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San Benedetto per far rinascere il Venezuela

benedetto

“Ora et labora”. E canta. Da qui si può ripartire per ricostruire il Venezuela secondo Alejandro Marius, fondatore e presidente dell’associazione “Trabajo y Persona”, motore di una piccola (per ora) rivoluzione che ha la casa editrice romagnola Itaca come partner. L’esperimento è stato lanciato al Meeting di Rimini la scorsa settimana e si concretizza in una pubblicazione, “Venezuela. Il popolo, il canto, il lavoro”, con un cd che raccoglie canti della tradizione del mondo del lavoro venezuelano riarrangiati e incisi da un gruppo di musicisti locali nel bel mezzo della crisi umanitaria che sta colpendo il Paese. Libro e cd nascono per festeggiare i trent’anni di Itaca e i dieci di “Trabajo y Persona” come occasione di solidarietà concreta con il Venezuela: il ricavato della loro vendita finanzierà progetti di formazione-lavoro dell’associazione che attraverso programmi legati al turismo, all’agricoltura, alla falegnameria, alla tecnologia, alla cioccolateria, alla gastronomia e all’assistenza agli anziani, punta a promuovere una cultura diversa del lavoro in Venezuela. Perché ripartire dal lavoro? “Lavoro, anzitutto, e non assistenza o beneficenza. In questo ambito, l’influenza, da un lato, del mercato e, dall’altro, dello Stato è stata molto forte in Venezuela – spiega Alejandro Marius – e così la persona è passata in secondo piano. Si è perso il valore del lavoro artigianale, di chi mette le ‘mani in pasta’, un lavoro per il quale si possa faticare, cantare e poi festeggiare insieme”, per il contributo all’opera della Creazione.

“IL NOSTRO È UN TEMPO CHE NON CANTA PIÙ”. Il modello esplicito è quello dell’”Ora et labora” benedettino (la creazione di “Trabajo y Persona” e il l’impegno civile di Alejandro nascono dall’incontro con madre Cristiana Piccardo e del monastero trappista di Nostra Signora di Coromoto a Lara) che ha cambiato le sorti d’Europa, proprio in un momento di crisi come il Medioevo, come ci ricorda anche Paolo Rumiz nel suoi recente “Il filo infinito”. Uno stile di lavoro, “legato alla trascendenza”, che si esprime in maniera compiuta nei canti da lavoro e che suona familiare anche a migliaia di chilometri di distanza, nella tradizione contadina delle nostre campagne. “Questo progetto non è nato da un calcolo, ma dal tentativo di aiutare una persona e ci ha fatto capire che la gratuità porta molto frutto – racconta Eugenio dal Pane, fondatore e anima di Itaca edizioni –. Anche in un contesto affaticato come il nostro, l’obiettivo di questi canti è re-intonare la speranza, legata alle persone e al lavoro. In questi canti, nei loro testi, ho ritrovato il mondo contadino delle nostre terre, che fa unità tra cielo e terra, con il ringraziamento per il raccolto, ad esempio, e sa che non tutto dipende da noi. Un mondo solidale perché quel lavoro si faceva e si fa insieme. Il nostro invece è un tempo che non canta più”.

IL MIRACOLO DELL’AMICIZIA A CARACAS. A Caracas, invece, sono 34 i musicisti (di diversi orientamenti politici, un altro piccolo miracolo nel Venezuela di oggi) che hanno partecipato al progetto, guidati dal giovane chitarrista Josè Francisco Sanchez con la direzione artistica del famoso Aquiles Baez. Una storia di amicizia, hanno spiegato all’incontro di martedì 20 al Meeting, che sfida tante difficoltà del Paese Sudamericano. “Abbiamo iniziato a registrare in cd quando sono iniziati i black out e i razionamenti di energia – racconta Sanchez – ma siamo arrivati in fondo”. “La musica è un atto d’amore e di fede – dice Baez –. Per questo ho accettato di far parte di questo progetto, che riassume l’identità del Venezuela. Se c’è un bene che attrae persone così diverse come siamo noi, al di là delle proprie appartenenze politiche e li fa uscire dalla ‘trappola’ della distinzione tra buoni e cattivi, questo è un segno di speranza”.

“In Venezuela manca tutto: energia elettrica, medicine, cibo. C’è un problema di diritti umani e di censura”, spiega ancora Alejandro. Difficile “cantare”, in questo contesto. Difficile quanto “immaginare” l’Europa in piena crisi come nel Medioevo. Ma c’è chi ce l’ha fatta. E Marius e colleghi vogliono seguire il suo esempio.

Daniela Verlicchi

Pubblicato il 28 agosto 2019

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