Carlo Acutis santo e la sua Assisi in festa. «C’ero anch’io»
Mentre il Papa dichiarava santi Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, io e la mia famiglia ci avvicinavamo alle spoglie mortali di quest’ultimo, nella basilica di Santa Maria Maggiore, ad Assisi. Carlo non è più lì, la fede ci dice che è nascosto in Dio, ma passandogli davanti ho ripensato a tutti i segni che lo accompagnano dal giorno in cui è morto. Ho ripensato alla nostra “amicizia”, nata quando lui era già in Cielo. Mi son detta che la Chiesa “non stava facendo santi dei ragazzi morti”, bensì dichiarava “vivi in Cristo” dei testimoni autentici del Risorto.
Assisi in festa
In tanti, sapendo del mio legame speciale con Carlo Acutis (ho scritto sei libri su di lui, ma, soprattutto, lo sento vicino, nel mio cammino, da anni), mi chiedevano se sarei andata a Roma, per assistere alla canonizzazione sua e del torinese Pier Giorgio Frassati, in piazza San Pietro. Personalmente, però, ho preferito recarmi in Assisi, dove il corpo di Carlo riposa. Credevo di essere originale, andando ad Assisi, il 7 settembre, anziché a Roma (nella capitale, alla messa con papa Leone XIV, si trovavano circa 80mila fedeli!) ma mi sono accorta molto presto di essere stata un po’ fotocopia, per dirla con le parole di Carlo: la città natale di san Francesco e Santa Chiara, che ospita Acutis dal 2006 (prima sepolto al cimitero, poi traslato nella basilica di Santa Maria Maggiore, detta anche della Spoliazione) era letteralmente assediata di pellegrini Vari maxischermi permettevano di assistere alla messa di canonizzazione in diretta, in punti diversi della chiesa della spoliazione, sia dentro che fuori. Le transenne, la sicurezza super organizzata, i cameramen e i vari operatori tv ci parlavano di una Assisi pronta per il grande evento. Lo ammetto, pensavo di vivere “il suo giorno” in raccoglimento, mi sono trovata a condividerlo con centinaia di fedeli in festa come me. Ed è stato bello lo stesso, anzi, forse di più.
Ogni angolo di Assisi parla di Carlo
Anche se è nato a Londra e cresciuto a Milano, la cittadina umbra gli era entrata nel cuore: lì il primo santo millennial aveva trascorso i momenti più belli della sua vita e lì, nella “nuda terra”, per dirla con San Francesco (molto apprezzato da Acutis) voleva essere sepolto. Nel cimitero d’Assisi, Carlo riposava con la vista sul santuario di San Francesco. Ricordo la prima volta che andai a trovarlo, proprio al cimitero. Era il 2017, avevo appena finito di scrivere il libro a lui dedicato “Sei nato originale, non vivere da fotocopia” (Mimep Docete) e volevo affidargli il mio lavoro. Feci persino fatica a trovarlo. Non era conosciuto come ora… Quello sì che fu un momento solo nostro. Intimo. Il cimitero, quel pomeriggio, era deserto. Mai avrei potuto immaginare, ai tempi, che sarebbe stato dichiarato santo pochi anni dopo. Sapevo solo - questo lo ricordo bene - che si provava una grande pace vicino a lui.
Le parole di papa Leone XIV
Papa Leone, durante l’omelia della messa di canonizzazione, ha speso parole di stima e gratitudine per l’esempio dei due neo-santi e ha spiegato che ognuno di noi è chiamato a non sciupare la vita, a orientarla verso l’alto e a farne un capolavoro come hanno fatto loro. “Entrambi, Pier Giorgio e Carlo, hanno coltivato l’amore per Dio e per i fratelli attraverso mezzi semplici, alla portata di tutti: - ha detto il Pontefice - la santa Messa quotidiana, la preghiera, specialmente l’Adorazione eucaristica. Carlo diceva: «Davanti al sole ci si abbronza. Davanti all’Eucaristia si diventa santi!», e ancora: «La tristezza è lo sguardo rivolto verso sé stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio»”.
Cecilia Galatolo
Pubblicato il 9 settembre 2025
Nella foto, il giorno della messa di canonizzazione di Carlo Acutis. (Foto Siciliani/Gennari SIR)
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