«Felliniana»: magico balletto

Fellini era un genio, nei suoi film ha esplorato gli inconsci dei personaggi e ne ha tratta curiosa e poetica materia narrativa. Ricordare vuol dire in fondo rivivere la loro e la nostra infanzia e giovinezza. Noi siamo e saremo per sempre Giulietta degli spiriti e la nostra città natale sarà per sempre una Rimini romagnola, ventosa e nebbiosa, in cui tutti gireremo in bicicletta nel gran manto di ovatta padano.
Frammenti di realtà, ampi spezzoni di sogno, universi di poesia. Una magia, insomma, lunga e avvolgente. Così è ritornato il balletto al Municipale di Piacenza con la compagnia di Monica Casadei. Un’ora, solo una, lunga di minuti, però troppo breve di emozioni sapide e fugaci ma liberatorie.
Ecco il susseguirsi dei siparietti in bianco e nero, alimentati dai vivaci colori di costumi, danzati con trasporto e un tantino funambolici. Ecco l’eterno rintoccare del campanone, voce di Dio, a vegliare su questo popolo matto che cerca di vivere la Terra come può, almeno con spirito poetico; alla fine, “io speriamo che me la cavo”, magari con l’aiuto di un don Camillo locale. Ecco le delusioni d’amore degli sfortunati, la Gradisca, sempre in tailleur rosso, che si confida pubblicamente: “Io non trovo mai nessuno da sposare”. Ecco il fratello, malato mentale, che grida: ”Voglio una donna”, almeno una creatura femminile che ti voglia bene. Drammi della solitudine avvilente…
E la cultura totalitaria del tempo, tutti a pensare allo stesso modo, mentre una voce dall’alto prima sussurra, poi tuona “Pe-co-ro-ni “.
Poi l’eros, soprattutto giovanile, tenero e impulsivo nello stesso tempo, scintille di vera poesia. In definitiva, uno spettacolo che ti porta nell’altrove, che poi sei te stesso, nella tua memoria di vita.
Ti consolerai anche tu per breve tempo al circo, spettacolo di gaiezza universale, dove troverai tutti i tipi di persone, un po’ bizzarre. Dove potrai almeno ridere un poco, dimentico della società con i suoi guai.
Alla fine, rappacificato, potrai pensare a un nuovo "altrove" di profondo valore spirituale.
Sonori e lunghi applausi del pubblico.
Luigi Galli
Pubblicato il 29 maggio 2021


