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La Coppa d’oro anticipa il Tour. Premiati i miti del ciclismo

GRUPPO GRANDE



È una Coppa d’oro “in giallo” quella del 2024, anno in cui Piacenza ospita la partenza della terza tappa del Tour de France. La manifestazione, nata nel 2007 grazie all’allora Camera di Commercio di Piacenza e al Consorzio Salumi Dop Piacentini, quest’anno ha celebrato la prestigiosa competizione premiando sei protagonisti del ciclismo italiano: Vincenzo Nibali, Gianni Bugno, Claudio Chiappucci, Ernesto Colnago, Beppe Conti e Giuseppe Martinelli. Ad aprire le danze, nel salone di Palazzo Gotico, lunedì 24 giugno, dopo i saluti delle autorità, gli interventi di Giammaria Manghi, capo di gabinetto della presidenza della Regione Emilia-Romagna, Paolo Rizzi, direttore del Laboratorio di economia locale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Vincenzo Nibali, vincitore del Tour de France nel 2014, Ernesto Colnago, costruttore di biciclette da corsa, Beppe Conti, giornalista sportivo, e Giuseppe Martinelli, direttore sportivo. Ha condotto l’incontro Giulia De Maio. A seguire la premiazione e l’AperiDop piacentino. In serata, il talk show “Ti racconto il Tour” e le “canzoni in bicicletta” interpretate da Daniele Ronda.

Nibali: «I miei successi merito di un lavoro di squadra»

L’ultimo italiano a vincere il Tour de France è stato Vincenzo Nibali, nel 2014. «Le vittorie raggiunte sono state emozionanti – ha detto – credo che la mia forza sia stata quella di non soffermarmi mai su un unico obiettivo ma pormi davanti sempre un nuovo traguardo. L’ho fatto già da ragazzo, quando a quindici anni sposai l’idea di voler diventare professionista partendo dalla mia regione (la Sicilia, nda), una regione che ama il ciclismo ma che ha le sue difficoltà. Trasferirmi da solo, senza la famiglia, non è stato semplice. Anche in quel caso è stato un lavoro di squadra, di famiglia: anche loro hanno sposato il mio progetto per cercare di costruire il mio sogno. Aver trovato tante persone che mi hanno aiutato è stato importante. Quindi, i miei risultati non li ho ottenuti da solo, ma sono stati costruiti nel tempo con tante persone che amano la passione, amano fare fatica, amano lo sport. È una vittoria per tutti coloro che mi hanno aiutato a costruire il mio sogno. Credo che la partenza del Tour, quest’anno, sia per l’Italia un valore aggiunto. Il ciclismo unisce, evita le guerre. Lo sport è vita». La giornalista Giulia De Maio è poi passata, più nello specifico, alla vittoria del Tour nel 2014. “Il “vento” a volte ti accarezza, altre volte fa paura – ha risposto Nibali alla domanda “che cosa ti ha lasciato?” – Dopo il Tour, sono entrato in un vortice che ha scombussolato la vita mia e della mia famiglia. È un evento che a livello mediatico espone in un modo incredibile. È qualcosa di travolgente, essere accarezzati da quel venticello è meraviglioso».

Il “vento” del Tour

«Quest’anno la Coppa d’oro non poteva farsi sfuggire un evento come la partenza della tappa del Tour de France da Piacenza – le parole del direttore del Consorzio Salumi Dop Piacentini Roberto Belli – abbiamo voluto collegare questa edizione a una tematica: il vento del tour. Le strade sono piene di tifosi, persone che spendono giornate intere per vedere passare un “vento”, perché il momento in cui passa il gruppo o un ciclista in volata è una frazione di secondo». L’assessore comunale al commercio Simone Fornasari ha commentato la composizione del tavolo, per poi soffermarsi sul valore socioeconomico di un evento di livello internazionale. «Qui abbiamo grandi campioni che hanno scritto la storia del ciclismo mondiale». La presidente della Provincia di Piacenza Monica Patelli ha dedicato un passaggio del suo discorso iniziale alla Peste suina africana, evidenziando la collaborazione fra istituzioni, imprese e cittadini per monitorare e arginare l’emergenza. «Siamo a pochi giorni da un evento che sicuramente ci porterà visibilità, ma anche una consapevolezza sulla promozione del territorio», ha detto.

Il prefetto Ponta: «Da novese, ho sentito più volte il “vento” della corsa»

