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Congo, dove la Chiesa porta la Croce

Padre José Mwami a Piacenza il 22 e 23 settembre

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Essere cristiani oggi può diventare una scelta eroica, come accade in molti Paesi in cui la Chiesa è vittima di persecuzioni. Il Congo è uno di questi.
Di questo parlerà padre José Mwami, sabato 22 e domenica 23 settembre nella parrocchia della Santissima Trinità in viale Dante (angolo via Manfredi) a Piacenza.
Porterà la sua testimonianza alla messa delle ore 18.30 di sabato e alle celebrazioni delle ore 8, 10, 11.15 e 18.30 di domenica.

Padre Mwami, sacerdote della Repubblica Democratica del Congo, della Congregazione della Missione (lazzarista), è sostenuto da Aiuto alla Chiesa che Soffre come studente di teologia dogmatica alla Pontificia Università Urbaniana.
A Piacenza porterà la sua testimonianza sulla Chiesa perseguitata nel suo Paese e in Africa.
In questa occasione sarà allestito un banchetto di Acs per raccogliere offerte e proporre alcune pubblicazioni.

— Com’è la situazione della Chiesa in Congo e più in generale in Africa?
La Chiesa cattolica in Africa e nella Repubblica Democratica del Congo in particolare costituisce l’anima di un intero popolo. E questo per la semplice ragione che dal suo arrivo nella nostra terra, nonostante alcuni problemi, è sempre stata al fianco del popolo congolese, difendendo i suoi diritti fondamentali e plasmando la sua cultura e le sue aspirazioni.
Dobbiamo tutto alla Chiesa cattolica, bisogna riconoscerlo. Scuole, ospedali, istruzione, educazione esistono grazie ai tanti missionari che hanno perso la vita perché tutto questo fosse possibile.

Oggi la Chiesa in Congo sta soffrendo tremendamente, schiacciata non solo dai nemici interni, come la dittatura, la povertà e la guerra, ma anche da quelli esterni come le grandi multinazionali e altri predatori esterni.
In Congo, specialmente nelle province del Nord e del Sud Kivu, dal 1997 ad oggi, c’è guerra ovunque. Parrocchie, scuole, ospedali, case o centri di supervisione vengono regolarmente saccheggiate.

Religiosi, religiose, laici e altre persone di buona volontà sono regolarmente minacciati, rapiti, violentati e uccisi.
Interi villaggi bruciati, le donne violentate, i bambini reclutati con la forza dai gruppi ribelli, i campi minati...
La Chiesa è immersa in una sorta di lutto permanente a beneficio attori nazionali e internazionali.

— Qual è l'opera di “Aiuto alla Chiesa che soffre” in Congo?
Questa Fondazione è per noi una benedizione di Dio. È sempre stata al fianco della comunità cristiana e della nostra gente sostenendola in tanti modi.

— Lei personalmente ha conosciuto dei martiri?
Conoscere, toccare e confortare i martiri vivi o morti non è un mistero da cercare lontano. Quasi ogni settimana i nostri fratelli e le nostre sorelle perseguitati bussano alla porta delle nostre parrocchie.
E ciò che mi ferisce di più è vedere un bambino di 6-10 anni innocente, condannato a vivere in strada in balia della violenza di qualsiasi tipo...
Si potrebbe dire che la Chiesa del Congo è tutta martirizzata.

Essere cristiano in Africa e in Congo in particolare significa imparare a portare la croce e seguire Cristo ogni giorno.

Gaia Corrao


Pubblicato il 20 settembre 2018

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