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Riccardo Noury a Cives: si deve costruire una società più equa

riccardo

E’ iniziata la terza parte di Cives dal titolo “Il futuro del mondo tra epidemie, conflitti e speranze”, in collaborazione con il Laboratorio di Mondialità Consapevole. Una cooperazione nata per riflettere sul futuro della comunità umana, che vuole alzare lo sguardo riconoscendosi come una famiglia “sulla stessa barca”, responsabile della presenza comune sulla terra e che coltiva la speranza per il futuro del genere umano. Ospite della lezione Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, organizzazione non governativa per la difesa e la promozione dei diritti umani, di cui fa parte dal 1980.

Peter Benenson nel 1961 creò il primo “social network

Amnesty international celebra i suoi sessant’anni ed è il tempo giusto per fare un bilancio e per capire i passi avanti fatti sulla tutela dei diritti umani. Lo scopo del suo fondatore, l’avvocato Peter Benenson,- spiega Riccardo Noury- era quello di coinvolgere persone da ogni parte del mondo attorno ad una causa. I destinatari di questa mobilitazione vennero individuati nelle autorità dei paesi dove si trovavano persone in carcere per le loro opinioni; l’obbiettivo era quello di ottenere la scarcerazione dei prigionieri di coscienza. Altro denominatore comune dell’azione è stata l’abolizione della pena di morte e la lotta contro ogni forma di tortura, contro la violenza sulle donne e sui migranti. Amnesty International ha contribuito nel 1998 a Roma alla nascita della Corte penale internazionale, lo strumento più efficace di giustizia internazionale".

A favore di un’umanità in pericolo

"La bussola dell’operato di Amnesty International, è rappresentata dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1948. Sono trenta articoli che, se fossero realmente applicati da tutti i paesi, renderebbero il mondo perfetto dal punto di vista della tutela dell’uguaglianza, della protezione, della non discriminazione. La dichiarazione - continua il relatore- tiene insieme diritti civili e politici, economici, sociali e culturali. Amnesty International ha lavorato su questi diritti con campagne contro la povertà, a favore del diritto alla salute e a favore dell’ambiente. È sicuramente un’enorme pretesa quella di occuparci dell’umanità in pericolo, a rischio, sofferente, trascurata e dimenticata ponendo al centro del dibattito la tutela dei diritti umani, nel tentativo di costruire una cultura internazionale attraverso azioni collettive. Passi avanti sono stati fatti ma occorrono leggi e garanzie costituzionali oltre che un continuo monitoraggio internazionale".

Più diritti per tutti

"Le sfide sono state tante ed impressionanti ed abbiamo contribuito a liberare numerosi prigionieri di coscienza, una media di tre al giorno in questi sessant’anni. Dopo la caduta delle torri gemelle a New York qualcuno ha pensato che per combattere il terrorismo fosse necessario il terrore, ma tutto ciò non gioverebbe a nessuno e non porterebbe ad un aumento della sicurezza, occorrono invece più diritti che troppo spesso sembrano una coperta corta che non riesce ad avvolgere tutto il tessuto dell’organismo sociale. Le minoranze non sembrano ugualmente tutelate, come i meno meritevoli nella convinzione che i diritti non siano innati ma occorra meritarseli comportandosi bene, per questo assistiamo a mattanze di detenuti, anche nelle carceri italiane".
"La preoccupazione - conclude Noury - poi per il fenomeno dell’emigrazione ha portato ad assoldare individui immorali nei paesi di partenza per arginare il fenomeno, creando un vero e proprio traffico di esseri umani, un’organizzazione che vede coinvolte intere nazioni come la Bielorussia, sottolineando come le crisi umanitarie siano sempre accompagnate da crisi dei diritti umani. Infine la recente pandemia che ha prodotto quasi sei milioni di morti e oltre quattrocento milioni di contagi, ha dimostrato come il diritto alla salute non sia per tutti. Solo il 7 per cento della popolazione dei paesi a basso o medio basso reddito è stata vaccinata, evidenziando una società dominata dalla diseguaglianza, con soggetti che non hanno accesso ai diritti fondamentali. Dobbiamo imparare a costruire una società più giusta, più equa, in cui i servizi essenziali funzionino e siano accessibili a tutti, altrimenti saremmo condannati al ripetersi di altre emergenze, siano esse sanitarie o economiche".

Stefania Micheli

Pubblicato il 14 febbraio 2022

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