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Cammino sinodale. Medici e infermieri: c'è bisogno di collegamento

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Lo spazio elegante e solenne del palazzo vescovile di Piacenza si è animato di vita e di discussione, il 15 aprile, nella seconda puntata del “Cantiere della strada e del villaggio” dedicata alla Sanità. Dopo i professionisti e i volontari dei Servizi per anziani e disabili, è stata la volta dell’ascolto di medici ed infermieri.

Le domande

Due le domande a partire dalle quali si è sviluppato l’ascolto nei singoli tavoli.
- Chiesa e mondo della sanità hanno vissuto in passato un intreccio fecondo e reciprocamente arricchente. Oggigiorno, quali problemi, quali sfide e quali priorità vive il mondo della cura nel nostro territorio?

- Guardando a queste sfide, quali domande vorresti rivolgere alla Chiesa nel tuo ruolo di medico, infermiere, professionista della salute, volontario sanitario? Come rendere più umano il percorso di chi ha bisogno di cure e quali spazi di collaborazione si possono creare tra servizi, operatori della sanità e Chiesa?
Il dibattito è stato intenso e appassionato, il vescovo mons. Adriano Cevolotto e Itala Orlando, Responsabile dell’Ufficio pastorale della Salute, hanno partecipato ai tavoli ed hanno riconosciuto l'importanza del lavoro dei medici, degli infermieri, dei volontari e degli operatori sanitari.

Alleanza tra Chiesa e mondo sanitario

“Tutti i gruppi di discussione hanno evocato il termine alleanza, come lavoro insieme, e hanno espresso la richiesta di aiuto e collaborazione con la chiesa, intesa come realtà parrocchiale del territorio”: ha affermato Itala Orlando nel suo intervento di sintesi. “Il verbo accompagnare - ha aggiunto - significa stare vicino alle persone nella complessità del mondo sanitario”. È emerso anche il desiderio di spiritualità, una parola impegnativa, ma intesa come la possibilità di farsi domande, di avere la capacita di intercettare, di trovare strade su questioni etiche che interpellano, su cui non sempre si hanno risposte precise. Si è posto poi in evidenza l’importanza di mettere al centro la persona, anche in riferimento all’età, con una popolazione sempre più anziana.
Un altro aspetto, fonte di riflessioni, è stato quello di avere una formazione in senso olistico, perché la medicina riguarda l’intera persona. Non c’è solo la patologia, le questioni terapeutiche, ma una dimensione umana che va sempre considerata. Il personale sanitario deve fare il grande servizio di prendersi cura dell’altro. “Quando ci alziamo dobbiamo essere contenti del lavoro bello che affrontiamo ogni giorno - ha sottolineato un medico -, per cui dobbiamo superare lo stress e le difficolta quotidiane”.

Creare ponti

La richiesta alla Chiesa si è espressa con le parole: comunanza di intesa, vicinanza, aiuto reciproco, vigilanza della presa in carico di persone che spesso si sentono abbandonate. “È importante che ci siano ponti - ha messo in evidenza la Orlando - fra le persone e le strutture, fra l’ospedale e il territorio, fra volontari e operatori… C’è bisogno quindi di relazione e di collegamento. La parrocchia ha una potenzialità perché conosce le persone e può diventare un presidio di prossimità per mettere in evidenza situazioni di persone che possono essere scartate dalle cure. Quindi - per la responsabile dell’Ufficio diocesano - è fondamentale costruire alleanze e per questo dobbiamo ritrovarci ancora”. Anche mons. Cevolotto ha espresso l’augurio di potersi incontrare nuovamente e mettere a fuoco alcune questioni. È un ruolo significativo da svolgere come comunità cristiana, verso il quale ha promesso di non sottrarsi.
L'incontro, intenso e proficuo, ha permesso di condividere esperienze, punti di vista e valori, ha rafforzato la fiducia nella capacità umana di superare le differenze e di collaborare per il bene di ogni persona.

Riccardo Tonna

 Nella foto, il gruppo di medici e infermieri al Cantiere della strada e del villaggio dedicato alla Sanità.

Pubblicato il 17 aprile 2023

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