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Domenica 14 è l'Avvento di carità

Vescovo Cevolotto alla Mensa Caritas

Torna l’Avvento di carità nelle parrocchie della diocesi: le offerte che verranno raccolte domenica 14 dicembre durante le messe saranno destinate alle opere della Caritas diocesana (qui la locandina). Lo scorso anno, in occasione dell’Avvento di carità, sono stati donati quasi 24mila euro: un segno di vicinanza della comunità alle fragilità del territorio. “Non è solo una bella e utile tradizione - puntualizza il direttore della Caritas diocesana, il diacono Mario Idda -. È anzitutto l’occasione perché ciascuno di noi si faccia coinvolgere in un gesto concreto di carità”.

Pascal, che chiese di portare un povero al suo capezzale
La carità non è un optional per il cristiano. È frutto della fede. Lo ha ricordato con forza al recente convegno delle Caritas parrocchiali mons. Livio Corazza, vescovo di Forlì, delegato della Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna per la carità, una lunga esperienza prima come direttore della Caritas della sua diocesi di origine, Concordia-Pordenone, poi in Caritas Europa. “Nel volto del povero vedo il volto di Dio: una realtà non da poco”. Ha citato il filosofo Pascal che, in punto di morte, non potendo accostarsi all’Eucaristia ha chiesto che al suo capezzale venisse portato un povero. “Ma la carità - ha aggiunto - non è un’esperienza personale, il passatempo originale di qualcuno, come ancora capita che a volte si pensi persino nelle nostre parrocchie. È un servizio che nasce dal cuore della Chiesa”.

Povertà relazionali e spirituali
Ecco allora che l’Avvento di carità riguarda davvero ciascuno di noi. Perché la povertà bussa alla nostra porta con tanti volti. Mons. Corazza nel richiamare il Rapporto 2025 di Caritas Italiana - 5 milioni e 700mila persone risultano vivere sotto la soglia di povertà - ha messo in luce il tema dei salari poveri collegati alla bassa scolarizzazione, la diffusa sofferenza psichica, l’aumento impressionante della dipendenza da gioco d’azzardo, le donne vittime di violenza, il disagio dei minori, “povertà relazionali e spirituali”. Senza dimenticare - qui il riferimento è al messaggio di Leone XIV per la Giornata mondiale dei poveri - che “la prima povertà è la mancanza di Dio”.

La pedagogia dei fatti
La Caritas - frutto della terza riforma nata dal Concilio Vaticano II, accanto a quella liturgica e della catechesi - sostituendo la Pontificia Opera di Assistenza mette l’accento sul compito pedagogico ed animativo. “Certo, non si può testimoniare la carità parlandone o facendo dei documenti, ci vuole una pedagogia dei fatti”, ha riconosciuto mons. Corazza. Per questo i servizi di Caritas non si limitano a rispondere a un bisogno ma vanno oltre.

Non basta un letto
“I progetti dell’abitare - esemplifica Davide Marchettini, operatore del centro d’ascolto di via Giordani - non vogliono semplicemente garantire un letto. Si cerca di attivare le relazioni dentro la comunità, di fare insieme percorsi verso l’autonomia. Serve dare qualità all’ascolto”.
Racconta di un uomo finito a dormire in auto che, per ripararsi dal freddo, una sera era finito ad un incontro biblico. Lì ha incontrato qualcuno che lo ha convinto a rivolgersi al dormitorio. Non voleva andarci. “Per lui era l’ultima delle soluzioni. Alla fine ci ha ringraziato: vedere i volontari - la mamma, lo studente... - che anziché farsi i fatti loro sul divano andavano a cenare al dormitorio con gli ospiti lo ha colpito, gli ha ridato la motivazione. Quel che fa la differenza sono i muri fatti dalle relazioni”.

Barbara Sartori

Nella foto in alto, di Pagani, il vescovo mons. Adriano Cevolotto in visita alla Mensa della Fraternità della Caritas diocesana.

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