La Pasqua la vediamo all’opera nelle vite trasformate di tante persone
Come parlare oggi di Risurrezione? È la domanda che si è posto nella sua omelia il giorno di Pasqua alla messa in Cattedrale a Piacenza il vescovo mons. Adriano Cevolotto. “È impossibile - ha precisato - dire quando e come essa sia avvenuta e come continui ad accadere nella storia. La potenza della risurrezione la si coglie in tanti segni che non ci si sa spiegare: tante esistenze trasformate, magari anche la nostra”.
“Augurarci Buona Pasqua - ha aggiunto - significa consegnarci la capacità di scorgere i luoghi dove essa si compie: la Pasqua è già avvenuta e nella storia personale e universale essa diventa efficace. A noi è richiesto di riuscire a scorgerla lasciandoci coinvolgere nell’amore. Perché nell’amore il mattino di Pasqua si illumina e apre alla speranza”.
Nella notte in Cattedrale si era svolta la veglia pasquale con il battesimo di nove persone adulte. Al mattino di Pasqua mons. Cevolotto ha presieduto la messa alla casa circondariale delle Novate e nel pomeriggio nella Concattedrale di Bobbio.
Ecco il testo dell’omelia della messa del mattino di Pasqua in Cattedrale:
È difficile parlare della Risurrezione, è impossibile dire quando e come essa sia avvenuta e come continui ad accadere nella storia. Se ne parla più per gli effetti, potremmo dire in modo indiretto: un sepolcro vuoto con i teli e il sudario in ordine in un angolo. Una comunità che narra al suo interno e testimonia a tutti che il Crocifisso è stato incontrato vivo; una comunità non più impaurita, ma rinfrancata al punto da riuscire ad affrontare il mondo intero. La potenza della risurrezione la si coglie in tanti segni che non ci si sa spiegare: tante esistenze trasformate, magari anche la nostra. Tiepidezza e mediocre ricerca dell’interesse personale trasformate in tanto amore. L’amore che ha lo stesso sapore e misura di quello di Gesù. Risurrezione è perdono, riconciliazione tra nemici e vittoria sull’odio, ben oltre ogni diplomazia e trattativa.
Una prospettiva di amore
Forse può sorprendere a questo punto che mi soffermi sul cammino diocesano proposto in questa quaresima, guidati dalle parole del padre misericordioso al figlio maggiore che non vuol giustificare il comportamento del padre verso il fratello minore: “Tutto quello che è mio, è tuo”. Questo figlio, che è dentro al criterio del rispetto delle regole, dell’osservanza dei precetti, non coglie affatto la risurrezione del fratello, che “era morto ed è tornato in vita”. Solo il padre, nella sua prospettiva di amore, coglie l’accadere di qualcosa di nuovo, rispetto alla dissipazione messa in atto dal figlio minore non solo del patrimonio paterno, ma insieme della sua vita di figlio e di fratello. Il padre gli e ci dice: solo il mio sguardo permette di entrare nella gioia della risurrezione che continua a compiersi. È proprio questa la prospettiva necessaria per introdurci nella resurrezione.
Una donna al sepolcro
Infatti la mattina di Pasqua è inaugurata da un gesto di amore che si muove fuori di ogni calcolo: quello di una donna, Maria di Magdala, che è stata raggiunta dallo sguardo di misericordia di Gesù che la libera dai dèmoni che la tengono schiava. L’ha già resa partecipe della risurrezione! La notte (quella interiore oltre che quella solare) non è ancora finita, m l’amore per Gesù la mette in strada quando è ancora buio, da sola. Va al sepolcro senza calcolare che c’è una pietra che la divide dal corpo di Gesù. Sarà lo stesso amore, quel legame profondo di riconoscenza, che la fa rimanere lì, presso la tomba. Da sola. Senza rassegnarsi che tutto sia finito. La Pasqua è dentro a questo amore, speculare a quello di Gesù. Invincibile. Mai sconfitto.
Gesù si manifesta a chi lo cerca
La Pasqua inizia subito a rovesciare i criteri umani e culturali: la testimonianza di ciò che è accaduto è affidata a donne, che al tempo non avevano credibilità (ci confermano le parole dei due di Emmaus che riportano quello che avevano detto le donne, ma mostrando che non è stato dato loro credito). In realtà Gesù sembra fare una scelta obbligata: di manifestarsi a chi cerca veramente, perché condotto dall’amore. A chi è disponibile a farsi trovare all’appuntamento. Grazie all’amore.
Vi leggiamo un invito a dare grande considerazione alla propensione della donna, in genere, verso il mistero delle cose, delle persone, riuscendo ad andare in profondità, a cogliere ciò si coglie con gli occhi del cuore, nel legame proprio degli affetti, che ha una sua intelligenza spirituale.
Donne e uomini testimoni
Nella prima comunità, proprio a Pasqua cogliamo il gioco tra l’esperienza delle donne e il ruolo degli apostoli: due approcci entrambi necessari ma diversi, la cui relazione è fruttuosa e insieme laboriosa. La fede è messa alla prova perché chiede di fidarsi di una Parola, di una promessa, la cui credibilità è legata alla affidabilità di chi la pronuncia. Proprio qui sta la differenza tra l’approccio femminile e quello maschile. La donna è capace di mettersi in sintonia maggiore con Il Signore, per ciò che vive a livello di emozioni, di affetti. Per la maggior disponibilità a dare credito. Scorgiamo allora, proprio nel mattino di Pasqua, la via indicata per riconoscere la presenza del Risorto e i segni della risurrezione: è l’apertura degli affetti che riesce a penetrare la realtà per ciò che rivela in maniera velata.
Come augurarci Buona Pasqua?
La risurrezione ha a che fare con Gesù perché ha a che fare con noi, con i legami che Egli riesce a mantenere. Augurarci Buona Pasqua significa consegnarci la capacità di scorgere i luoghi dove essa si compie: la Pasqua è già avvenuta e nella storia personale e universale essa diventa efficace. A noi è richiesto di riuscire a scorgerla lasciandoci coinvolgere nell’amore. Perché nell’amore il mattino di Pasqua si illumina e apre alla speranza. Buona Pasqua!
Mons. Adriano Cevolotto,
vescovo di Piacenza-Bobbio
Pubblicato il 22 aprile 2025
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