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Al Passo Santa Donna tra Bardi e Borgotaro un sit-in contro l'eolico industriale

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Una giornata memorabile all’insegna della partecipazione è stato il sit-in contro l’eolico industriale di domenica 26 ottobre sul passo Santa Donna, luogo di congiunzione tra i comuni di Bardi e Borgo Val di Taro e di memoria dei partigiani uccisi il 6 gennaio 1945 dai nazifascisti. Qui si sono date la mano oltre 500 persone, un centinaio arrivate a piedi attraverso i sentieri da Caboara e da Brunelli, altri in auto, sul trattore, in mountain bike, a cavallo, su vetture d’epoca. Tutte per esprimere la propria contrarietà al parco eolico Parma A, continguo al Parma B, entrambi presentati – prima l’uno, poi l’altro – da un’azienda dell’energia al Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica. In tutto 47 pale eoliche alte 200 metri che sarebbero impiantate sui crinali di Val Ceno, Val Taro, Val Vona, Val Lecca, Val Noveglia, Val Toncina e alta Val d’Arda in sette Comuni delle province di Parma e Piacenza: Bardi, Borgo Val di Taro, Valmozzola (Parma A) e Bardi, Bedonia, Bore, Compiano, Morfasso (Parma B).

La transizione ecologica sì, ma senza distruzione, con il coinvolgimento delle comunità e l’apporto di benefici reali è il messaggio lanciato all’evento organizzato dal comitato spontaneo “No eolico Parma A e Parma B”. Sul Santa Donna si è formata una comunità transgenerazionale, ricca di differenze, trasversale a ogni schieramento politico, unita senza distinzioni per salvare le valli parmigiano-piacentine da un eco mostro che devasterebbe paesaggio, risorse idriche, patrimonio archeologico, flora e fauna, turismo. Di questo trattano le osservazioni che gruppi e singoli cittadini hanno redatto e stanno inviando al sito del Mase. Domenica ne sono state raccolte 150 al banchetto in cui volontarie e volontarie hanno offerto un supporto alla compilazione e hanno raccolto le firme di una petizione. Non è mancato il momento della condivisione del cibo al buffet stracolmo di torte preparate casa per casa dalla cittadinanza che si prende a cuore le sorti delle valli, da alcuni definite magiche.
“Questo è un territorio vivo di persone appassionate che decidono per il proprio futuro” ha detto Marco Cacchioli, borgotarese, membro dello staff organizzativo insieme a Stefania Antonelli, di Porcigatone, nel presentare l’evento nel quale sono intervenuti esperti, amministratori dei Comuni e semplici cittadini.

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Daniele Uboldi, coordinatore del Circolo Legambiente alta Val Taro e presidente della Cer Appennino ovest, ha detto: “Siamo i primi a volere la transizione energetica, ma compatibile col territorio”. Il compianese, già cittadino di Milano, città che ha lasciato preferendo la montagna, ha messo in guardia dal pensare che, vinta una causa, se la si vincerà, poi si possa stare tranquilli. La vigilanza deve essere sempre, a vantaggio del futuro delle nuove generazioni, ha sottolineato. La guida ambientale escursionistica Emanuele Mazzadi, di Bedonia, ha ricordato di considerare come un’unica vallata i territori sottoposti al mega progetto che è stato presentato come due “parchi” per risultare all’apparenza meno invasivo.

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Gli amministratori dei Comuni di Borgotaro, Bedonia, Bardi e Compiano sono intervenuti esprimendo l’opposizione al progetto e la sinergia tra di loro, così come con la Provincia di Parma e la Regione che stanno collaborando alla stesura di rilievi sul progetto.
Il comitato ha messo in luce anche il sostegno che ha dato don Angelo Busi, moderatore della Comunità pastorale Borgo Val di Taro, partecipando alle assemblee organizzate nelle frazioni. Il parroco, finito di presiedere l’Eucaristia, è arrivato anche sul Santa Donna dove ha detto: “Quando leggo i primi due capitoli della Genesi resto emozionato. Ci dice che Dio si è messo al lavoro per la bellezza e poi si è fermato per contemplarla. Va bene produrre, ma occorre fermarsi. Credo che questo grande movimento dice che la gente vuole davvero la bellezza. Non vogliamo solo difendere diritti nostri ma affermare che c’è un altro modo di vivere: il rispetto, l’attenzione e la passione per la bellezza. Anch’io mi sento parte di questo movimento di cittadini uniti dallo stesso ideale, che non vogliono opporsi ma creare un mondo migliore”. Anche i trattoristi di Bardi e dell’alta Val Taro dicono no a un impianto che andrebbe a impattare pure sull’attività agricola, che è una delle principali fonti di reddito; anche i produttori del Parmigiano-reggiano di montagna sperano che in sede ministeriale ci sia una valutazione di impatto negativo.
Interessanti le voci di chi ha lasciato la città per abitare l’Appennino. A Francesco Giusto, che si è trasferito dal Veneto, la resistenza dei valligiani ha rievocato quella degli abitanti della zona del Vajont che avevano protestato contro la diga. Matthias Ritter, che ha lasciato la Germania per vivere in Val Taro e da sei anni è cittadino di Bedonia, ha messo in luce problematiche relative alle pale; Alessandro Giovanelli e la moglie Cristina Moriggi, di Busto Arsizio, hanno comprato casa vicino al Santa Donna, e ora sono preoccupati dell’eco mostro.

Laura Caffagnini

Nelle foto, alcuni momenti del sit-in al Passo Santa Donna tra i Comuni di Bardi e Borgotaro.

Pubblicato il 28 ottobre 2025

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