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Per una Chiesa «sinodale missionaria»: Pozzobon: «Lavorare insieme condividendo le responsabilità»

Cignatta Pozzobon Cevolotto

 

Comunione, missione e partecipazione: questi i tre “ingredienti” per costruire una Chiesa sinodale. Il percorso deve partire dal “basso”, i cantieri privilegiati per vivere il discernimento comunitario ed esercitare una ministerialità insieme sono gli organismi di partecipazione, primi fra tutti i Consigli delle Comunità pastorali. Questa, in sintesi, è l’analisi di Andrea Pozzobon, pedagogista e delegato per le Collaborazioni pastorali della diocesi di Treviso, che ha anticipato alcuni punti del Documento delle Chiese in Italia, derivato dal cammino sinodale. Pozzobon è intervenuto a Piacenza in occasione del Convegno ecclesiale di inizio anno, nel pomeriggio di venerdì 10 ottobre alla Sala degli Arazzi della Galleria Alberoni. Accanto a lui, il vescovo di Piacenza-Bobbio, mons. Adriano Cevolotto, e il vicario episcopale per il coordinamento degli Uffici e Servizi pastorali, don Paolo Cignatta.

Usare i carismi per la comunità

“La missione a cui tutti noi siamo chiamati, in quanto battezzati, è unica – dice Pozzobon – molteplici sono le vie in cui si realizza. Dobbiamo interrogarci su come far fruttare i doni che abbiamo ricevuto: la sinodalità si può prendere sul serio solo tenendo in considerazione tutte le dimensioni di processo, quindi le relazioni”. Punto cardine dell’intervento del pedagogista è stato mettere in chiaro che un carisma, ovvero un dono dello Spirito, “non è fatto per sé stessi ma per la comunità, per la missione”. Siamo chiamati a una “conversione delle relazioni”. “Se ci ascoltiamo veramente in profondità – spiega Pozzobon – siamo nelle condizioni di metterci in ascolto dello Spirito che soffia tra di noi”.

Pubblico

La corresponsabilità

Lo sforzo a cui invita Pozzobon, sulla base delle risultanze del cammino sinodale, va verso una profonda revisione dei ministeri e del loro riconoscimento. “Siamo chiamati a riconoscere i carismi e a valorizzarli – osserva – usando il principio della corresponsabilità e uscendo dalla logica della supplenza, della delega e della collaborazione”. La “supplenza”, spiega il pedagogista, significa “interpretare la missione come «supplenti» laici del parroco: è una prospettiva superata, sappiamo che i ministeri battesimali non derivano da quello presbiterale”. La “delega”, invece, è quella secondo cui la gerarchia affida dei compiti ai laici: “neanche questo ci aiuta a uscire e a dirigerci verso i ministeri battesimali”, dice Pozzobon. L’ultimo approccio da evitare è quello della “collaborazione”, che “prevede una persona responsabile e altre che lo aiutano, secondo una dimensione troppo clericocentrica”. Il principio da perseguire è invece quello della corresponsabilità, “che comporta un’effettiva condivisione di responsabilità, seppur con ruoli diversi, che permette di fare un discernimento insieme”.

Una “Chiesa sinodale missionaria”

La corresponsabilità è uno dei tre punti (gli altri sono ascolto e riconoscimento reciproco) su cui fondare le relazioni in un’ottica sinodale, secondo il Documento delle Chiese in Italia che sarà approvato nelle prossime settimane. “L’assunzione di responsabilità è tanto significativa quanto le situazioni di ascolto e fiducia che si verificano all’interno del gruppo”, rileva Pozzobon. L’obiettivo è dare vita a una Chiesa in cui laici e consacrati lavorino in sinergia. “I carismi non vanno individuati in base alle necessità della parrocchia – avverte il pedagogista – piuttosto, ha più senso chiedersi quali carismi possono nutrire una Chiesa sinodale missionaria e quali ministeri la possono rendere sempre più comunionale, missionaria e partecipativa. Così i laici non prendono decisioni senza il parroco e viceversa”. I ministeri possono essere anche solo “di fatto”. “Non possiamo ministerializzare tutto – osserva Pozzobon – si rischierebbe di ingessare la Chiesa. Tuttavia, non si può negare che un incarico ufficiale, un ministero riconosciuto, permette a chi lo esercita di agire con responsabilità e chiarezza e agli altri a riconoscerne il ruolo. I ministeri, poi, non devono essere individuali ma agiti in équipe pastorali, favorendo una relazione e non una contrapposizione tra laici”.

Francesco Petronzio

Nelle foto: dall'alto, don Paolo Cignatta, Andrea Pozzobon e il vescovo mons. Adriano Cevolotto e il pubblico nella Sala degli Arazzi.

Pubblicato l'11 ottobre 2025

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