Meno di un maggiorenne su tre fuma, ma rimane la tendenza a iniziare precocemente
Il fumo di tabacco è tra i principali fattori di rischio per l'insorgenza di numerose patologie cronico-degenerative (in particolare a carico dell'apparato respiratorio e cardiovascolare) e il maggiore fattore di rischio evitabile di morte precoce. La recente Giornata internazionale contro il fumo da tabacco ha visto la Regione Emilia-Romagna commentare alcune notizie confortanti. In regione nel periodo 2017-2020 la propensione al fumo di sigarette è in calo: il 73% della popolazione tra 18 e 69 anni non fuma (non l’ha mai fatto o ha smesso), e meno di un terzo (27%) degli adulti in questa fascia di età, pari a una stima di oltre 788 mila persone, continua a fumare; un valore in linea con quello nazionale (25%). Lo dicono i dati del sistema di sorveglianza ‘Passi’ (Progressi delle Aziende sanitarie per la salute in Italia), dell’Istituto Superiore di Sanità, che dal 2006 raccoglie, regolarmente e attraverso indagini campionarie, informazioni dalla popolazione italiana adulta (18-69 anni) sugli stili di vita e fattori di rischio comportamentali connessi all’insorgenza delle malattie croniche non trasmissibili e sul grado di conoscenza e adesione ai programmi di intervento che il Paese sta realizzando per la loro prevenzione.
I dati in Emilia Romagna
Per quanto riguarda l’analisi temporale per sottogruppi di popolazione (sesso ed età), i cui dati disponibili si fermano al 2019, l’indagine ‘Passi” evidenzia la diminuzione di fumatori in entrambi i sessi e nelle classi d’età 35-49 e 50-69 anni. Ma l’abitudine al fumo inizia precocemente, anche in Emilia-Romagna: dallo studio multicentrico internazionale - che contiene anche focus regionali - HBSC 2018 (Health Behaviour in School-aged Children) sui comportamenti collegati alla salute in ragazzi di età scolare, emerge che fuma sigarette lo 0,5% degli undicenni, il 6% dei tredicenni e il 27% dei quindicenni.
Per quanto riguarda le caratteristiche, la preponderanza di fumatori di sigaretta è più alta tra le persone con 18-34 anni (32%), tra gli uomini (30%), le persone con bassa scolarità (32%) e con molte difficoltà economiche (43%). Circa un quarto (18%) dei fumatori 18-69enni è un forte fumatore (20 sigarette o più al giorno); solo il 4% è un fumatore occasionale (meno di una sigaretta al giorno). Il 4% fa uso della sigaretta elettronica, in particolare la utilizza l’11% dei fumatori e l’1,8% di quelli occasionali. Il 19% dei fumatori, soprattutto gli uomini più giovani, fuma sigarette “rollate” (cioè fatte a mano). Ancora, per quanto riguarda lo stato di salute, in Emilia-Romagna il 28% dei 18-69enni è affetto da almeno una patologia cronica; in particolare, fuma il 38% delle persone con patologia epatica, il 34% di quelle con malattia respiratoria cronica e il 26% di quelle affette da tumore.
Il 43% dei fumatori ha dichiarato di aver provato a smettere di fumare negli ultimi 12 mesi. Tra questi, la maggior parte (79%) ha ripreso a fumare, il 13% non fuma più da meno di sei mesi (fumatore in astensione) e l’8% è riuscito nel tentativo, in quanto ha smesso da più di 6 mesi. Quasi tutti gli ex fumatori hanno riferito di essere riusciti a smettere di fumare da soli (87%); è bassa la percentuale di chi ha fatto ricorso a farmaci e cerotti (2%) o alla sigaretta elettronica (6%), oppure si è rivolto a corsi organizzati dalle Aziende sanitarie (0,4%). La percentuale di ex fumatori aumenta in modo quasi lineare all’avanzare dell’età negli uomini, mentre nelle donne risulta pressoché stabile tra i 35 e i 50 anni.
L’attenzione dei sanitari
Il 44% degli intervistati ha dichiarato che negli ultimi 12 mesi un medico o operatore sanitario gli ha chiesto se fuma. Questa percentuale cresce con l’età in entrambi i generi: tra gli uomini si passa dal 39% dei 18-34enni al 59% dei 50-69enni e tra le donne dal 41% al 57%. Tra i fumatori adulti emiliano-romagnoli con almeno una patologia cronica la prevalenza di chi ha ricevuto il consiglio di smettere di fumare sale al 67%: una percentuale significativamente più alta rispetto a chi non ha riferito alcuna malattia cronica (43%).
Pubblicato il 7 giugno 2022
Ascolta l'audio