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Il Municipale riapre con il Requiem di Verdi

teatro municipale di piacenza

Nel Teatro Municipale, domenica 16 maggio,  è andata in scena “La Messa da Requiem” di G. Verdi. E il teatro ha riaperto i battenti dopo la lunga sospensione dovuta alle minacce del Covid. Anzi, proprio ai caduti di Covid, la messa è stata dedicata. Un rispettoso pensiero della direzione del Teatro.
Dopo l’esecuzione dell’Inno nazionale, sono stati proiettati su uno schermo commoventi momenti della tragedia virale, con l’impegno eroico e mai sconfortato del nostro personale sanitario.
A seguito, subito la musica di Verdi, in cui si avverte la genialità. Toni tenui, di soli violini, delicati, introdotti magari dalla levità di un flauto o di un ottavino, alternati ad altri esaltati, quasi irosi, di trombe spiegate e di gran cassa vibrante, mentre il coro, brillante e attento, elevava la propria voce a toni alti, quasi gridati. Insomma, si precipitava dalla quiete dell’ “Introibo” al clima del “ Dies Irae” Musica da calare tutta in animo e rendersi raccolti sulla propria poltroncina.
Al complesso dell’Orchestra Filarmonica “Toscanini” hanno dato manforte quattro cantanti solisti: la soprana Maria José Siri, raffinata voce e precisa interprete, il mezzo soprano Annalisa Stroppa voce scura e calda, che ha eseguito con grazia sino alla fine, quando ha mormorato l’ultima invocazione di salvezza eterna, il tenore Antonio Poli, di bella voce argentina, tuttavia virile che ha interpretato con vigore tutti i brani, il basso Michele Pertusi, voce profonda, autorevole, di bel rilievo nel cast canoro. Toccante ad ascoltarla.
Il Coro del Municipale di Piacenza si è esibito in modo eccezionale, con gran tempismo, scattante: una sola voce di tante fuse insieme, potente nelle esplosioni e flebile nei momenti pietosi. Gran lavoro del maestro Corrado Casati.
Lo stupore è stato prodotto dal direttore, Placido Domingo, già brillante tenore e ora direttore d’orchestra. Una gestualità disinvolta ma precisa, un accarezzare con la mano libera l’onda sonora degli strumenti, un puntare il dito rapido sui professori per gli attacchi, un allargare le braccia per chiamare in causa orchestra e coro in un “a tutta voce”. In definitiva un valente interprete.
Valanga d’applausi alla fine. Interminabili, frammezzati da grida di “bravi”. 

                                                                 Luigi Galli

Pubblicato il 18 maggio 2021

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