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Lo "studium Christi" sconfisse lo "studium diaboli"

Mons. Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, ricorda l’amicizia con il vescovo Enrico Manfredini

manfredini giussani

16 dicembre 1983 - 16 dicembre 2016: a 33 anni dalla morte di mons. Enrico Manfredini, vescovo di Piacenza e poi di Bologna, ne ricordiamo la figura attraverso una nuova pubblicazione della collana “Il centuplo quaggiù e l’eternità”, scritta da don Francesco Cattadori, segretario del vescovo Manfredini dal 1970 al ‘75.

Il libretto, già pubblicato nel 2006, viene ora edito di nuovo con l’aggiunta di alcuni testi di mons. Manfredini legati al suo ministero episcopale a Piacenza e a Bologna.
Questa nuova iniziativa editoriale è stata realizzata in collaborazione con Africa Mission, Caritas, Centro missionario diocesano, Centro Manfredini, associazione Assofa, realtà nate tutte negli anni del suo episcopato.
Pubblichiamo in questa pagina il ricordo di un grande amico di mons. Manfredini, suo compagno di studi a Milano: mons. Luig Giussani, negli anni ‘50 fondatore di Gioventù Studentesca, divenuta poi Comunione e Liberazione. Ne esce una pagina significativa della loro amicizia. Il testo di mons. Giussani è stato pubblicato nel 2003 nello Speciale “Enrico Manfredini. Operaio del Vangelo e della carità” a cura d Africa Mission.

Come spesso il Signore agisce per la gloria sua, un piccolo luogo della nostra memoria rinnova gli inizi di uno sviluppo portentoso. Si tratta di uno oscuro momento, l’ultimo momento di una tediosa giornata di novembre, nel corridoio di primo piano del primo anno di liceo nel seminario di Venegono Inferiore. Tutti i compagni stanno tentando di divertirsi nei soliti giochi “di camerata”.


Tre inqueti cercatori

Ma tre di quella giovane compagnia sembrano inquieti agli altri e cercatori di qualcosa ignoto. In matematica il più bravo è Enrico Manfredini, che è anche il più sveglio nel pensare, nell’immaginare e nel decidere.
“Ma Cristo cosa c’entra con la matematica?”. Nessuno ne parla perché nessuno se ne interessa. Ma la loro vocazione, allora, che ragioni ha e la fede che cosa rappresenta di nuovo, anzi di definitivo? “Bisogna fare qualcosa... Incominciamo a fare noi quello che ci diviene possibile”.
Cioè, cominciamo a cercare noi questi nessi misteriosi tra tutte le cose e fra tutte le cose con Gesù. Il tempo libero si può usare anche affrontando un problema ignorato da tutti... Veramente non da tutti: “il formidabile” don Gaetano Corti, professore di filosofia - da tutti ammirato, anche se nessuno l’ha seguito -, si metterà a capo dello sparuto gruppetto, che aumenterà abbastanza velocemente il numero degli iscritti allo “Studium Christi”. L’entusiasmo per lo scopo individuato ed amato investe non solo tutta la classe, ma tutti i tre anni del liceo.
Il faticoso dolore che accompagna sempre l’opera del Signore colpì gravemente l’ancora piccolo gruppo dei più appassionati. Un gruppetto di seminaristi, comaschi principalmente, fu colpito da un disagio perché quelli dello “Studium Christi” toglievano a loro la supremazia culturale nella classe. Si fecero promotori della prima iniziativa investigativa religiosa fra studenti. Così tra gli scolari del liceo classico comasco un mattino su tutti i banchi della scuola fu trovato un foglio con questa domanda: “Cosa è Cristo per te?”. Tutto questo indusse gli aderenti più entusiasti dello “Studium Christi” a diffondere le loro idee e le loro ricerche su una rivista intitolata “Christus”, dove i nessi tra Cristo e tutte le conquiste della cultura umana erano motivati, o “dimostrati”. La battaglia per dare a Cristo una gioventù cosciente, libera dai preconcetti che la mentalità massonica dominante assicurava nelle scuole e sulla stampa, era creata.


Lo “Studium diaboli”

I fogli con le risposte accanite e negative dei compagni contrari venivano firmati “Studium diaboli”. Il capo dello “Studium diaboli” organizzò l’inchiesta tra tutti gli studenti del liceo classico cittadino.
Il rettore del liceo del Seminario di Venegono, mons. Giovanni Colombo, noto insegnante di letteratura italiana all’Università Cattolica, convocò il gruppo dei fedeli dello “Studium Christi”; e spiegò loro che “quello che fate va bene, ma voi dividete la vostra classe tra “Studium Christi” e “Studium diaboli”, e questo è contro il buon ordine. Perciò vi proibisco di continuare”.
La vittoria non fu quella aspettata dal rettore: prima che finisse l’anno scolastico i due comaschi dello “Studium diaboli” abbandonarono il Seminario. Invece il gruppo dei fedelissimi allo studio del magistero cristiano non solo non si scompose, ma si dilatò ininterrottamente, così che nei primi anni del 2000 ormai era un grande movimento cattolico, dall’Alaska fino all’Australia, e dalle repubbliche del Nord Europa fino alla Terra del Fuoco argentina.

Don Luigi Giussani

(pubblicato su "il Nuovo Giornale" di giovedì 15 dicembre 2016)

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