È nelle fondamenta il segreto di tutto
“Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero, infatti, si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. Perché m’invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?”
Il Signore ci parla, ci manda dei segni, lui è il Vivente.
Invece quante volte lo accusiamo di non rispondere alle nostre invocazioni?
Il fatto è che o non ascoltiamo bene, o non comprendiamo quello che non vogliamo sentire e accettare.
La parabola dell’albero buono ci ricorda che “appartenere a qualcuno” è una postura del cuore che si manifesta nel nostro atteggiamento. Ci sono tante persone semplicissime che apparentemente non hanno fatto grandiose opere, ma quotidianamente sono rimasti fedeli all’essenziale.
Noi guardiamo l’albero ma dobbiamo chiederci dove affondano le radici.
Un albero con sole foglie e senza frutti è come “partorire vento” senza generare nulla.
Le radici devono essere profonde e ben irrorate, poste in un terreno di umiltà e preghiera che sono humus per la terra che le avvolge. Vale per gli alberi, vale per le persone.
Molto spesso l’apparenza inganna, come si usa dire.
Ci sono due alberi, due tesori, due case, nel vangelo di oggi; esteriormente possono sembrare tutti ugualmente belli, preziosi, solidi. Per comprendere la verità, occorre però andare ben oltre le apparenze: bisogna assaggiare i frutti, estrarre i beni dal tesoro, verificare se la casa regge alle intemperie.
La domanda fondamentale allora è chiedersi dove affondano le nostre radici e come le alimentiamo.
Non possiamo nutrire le nostre radici con acqua e veleno, non possiamo mantenere atteggiamenti non coerenti alla parola di Gesù e nel contempo a quella dei demoni. Bisogna scegliere.
Possiamo invocare aiuto quando non ci sentiamo degni, ma se la fede resta sempre e solo alla superficie, se non incide talvolta dolorosamente nelle cose che facciamo e diciamo, a cosa ci serve?
Il criterio stabilito dal Signore, anche se scomodo, è pieno di verità.
Rischiamo la vita per quello che è necessario: per alimentare l’albero che cresce dentro di noi e porta frutto e che Cristo irrora con la sua vita.
Alberi e vite possono essere sradicati da grandi tempeste e se noi in passato siamo stati salvati, abbiamo oggi una grande responsabilità da onorare.
Estratto dalla Lectio mattutina
di madre Maria Emmanuel Corradini,
abbadessa del Monastero benedettino di San Raimondo,
del 12 settembre 2020, Vangelo secondo Luca 6,43-49
a cura di
Gaia Leonardi
Pubblicato il 24 settembre 2020
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