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Inaugurato a Gotra di Albareto il monumento dedicato al partigiano Lino Bottali

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È stato inaugurato sabato mattina, 14 ottobre, il monumento dedicato a Lino Bottali, “partigiano Lucertola” martire di Villa Cadè, a 100 anni dalla nascita. La cerimonia, svoltasi a Gotra di Albareto (Parma), si è aperta con la messa presieduta da don Marino Navalesi, vicario generale della diocesi di Massa Carrara-Pontremoli, concelebrata con don Piero Albanesi, don Lino Ferrari, don Renato Fugaccia e don Angelo Busi. A seguire la conferenza, aperta dai saluti del sindaco di Albareto Davide Riccoboni, del presidente della Provincia di Parma Andrea Massari e del consigliere regionale Matteo Daffadà (Pd). Poi, la parola a Mariapia Garavaglia, presidente dell’Associazione nazionale partigiani cristiani (Anpc), e a Pierluigi Castagnetti, presidente della Fondazione Fossoli. A moderare, il presidente provinciale Anpc Parma (e vicepresidente nazionale) Ferdinando Sandroni e Gabriele Ferrari. Presenti all’evento anche il presidente provinciale Anpc Piacenza Mario Spezia, il presidente del Museo della Resistenza piacentina di Sperongia Andrea Losi, il consigliere Salvatore Scafuto per il Comune di Piacenza e Giuseppe Borea, nipote omonimo del sacerdote ucciso dai nazifascisti.

“Il sacrificio è buttare ciò che siamo in qualcosa di più grande”

Lino Bottali era uno dei 21 partigiani che i nazisti prelevarono dal carcere di Parma e fucilarono, come azione di rappresaglia, la mattina del 9 febbraio 1945 sulla via Emilia a Cadè, nei pressi di Reggio Emilia. “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Nel dono dell’amore di Cristo – ha detto don Navalesi nell’omelia – vediamo il sacrificio della nostra vita, di chi ci porta alla pace, alla libertà. Vediamo la certezza che il Signore passa attraverso uomini e donne di ogni tempo, di buona volontà, capaci di accogliere il dono, di viverlo, trasmetterlo e vedere anche davanti al pericolo qualcosa di più grande. Il sacrificio è buttare ciò che siamo, ciò che abbiamo in qualcosa di più grande, camminare insieme, dare senso. Vuol dire mettere qualcosa da parte per poi avere un altro risultato”.

I cattolici e la Resistenza

“Nella Resistenza i cattolici non erano degli aggregati – le parole di Pierluigi Castagnetti –; anzi, hanno portato il segno di una loro originalità anche all’interno dell’esperienza resistenziale. Quando è finita quella guerra (la Seconda guerra mondiale, nda) è stato fatto un giuramento solenne: che mai più ci sarebbero state altre guerre. Non era un auspicio, ma parole che sgorgavano da un’intelligenza storica e politica. Ermanno Gorrieri, capo partigiano di Modena, nel suo ultimo libro negò che ci fosse una scelta politica dietro l’impegno dei cattolici per la Resistenza, ma una scelta religiosa: «Nelle parrocchie siamo stati educati a voler bene alla gente. È bastato questo a farci salire in montagna, dove c’erano dei sacerdoti che hanno dato un contorno a questa scelta». Giorgio Bocca, nella sua Storia della Resistenza, disse che se non ci fossero stati i preti, in montagna la Resistenza non si sarebbe potuta fare, perché le canoniche erano il rifugio sicuro: da lì, in tutta la storia della Resistenza, non è mai uscito un tradimento”.

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Nella foto, il monumento a Lino Bottali.

“Convertire i giovani affinché coltivino idee”

“Quando c’è una comunità c’è armonia e solidarietà. Questo territorio è impregnato del sangue dei martiri, abbiamo un dovere di riconoscenza già solo a calpestare questa terra – ha detto Mariapia Garavaglia nel suo discorso –. Per far sapere da che parte si sta a volte non servono le parole, ma le testimonianze. I nostri martiri hanno dato la vita, noi diamo il nostro tempo e le nostre competenze. Votiamo. Tanta gente non vota, chi non vota tradisce i Lino (Bottali, nda), i Minzoni (don Giovanni, nda), tradisce chi ci ha regalato con la vita un mondo di pace, almeno in Europa. Noi abbiamo un impegno civile e santo: dedicarci agli altri. Non c’è amore maggiore di quello di dare la vita per gli amici. Noi siamo amici per quelli che ci hanno preceduto, ci hanno voluto bene se sono morti per noi, e noi dobbiamo voler bene a loro attraverso le istituzioni democratiche che ci hanno regalato. Dobbiamo amare la Costituzione, un manuale di amore per i nostri concittadini. Noi dell’Anpc vogliamo continuare a essere portatori di pace mettendo in campo aiuti personali, comunitari, diplomazie. Dobbiamo convertire i giovani, non per far loro cambiare idea, ma per far sì che coltivino idee e si appassionino alla democrazia e alla Costituzione. C’è bisogno di tanti testimoni di questa idea affinché non muoia mai, perché quando il lumicino si affievolisce il rischio che si spenga c’è”.

Piacenza presente alla cerimonia

“Abbiamo avuto l’occasione per ricordare un martire della libertà, il partigiano Lino Bottali, fucilato a 22 anni il 9 febbraio 1945, lo stesso giorno in cui a Piacenza la stessa sorte toccò a don Giuseppe Borea. Facciamo memoria del martirio di tanti giovani che hanno sacrificato la vita per la democrazia e per la libertà del nostro Paese, a quest’avvenimento ci lega il fatto che Lino Bottali era lo zio materno di mons. Lino Ferrari, già vicario generale della diocesi di Piacenza-Bobbio”, ha commentato Salvatore Scafuto.

Francesco Petronzio

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Nelle foto, l'inaugurazione del monumento  a Lino Bottali a Gotra di Albareto e sopra, mons. Lino Ferrari con Giuseppe Borea, nipote del sacerdote ucciso lo stesso giorno di Lino Bottali.

 

Pubblicato il 16 ottobre 2023

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