Per il prefetto Paolo Ponta, da novese, il ciclismo è parte del dna. «Ho vissuto a Novi Ligure fino a pochi mesi fa, quando sono diventato prefetto di Piacenza. Novi Ligure è la città di Girardengo, lì Fausto Coppi ha vissuto fino alla morte. Ho sentito più volte il “vento” della corsa, ho vissuto l’emozione di aspettare ore per vedere passare un gruppo, senza magari riuscire a riconoscere i corridori. Ma quell’atmosfera di festa nessuno può togliercela, siamo fortunati». Ai campioni del ciclismo presenti il prefetto ha detto: «Trovarvi qua è come vivere un sogno». Infine, Ponta ha sottolineato l’importanza dell’evento per il territorio. «Questo vento che passa non può esaurirsi in quei pochi minuti in cui vedremo sfilare i corridori a Piacenza. Il “vento” del Tour dovrà essere un volano, una nuova partenza per un futuro fatto di turismo sostenibile, che permetta di apprezzare un’esperienza fatta di città d’arte, castelli e specialità enogastronomiche». L’obiettivo di fondo, ha spiegato il vicepresidente della Camera di Commercio dell’Emilia Filippo Cella, è «un’azione promozionale del territorio collegata». Sulla Coppa d’oro, nata proprio grazie alla Camera di Commercio (prima dell’accorpamento), ha evidenziato come nel tempo sia diventata «sempre più importante». Collegato in videoconferenza anche Sergio Marchi, capo segreteria del ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste che ha espresso la vicinanza del dicastero al premio Coppa d’oro, che ogni anno «vede un finanziamento all’interno di un programma specifico».

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«Lo sport sia un ponte tra le nazioni»

Al tavolo, Giammaria Manghi, capo di gabinetto della presidenza della Regione Emilia-Romagna, ha sottolineato l’importanza del turismo, che a livello regionale è «cresciuto da 45 milioni a 62 milioni e mezzo di notti dormite annue». In questo incremento, ha detto, «lo sport ha dato un contributo decisivo». Paolo Rizzi, direttore del Laboratorio di economia locale dell’Università Cattolica, ha riflettuto sull’impatto di un evento simile sul territorio. «Per promuovere i territori usiamo prima di tutto i luoghi, poi i prodotti, poi le persone e poi gli eventi. Piacenza deve costruire insieme un benvenuto, un modo di farsi belli. Il turismo sta crescendo in tutto il mondo, con un miliardo e 400 milioni di turisti internazionali e una crescita del 4-5% ogni anno, a Piacenza abbiamo numeri inferiori rispetto a Rimini, Ravenna o Bologna, ma cresciamo di più perché c’è tanta voglia di Italia e di posti nuovi. E lo sport ha un’importanza fortissima in termini di valori: in un periodo caratterizzato dalle guerre, lo sport ha un modo di vivere la competizione in modo non violento. Lo sport, come dice il Papa, deve essere un ponte tra le nazioni».

Martinelli, da Pantani a Nibali

Dopo aver appeso la bicicletta al chiodo, Giuseppe Martinelli ha intrapreso la carriera da direttore sportivo, assistendo campioni del calibro di Marco Pantani, Claudio Chiappucci e Vincenzo Nibali. «Quando due anni fa ho sentito dire che il Tour sarebbe potuto passare dall’Italia non ci ho creduto molto. È difficile parlare del Tour – ha detto – anche se non ero protagonista in prima persona, quando tornavo a casa tutti mi riconoscevano, sapevano cosa avevo fatto. Piacenza avrà una fortuna incredibile, se ne parlerà per molti anni». «Non vorrei dimenticare che ho corso con un piacentino (Giancarlo Perini, seduto in prima fila, nda) che nel 1992 arrivò ottavo al Tour de France». In quell’edizione Chiappucci e Bugno arrivarono in seconda e terza posizione. «Quest’anno Pogačar riuscirà a fare la doppietta?», gli ha chiesto Giulia De Maio. «Sì, ce la può fare – ha risposto Martinelli – è un campione che collezionerà tantissime vittorie in futuro».

Beppe Conti: «Bugno e Chiappucci meriterebbero la maglia gialla ad honorem»

Autore de “Il giallo del tour”, il giornalista Beppe Conti è considerato l’enciclopedia italiana del ciclismo. «Sabato scorso ero a Colle Umberto, dove nacque Ottavio Bottecchia, il primo vincitore del Tour de France nel 1924. I francesi onorano la storia forse meglio di noi, quest’anno sono venuti in Italia per la Grand Départ proprio nel centenario della prima vittoria italiana. Nel libro parlo di due signori, Claudio Chiappucci e Gianni Bugno, che avrebbero meritato di vincere il Tour. Non l’hanno vinto perché i francesi amavano di più lo spagnolo Indurian. Bugno e Chiappucci (nel 1992, nda) partirono inoltre con cinque minuti di handicap. All’onore darei a entrambi una maglia gialla». Infine, è intervenuto il novantaduenne Ernesto Colnago, considerato il più grande costruttore mondiale di biciclette. «È motivo d’orgoglio essere a Piacenza, perché è la città che molti anni fa accolse la mia prima Gran Fondo. Colgo l’occasione per fare i miei sinceri complimenti a tutte le autorità di questa città per aver ottenuto la partenza della terza tappa, un evento planetario che resterà nella storia del ciclismo».

Francesco Petronzio

Nelle foto: in alto, (davanti, da sinistra) Antonio Grossetti (presidente del Consorzio Salumi Dop Piacentini), Vincenzo Nibali, Gianni Bugno, Ernesto Colnago, Giuseppe Martinelli, Claudio Chiappucci e Beppe Conti; (dietro, da sinistra) Giammaria Manghi, Paolo Ponta, Monica Patelli, Filippo Cella, Simone Fornasari, Giancarlo Perini, Paolo Rizzi e Roberto Belli; sopra, il pubblico presente.

Pubblicato il 25 giugno 2024

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