La misericordia alla luce dell’insegnamento di Don Orione
“La misericordia rinnova la vita” è il titolo del primo incontro formativo organizzato dal Movimento Laicale Orionino nel 2024, in occasione della ricorrenza della morte di San Luigi Orione, avvenuta il 12 marzo 1940.
La misericordia è centrale nel suo insegnamento ed è vista come la più alla forma di carità, di Dio verso l’uomo, ma anche degli uomini tra loro, il modo “per far sperimentare la tenerezza della Provvidenza”, per questo chi sperimenta la misericordia è un uomo nuovo. Ne han discusso tre persone con esperienze molto diverse tra loro: don Grégoire De Guillebon, sacerdote dell’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote e confessore presso la Cattedrale di Piacenza, Massimo Polledri, Psichiatra del Carcere di Piacenza “Le novate”, Carlo Dionedi, Preside della scuola parentale Giovanni Paolo II" di Piacenza.
Don Grégoire, la confessione un'opera di misericordia
“Gesù Cristo – ha iniziato don Grégoire - è venuto tra noi per compiere un’opera di misericordia. E lo strumento privilegiato dei suoi piani è stato il perdono. Mentre la misericordia è un’effusione del cuore alla vista della miseria e dell’angoscia umana, il perdono costituisce un atto concreto di riabilitazione morale e spirituale. Gesù viene incontro ai sofferenti e porta loro la salute fisica e, soprattutto, quella dell’anima. Oggi che non c’è più Gesù il cristiano si trova davanti il sacerdote: non deve temere di andare a confessarsi, ma deve andarci con grande spirito di fede e gioia sincera, la gioia della libertà riconquistata, del pentimento e della salvezza che entra nella nostra anima. Certo, la confessione è un’opera di giustizia, ma come tale è anche un’opera di misericordia. Nel confessionale Dio agisce direttamente nel cuore dell’uomo: la confessione è l’occasione in cui l’uomo si libera dai peccati, ottiene il perdono e ci riconcilia con Dio e con i fratelli, donando così la pace con Dio, con se stessi, con la Chiesa e con gli altri. Deve essere accolta come una grazia dai penitenti, nella certezza di essere perdonati e riconciliati.
Ogni cristiano deve osservare dieci Comandamenti e cinque precetti, tra cui la comunione pasquale e la confessione almeno una volta l’anno. Comunione e confessione sono strettamente collegate. Attraverso la preghiera e le buone letture ci possiamo render conto del nostro errore, della sofferenza inflitta all’amore di Dio, ferito da noi. La confessione non dev’essere né un’abitudine, né un’occasione per chiacchiere col sacerdote. I rischi principali sono parlare di cose poco importanti, dei peccati degli altri, dire di non aver peccati oppure autogiustificarsi, ritenendo che alcune cose sbagliate che facciamo non siano peccato. Essa invece è un Sacramento, per questo va preparata bene, con compunzione, ossia rammarico per aver offeso Dio, rifiutando il male ed impegnandosi per una nuova vita. Dobbiamo chiedere a Dio, con umiltà e fiducia, e, come il pubblicano, saremo giustificati. Il pentimento è una meditazione sulla nostra miseria e sulla grandezza dell’amore di Dio, che a volte permette il peccato per favorire il nostro ravvedimento. Dio non forza l’uomo ma vuole la nostra libera adesione ed il nostro consenso”.
La testimomianza di Polledri
Da Polledri una testimonianza diretta dal luogo dove lavora: “Tra i precetti della Chiesa vi è la visita ai carcerati per farci andare a contatto con il male, che è in ciascuno di noi. Noi siamo biologicamente programmati per la misericordia: di fronte al sangue ci fermiamo, ma la medicina ci insegna che il male può essere causato da fattori esterni (la società, la famiglia, gli amici, ecc.) ma anche interni, dalla propria psiche. A volte il male genera comportamenti che passano da padre in figlio, quindi il male produce male. La misericordia è spezzare questa catena: il carcere è un luogo dove si può spezzare la catena del male”.
Dionedi, nella croce c'è la presenza di Dio
Dionedi è un sopravvissuto alla strage di Bologna. “Quando scoppiò la bomba il 2 agosto 1980 – ha raccontato – ero vicinissimo al luogo dell’esplosione, tuttavia non ho sentito il boato, ma lo spostamento d’aria mi ha fatto volare sopra le macerie, mi sono rialzato senza alcuna ferita o rottura ma avevo un’ustione di terzo grado che mi costrinse alla terapia intensiva e ad una convalescenza di tre settimane, che sono state una sorta di ritiro spirituale”. Cristiano dalla nascita, con l’adolescenza aveva messo in discussione la sua fede, toccato soprattutto dalla sofferenza degli innocenti e dal non riuscire a dar senso alla vita. Iniziato alla Santissima Trinità il cammino neocatecumenale ha capito che la sofferenza fisica patita durante la convalescenza è stato un modo per incontrare Dio, sperimentando che davvero nella Croce c’è la Sua presenza.
“Questo drammatico fatto mi ha fatto sperimentare la misericordia di Dio – a proseguito-: nonostante la mia mancanza di fede, Dio mi è venuto incontro nel dolore, a volte usa le maniere forti per capire! Ma il vero miracolo non è stato aver salva la vita bensì aver sperimentato la misericordia: ho vinto l’orgoglio e capito il valore della mia esistenza presente, libero dall’ossessione per il futuro e dall’insoddisfazione”.
Grazie al cammino di fede si è fatto una famiglia, ha avuto otto figli, è diventato insegnante ed ha iniziato un impegno di volontariato con il Forum delle famiglie, anche come Presidente dell’Associazione famiglie numerose, ed ha fondato la scuola cattolica Giovanni Paolo II dove insegna.
L’incontro è stato aperto da Gianrico Botteri.
Il prossimo incontro è previsto per maggio.
Pubblicato l'11 marzo 2024
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