vendite (+7,5%).

Pubblicato il 3 luglio 2023

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La Regione organizza 20mila postazioni per la telemedicina

telemedicin

Prendi lo smartphone, lo specialista che ti segue legge gli esami che hai eseguito e modifica o conferma la terapia che stai assumendo. O ancora, se serve accendi la telecamera, ti misuri la pressione, la glicemia nel sangue o altri valori e invii i dati al medico, che in tempo reale verifica le tue condizioni di salute. Si chiama telemedicina, e oltre che estremamente utile è anche molto promettente specie nel caso di patologie croniche come quelle cardiache o il diabete, oppure per pazienti giovani che hanno poco tempo a disposizione ma familiarità con la tecnologia: in questi casi, infatti, le visite o i controlli clinici di routine possono essere svolti a distanza con ottimi esiti. Un servizio su cui la Regione Emilia-Romagna continua a investire, come dimostra il modello organizzativo per l’implementazione dei servizi di telemedicina approvato in questi giorni dalla Giunta, con l’obiettivo di allestire sul territorio 20mila postazioni informatiche dedicate a questi servizi. Il progetto rientra tra gli interventi attuativi degli obiettivi del Pnrr (Missione 6, Salute) e del Piano complementare; la Regione avrà un ruolo di regia, coordinamento e monitoraggio, mentre saranno le Aziende sanitarie a occuparsi dell’avvio e della realizzazione operativa delle attività. La redazione del modello organizzativo fa seguito a un piano, valutato positivamente da Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) lo scorso marzo, che individuava il fabbisogno regionale partendo dai dati sulle condizioni di salute attuali della popolazione regionale.

 Credere nella telemedicina

“Come Regione abbiamo presentato nei tempi al ministero sia il piano di fabbisogni che il modello organizzativo, perché siamo stati tra i primi a credere nella telemedicina, che già oggi sperimentiamo con successo - spiega l’assessore alla Politiche per la salute, Raffaele Donini -. Si tratta di un servizio apprezzato dai più giovani, da chi vive fuori dai centri abitati, da chi soffre di patologie croniche, e in quest’ultimo caso in Emilia-Romagna parliamo di quasi un cittadino su due. In molti casi si tratta di malattie con le quali si può vivere a lungo e serenamente, ma che vanno in ogni caso monitorate - continua l’assessore-. Senza stress o ore di traffico con la telemedicina i pazienti potranno far controllare la propria condizione di salute dai medici che li seguono, direttamente da casa loro o da centri territoriali. Questo non è il futuro, è già il nostro presente”. I servizi di telemedicina cui fa riferimento il modello sono la televisita, il teleconsulto, la teleconsulenza medico-sanitaria, la teleassistenza e il telemonitoraggio. L’obiettivo regionale per il telemonitoraggio è quello di garantire la presa in carico di circa 12mila pazienti ad elevata complessità e fabbisogno assistenziale. Televisite e teleconsulti potrebbero coinvolgere fino a 1,2 milioni di persone, cioè tutti i cittadini con almeno una delle patologie croniche considerate.

 L'informazione ai pazienti

Il modello regionale prevede la distribuzione di 5.000 postazioni nelle Case di comunità, in particolare negli ambulatori specialistici, infermieristici, di sanità pubblica, nei consultori familiari, nelle pediatrie di comunità, negli studi dei medici di medina generale e dei pediatri di libera scelta, negli spazi dedicati ai pazienti. 100 postazioni saranno dedicate alle centrali operative territoriali, altre 100 alle unità di continuità assistenziale (ex guardia medica). 1.000 postazioni saranno a disposizione dell’assistenza domiciliare integrata, 300 della rete delle cure palliative, altre 2.500 per gli ambulatori dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta fuori dalle case di comunità, 8.000 per gli ambulatori ospedalieri e i poliambulatori. Le ultime 3.000 postazioni saranno assegnate ad altre strutture territoriali. Naturalmente per usufruire del servizio il paziente deve essere informato sui suoi diritti, anche con il coinvolgimento del caregiver quando necessario: deve cioè sapere in cosa consiste la prestazione, quali strutture saranno coinvolte, quali informazioni trattate.
Le Regioni devono attendere il decreto ministeriale che ripartirà le risorse per il tramite Agenas. Le risorse saranno distribuite sia sulla base dei fabbisogni e degli obiettivi espressi dai piani di telemedicina regionali, sia tenendo conto del progetto regionale di telemedicina appena redatto. L’obiettivo è quello acquistare le attrezzature entro l’inizio dell’anno prossimo per poter attivare i servizi nella primavera del 2024 e aver monitorato a distanza 12mila persone a fine 2025.

Pubblicato il 1° luglio 2023

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