E' sbocciata la «rosa di San Colombano»
In concomitanza con “Castello in Fiore”, la rassegna di maggio di fiori, colori e sapori che da anni Eliana Ferioli organizza al castello medievale Malaspina Dal Verme di Bobbio, domenica 28 maggio, verrà presentato un mazzo reciso della nuova “Rosa di San Colombano Abate”. La newentry è nata da una proposta del piacentino Cesare Bollani (promotore e consulente turistico, Direttore del Centro Lavanda) e Franco Stalla (titolare dell’azienda di Albenga dedita a sperimentazione e gestione brevetti), appoggiata poi da don Mario Poggi, parroco della Basilica di San Colombano di Bobbio, e infine brevettata. Prodotta dal vivaio Nino Rose di Sanremo è già prenotabile, ma sarà disponibile dalla primavera 2024. Grazie a Colombano e al suo Cammino Europeo la rosa nasce già a vocazione internazionale.
San Colombano e il suo amore verso la natura
E’ una rosa rifiorente dalla primavera all’autunno, profumata, caratterizzata da particolari colori e sfumature: un caldo giallo solare al centro che vira al rosso ai bordi dei petali.
Di San Colombano la rosa richiama immediatamente il forte amore per la natura, connaturato con la sua origine celtica e alimentato dalla sua formazione druidica. Amore così profondo da farlo considerare un ecologo ante litteram, in anticipo su San Francesco (dal 1979 patrono dei cultori dell’ecologia). Tradizione vuole, infatti, che Francesco sia andato a Bobbio a pregare sulla tomba di Colombano, con cui tanto condivideva in spiritualità e identificazione divina nel creato. I missionari colombaniani, in giro per il mondo dalla Casa Madre di Dalgan Park nei pressi di Navan (Repubblica d’Irlanda, località d’origine di Colombano gemellata con Bobbio), vivono da sempre il carisma ambientalistico di Colombano. Impegnati ovunque a formare una coscienza che indirizzi a comportamenti responsabili verso il pianeta hanno dato un contribuito alla “Laudato sì” di papa Francesco.
La genesi della rosa: una fiaba
La genesi della rosa di Colombano ha risvolti quasi fiabeschi. Deriva da un incrocio con un’antica rosa autoctona dell’isola Gallinara, classificata la prima volta da due botanici francesi al seguito di Napoleone. Nell’isola erano insediati monaci colombaniani provenienti dal monastero di Bobbio. La dedicazione al Santo è quindi quasi un ritorno alle origini.
Esiste un altro curioso legame, oltre al nome dell’irlandese Colombano, tra la rosa e l’isola di smeraldo. In particolare con Bangor, la località della contea del Nord Irlanda da cui il Santo prese il largo verso il continente europeo. La catena dorata indossata dai rappresentanti istituzionali della comunità nelle cerimonie ufficiali è composta di tante tessere rappresentanti diverse varietà di rose. E’ in omaggio alla famiglia che ha donato alla comunità il castello di Bangor, ora sede municipale, cui è aggregato il Museo della città e un grande meraviglioso parco. La famiglia era coltivatrice di rose.
Luisa Follini
Pubblicato il 23 maggio 2023
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