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La messa per la scuola: racconto condiviso, intreccio di volti, voci e speranze

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Una comunità raccolta per cercare luce in un tempo educativo spesso complesso, è stata quella che si è ritrovata il 12 dicembre, nella basilica di Sant’Antonino, per celebrare la messa per il mondo della Scuola. La celebrazione, presieduta dal vescovo mons. Adriano Cevolotto e concelebrata da don Roberto Isola, dal diacono Giovanni Marchioni e dal diacono Matteo Billi – ordinato da pochi giorni, lo scorso 8 dicembre, e insegnante di religione – si è aperta con le parole di Claudio Ferrari, direttore dell’Ufficio Scuola della diocesi di Piacenza-Bobbio. A introdurre la liturgia è stata una domanda semplice e insieme spiazzante, presa dal Vangelo di Matteo: «Cosa siete andati a vedere?». Una domanda che non resta teorica, ma interpella. “Siamo qui – ha spiegato Ferrari – per chiedere l’aiuto di Dio per chi vive nel mondo della scuola, un mondo spesso complicato, ma ricco di speranza”.

L’educazione: un bene per la società

È proprio su questo “perché” che mons. Cevolotto ha costruito l’omelia, invitando l’assemblea a non vivere la Messa di Natale per la scuola in modalità automatica. Non si tratta solo di partecipare, ma di interrogarsi sul senso profondo del proporre questo appuntamento. La risposta, per il vescovo, affonda nel cuore stesso del Natale: il mistero dell’Incarnazione. Lasciarsi ispirare da Dio che entra nella storia significa imparare ad abitare da cristiani il mondo dell’educazione, uno spazio delicato e decisivo, affidato alla responsabilità di chi accompagna le nuove generazioni.

L’educazione - ha ricordato - è un bene prezioso non solo per chi l’ha scelta come professione, ma per l’intera società e per il suo futuro, anche quando questo valore non è immediatamente riconosciuto. La celebrazione - ha detto il presule - diventa così occasione di rinnovo e di verifica: rinnovare convinzioni profonde, verificare l’impegno personale, lasciandosi guidare e illuminare dalla Parola di Dio.

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Comprendere la realtà

Nella seconda parte della riflessione, il vescovo ha allargato lo sguardo alla sfida, oggi quanto mai urgente, di comprendere e interagire con le diverse generazioni. Prendendo spunto dal capitolo 11 del Vangelo di Matteo, mons. Cevolotto ha mostrato come spesso si trovi sempre un motivo per non mettersi in gioco: Giovanni il Battista è giudicato troppo severo, Gesù troppo libero. Cambiano gli stili, ma resta la tentazione di chiudersi. Da qui l’invito a osservare la generazione presente – studenti, genitori, insegnanti – non per emettere giudizi definitivi, ma per comprendere la realtà e agire con consapevolezza.

La cura della relazione

Il punto decisivo - ha sottolineato il vescovo - non è tanto ciò che si propone, quanto l’atteggiamento interiore con cui lo si fa. Nel mondo educativo, accanto alla qualità dei contenuti, è fondamentale la cura della relazione. È qui che entra in gioco quella che mons. Cevolotto ha chiamato “carità educativa”: una grazia che viene dall’alto, capace di far morire giudizi e pregiudizi per risorgere a uno sguardo nuovo, più libero e più vero.

Una luce da portare nelle aule

Nonostante le fatiche, le resistenze e le sfide che talvolta sembrano insormontabili, la messa per il mondo della Scuola ha ricordato a tutti che la speranza non è un’illusione ingenua. È radicata in un Signore che non ha rinunciato all’appuntamento con la storia e con ciascuna esistenza. Uscendo dalla basilica di Sant’Antonino, quella speranza sembrava farsi più concreta: una luce discreta, ma tenace, da portare ogni giorno nelle aule, nei corridoi, nelle relazioni educative.      

Riccardo Tonna

Nelle foto, la messa per il mondo della scuola in Sant'Antonino.

Pubblicato il 13 dicembre 2025

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