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Gli alunni del Sant'Eufemia intervistano il Vescovo


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Ha un animale preferito? Cosa le piaceva fare quando aveva la nostra età? Ha mai praticato uno sport? Ma anche: cosa prova quando fa la Comunione? Com’è nata la sua vocazione? Come sta vivendo questo momento segnato dalla guerra? C’è tutta la curiosità e la spontaneità dei bambini nel fuoco di fila di domande a cui la classe quinta della Primaria paritaria Sant’Eufemia ha sottoposto mons. Adriano Cevolotto lunedì mattina nell’istituto di via San Marco. Il Covid aveva impedito finora al Vescovo di andare a visitare la scuola cattolica che, dal Nido alla Primaria, accoglie circa duecento allievi. Una realtà educativa storica per Piacenza, nata nel 1875 dal carisma vincenziano e da ormai vent’anni - era il 2001 - a gestione cooperativa. Ad accogliere il Vescovo sono state la dirigente scolastica Simona Fornasari e la direttrice della cooperativa “Sfinge” Ornella Fulcini.

“Coltivate i sogni"
“Siamo la classe più numerosa, un po’ rumorosa, ma entusiasta di imparare e conoscere. Siamo amici, fuori e dentro la scuola”. Così si sono presentati i bambini di quinta nella lettera che, con le insegnanti Mariachiara Veneziani e Raffaella Bianchi, avevano indirizzato a mons. Cevolotto dopo aver visitato la Cattedrale per i 900 anni dall’inizio della costruzione. Lui, anziché rispondere per iscritto, ha voluto incontrarli. Prima con un po’ di timidezza, poi via via sempre più spigliati, i bambini lo hanno intervistato a tutto campo, strappandogli anche qualche dichiarazione inedita. Siamo così venuti a sapere che, in Seminario, oltre a giocare a calcio, per via dell’altezza era stato ingaggiato in una delle due squadre di pallavolo iscritte al campionato del Csi: “All’altra squadra interessava vincere, per noi giocare era un modo di stare insieme. Alla fine, noi siamo arrivati primi. Vedete, quel che conta è divertirsi”. Il Vescovo ha svelato di avere una collezione di gufi, iniziata dopo un ritiro alla comunità di Bose: “Ero rimasto colpito dall’associazione del gufo al monaco e al cristiano, per la sua capacità di avere uno sguardo profondo sulla realtà, a 360 gradi”.
Mons. Cevolotto ha ricordato di quando - proprio a dieci anni - in parrocchia, complice l’incontro con un missionario reduce dall’Amazzonia, aveva maturato il sogno di partire in terre lontane. “Il Signore poi mi ha condotto su strade diverse, ad essere missionario qui. Quel che conta è seguirlo là dove ti chiama, portare Gesù alle persone. Mi è venuta in mente, tempo fa, una scena della mia infanzia. Dopo la Comunione, avevo pregato: «Gesù, io voglio dare la mia vita per te». Già da bambini nascono certe intuizioni. Anche voi, non smettete di coltivare i desideri grandi che avete dentro”.

Il centuplo
Attraverso gli incontri - nella sua diocesi  di Treviso come oggi da vescovo della diocesi di Piacenza-Bobbio - mons. Cevolotto ha fatto esperienza che “Gesù dà il centuplo”. Non bisogna avere paura di “prendere il largo” - ha continuato, rispondendo alla domanda sul significato del motto e dello stemma episcopali - perché, se si sta a riva, “non si potranno mai ammirare nuovi orizzonti, né fare una buona pesca”. È un po’ quel che si vive sui sentieri di montagna, una passione del Vescovo condivisa da tanti bambini: salendo, si allarga lo sguardo su nuovi panorami, “ci si scopre piccoli, eppure preziosi”, si ha pure l’avventura di fare incontri inattesi (“una volta, e confesso che mi ha fatto un po’ paura, mi è capitato di veder planare verso di noi un’aquila”).


“Gli uomini non hanno imparato nulla?”
Non sono mancate domande su quanto sta accadendo in Ucraina. “Gli uomini non hanno imparato niente dalla Seconda Guerra Mondiale?”, chiede seria una bambina. “La guerra è sempre un male. Non risolve nulla - rimarca il Vescovo - anzi, causa solo altra sofferenza. Prego Dio, perché doni la pace e crei operatori di pace”. Mons. Cevolotto ha ricordato ai bambini che nel mondo ci sono tante guerre dimenticate, di cui la tv o i social non parlano. Anche per quelle situazioni bisogna invocare la pace. La responsabilità non  spetta solo ai potenti, ai governanti. “È necessario che cresca dentro di noi una mentalità di pace. Come? Costruendo relazioni di dialogo, di rispetto, tra noi, nel gioco, nello studio, in famiglia. Non vuol dire che non ci sono differenze o motivi di contrasto, ma imparare ad affrontarli senza voler sopraffare l’altro”.

B. S.

Nella foto, un momento dell'incontro degli studenti della classe quinta della Primaria Sant'Eufemia con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

Pubblicato il 26 marzo 2022

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