Nulla è «incurabile»
Lunedì 16 gennaio a S. Antonio il prof. Porcarelli
“La persona che si trova alla fine della vita non ha bisogno di essere lasciata sola davanti a un modulo da firmare. Ha bisogno di essere accompagnata e la cura è possibile sempre, anche quando la guarigione non lo è più”. Il prof. Andrea Porcarelli - docente di Pedagogia all’Università di Padova e di Etica allo Studio Domenicano di Bologna - mette l’accento sul significato che le parole hanno nel costruire una mentalità.
Sul fine vita la cultura odierna corre un rischio serio: instillare l’idea che, se una malattia è a un punto di non ritorno, “curare” vuol dire “sopprimere”.
Invece la cura ha una dimensione molto più ricca e complessa. Parla di vita, non di morte. Anche nella fragilità estrema.
“La cura è possibile sempre, anche quando non ci sono prospettive di guarigione – evidenzia Porcarelli –. La parola incurabile mi spaventa”.
“Prendersi cura. Un contributo al dibattito pubblico sul fine vita” è il tema affidato al prof. Porcarelli nella serata che l’Azione Cattolica diocesana, in sinergia con l’Ac della parrocchia di Sant’Antonio - e nel contesto del programma della festa patronale - propone lunedì 16 gennaio alle ore 21 nel salone “Bongiorni” dell’oratorio in via Emilia Pavese a Piacenza. Introduce Piergiorgio Visentin, presidente dell’Ac parrocchiale; modera la presidente diocesana di Ac Elena Camminati.
Nell’occasione, avverrà la consegna del riconoscimento alla memoria di Stefania Rossi.
Leggi l’intervista al prof. Porcarelli a pagina 11 dell’edizione di giovedì 12 gennaio 2017