Alpini, la solidarietà nel tempo dell’individualismo
In Cattedrale a Piacenza il riconoscimento del Summit permanente dei Nobel per la pace
Il raduno degli Alpini a Piacenza - in 35mila sono giunti dalla Lombardia e dall’Emilia-Romagna - è stato caratterizzato il 19 ottobre, all’inizio della manifestazione, da un significativo momento spirituale e di riflessione.
Prima della celebrazione in Cattedrale è stato consegnato all’Associazione Nazionale Alpini, il riconoscimento annuale del Summit permanente dei Nobel per la pace che ha sede in Piacenza.
Agli Alpini è stata donata la scultura “L’uomo della pace”, che fu ispirato all’autore Franco Scepi, presente in Cattedrale, nel 1977 dalle parole dell’allora cardinale di Cracovia Karol Wojtyla. Al vicepresidente del segretariato permanente dei Premi Nobel per la Pace, Marzio della Giovanna, il compito di consegnare il premio che ha voluto riconoscere lo spirito di sacrificio e la solidarietà che gli alpini hanno sempre manifestato in numerosi Paesi del mondo a sostegno di qualsiasi persona indipendentemente dalle appartenenze etniche o religiose.
L’opera artistica è stata consegnata al presidente nazionale dell’Associazione Alpini, Sebastiano Favaro, che ha ringraziato sottolineando la singolarità di un riconoscimento di pace ad un’associazione d’arma.
“Gli alpini - ha affermato Favaro - hanno sempre avuto come pilastri dell’agire la memoria e la solidarietà di saper dare gratuitamente a tutti indistintamente”.
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Il Vescovo: rimanete ancorati alla fede cristiana
Il vescovo mons. Gianni Ambrosio nell’omelia della messa ha ringraziato gli Alpini per il loro sevizio generoso e spesso silenzioso che sanno offrire al nostro Paese e alle nostre realtà territoriali.
“È molto eloquente - ha aggiunto il Presule -, in un tempo come il nostro ossessionato dall’individualismo e dalle chiusure, trovarsi insieme ed esprimere la comune appartenenza. Non dobbiamo però - ha puntualizzato - dimenticare che i valori non sono soltanto quelli orizzontali, ma anche quelli verticali, trascendenti, doni da invocare da Dio”.
Per il Vescovo di Piacenza-Bobbio la motivazione, oltre al desiderio di ritrovarsi insieme, è quella più alta e nobile che trova proprio nell’eucaristia il suo punto di riferimento: “Cari alpini, rimanete ancorati nella fede della tradizione cristiana, che vede l’uomo fatto di corpo e spirito e sa ridare dignità ad ogni esistenza, anche grazie alla preghiera che è il respiro dell’anima”.
La celebrazione si è conclusa con la preghiera dell’alpino e il canto “Signore delle cime”, che ha saputo trasmettere forti emozioni e dare la giusta carica ideale a tutti gli alpini.
Ricordare i morti facendo del bene ai vivi
A margine della messa, abbiamo chiesto ad Angelo D’Acunto (nella foto a lato), speaker ufficiale dei raduni alpini, di spiegarci il valore di questa manifestazione.
“In ogni raduno c’è la bellezza dello stare insieme - ha affermato -, ma sarebbe una cosa sterile se ci limitassimo a festeggiare tra noi. Il nostro obiettivo vuole raggiungere soprattutto coloro che sono deboli, poveri, gli ultimi. Infatti, ogni gruppo dell’Associazione Nazionale Alpini è presente dove c’è una sofferenza: vogliamo ricordare i nostri morti facendo del bene ai vivi”.
Anche Luigi Faimali, capogruppo di Lugagnano e consigliere dell’Alta Val d’Arda, ha espresso la sua gioia per la bellissima manifestazione che ha fatto ritrovare gli alpini tutti insieme per condividere dei grandi valori.
Un momento insomma che ha fatto provare l’emozione di grande compattezza della famiglia alpina, che, dopo aver compiuto i cento anni, continua a realizzare grandi opere solidali in tutta Italia.
Riccardo Tonna
Pubblicato il 21 ottore 2019
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