«Non vi abbandoniamo. La Terra Santa nel cuore»
Avere nel cuore la Terra Santa significa parlarne con analisi attente e vissute in prima persona. È stato questo l’intento dell’incontro del 17 settembre, svoltosi nella chiesa del Preziosissimo Sangue, in via Zanella, a Piacenza, che ha visto la partecipazione di don Umberto Ciullo, Laura Longoni ed Ezio Bertolotti. Una serata intensa, animata dal desiderio di mantenere vivo il legame con i fratelli e le sorelle che in Terra Santa, e in particolare a Gaza, vivono oggi condizioni di dolore e precarietà estrema.
L’esperienza e il dolore di don Umberto
Ad aprire l’incontro è stato don Umberto Ciullo, parroco di Roveleto di Cadeo, che ha ricordato i suoi 43 viaggi in Terra Santa, inclusi periodi di studio presso l’Istituto Biblico. Un legame personale profondo, che ha reso la sua testimonianza particolarmente toccante.
Tuttavia, don Umberto non ha nascosto la difficoltà di parlare oggi di quella terra “senza considerare Gaza”. Dopo l’inasprimento della violenza successivo al 7 ottobre, ha ammesso: “Non è più possibile parlare della Terra Santa come si faceva un tempo. È una realtà ferita, sconvolta, segnata da attacchi estremamente diffusi e violenti”.
Nelle sue parole, è emersa tutta la sofferenza accumulata negli anni attraverso le amicizie strette con persone ebree e palestinesi, molte delle quali hanno perso figli e familiari nei conflitti. La Terra Santa, ha detto, è oggi “totalmente stravolta”, ma resta un luogo in cui il Vangelo continua a parlare, anche attraverso le ferite.
Nella foto, Laura Longoni ed Ezio Bertolotti con don Umberto Ciullo.
La testimonianza di Laura ed Ezio
Per offrire uno sguardo più attuale, don Umberto ha invitato Laura Longoni ed Ezio Bertolotti, una coppia di Gorgonzola che ha partecipato ad un pellegrinaggio dal 3 al 14 agosto scorso insieme al loro parroco, don Paolo Zago.
Il loro racconto ha descritto una Terra Santa svuotata dai pellegrini: città come Gerusalemme e Betlemme, un tempo affollate, oggi appaiono deserte, con conseguenze devastanti per l’economia e la vita sociale. A Betlemme, l’80% delle strutture ricettive e dei negozi è chiuso. Qui, Laura ed Ezio hanno fatto volontariato presso le suore dell’Hortus Conclusus, che portano avanti con fatica attività educative e sociali per i giovani. La coppia ha sottolineato l’isolamento crescente: ogni spostamento dipende dai permessi israeliani, con controlli rigidi attraverso i check-point. Nonostante le difficoltà, le famiglie palestinesi resistono grazie alla solidarietà reciproca, pur vivendo contraddizioni forti, come quella dei lavoratori arabi impiegati nella costruzione di insediamenti israeliani.
Due popoli, una terra contesa, una speranza fragile
Durante il viaggio, Laura ed Ezio hanno incontrato sia coloni israeliani sia musulmani, riscontrando come entrambe le comunità rivendichino la terra come dono divino. In mezzo, i cristiani appaiono come una presenza sparuta, fragile ma preziosa, spesso costretti all’emigrazione, ma portatori di speranza e dialogo. L’appello dei cristiani di Palestina è stato chiaro: “Dite alle persone di venire”. Il pellegrinaggio in Terra Santa, oltre ad essere un’esperienza di fede, è oggi più che mai un ponte vitale per sostenere concretamente le comunità locali ed evitare che scivolino nell’isolamento.
Un messaggio che attraversa i confini
La serata si è chiusa con un invito alla comunità di Piacenza a non dimenticare chi oggi soffre in Terra Santa. “La fede e la solidarietà – hanno ricordato Ezio e Laura – sono l’unica via possibile per mantenere viva la speranza”. Con questo spirito, la parrocchia del Preziosissimo Sangue ha voluto ribadire un impegno: non abbandonare, ma continuare a mantenere la Terra Santa nel cuore, come luogo che interpella le coscienze e chiama ad una solidarietà che non conosce confini.
Riccardo Tonna
Pubblicato il 19 settembre 2025
Nelle foto, l'incontro nella chiesa del Preziosissimo Sangue.
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